la Repubblica, 22 dicembre 2018
Anno nero a Piazza Affari, i Paperoni perdono tutti
Natale amarissimo per i Paperoni di Piazza Affari. L’indice della Borsa di Milano ha perso il 13,2% da inizio anno e tutti – o quasi – i big del listino si sono trovati sotto l’albero un bilancio in rosso. I Benetton che l’anno scorso guidavano con Gavio la classifica dei rialzi – travolti dalla tragedia del Ponte Morandi – hanno bruciato (virtualmente) due miliardi dei loro risparmi azionari. Silvio Berlusconi ha visto andare in fumo quasi un quinto del suo tesoretto, come la famiglia Rocca. Perdono i privati, va male lo Stato, con Cdp e Tesoro più povere di quasi tre miliardi. Dati alla mano, a festeggiare c’è solo chi ha fatto una scelta d’investimento precisa: darsi all’alcol, visto che la famiglia Garavoglia – soci di maggioranza della Campari – sono gli unici a brindare davvero in queste feste, con il titolo in rialzo del 15% da gennaio e un guadagno teorico di 600 milioni sul conto in banca.
La hit parade dei super-ricchi del listino meneghino ha registrato nel 2018 una serie di scossoni in classifica ma rimane dominata, un paradosso per il tempio del libero mercato, da un asso pigliatutto: il denaro pubblico. Il Mef e la Cassa depositi e prestiti hanno in portafoglio partecipazioni azionarie che valgono oltre 45 miliardi, quasi l’8% della capitalizzazione complessiva di Piazza Affari. Cdp, che archivia il 2018 con un passivo attorno al 4%, si mangia le dita per un finale d’anno da dimenticare: fino a inizio ottobre il suo bilancio azionario era ampiamente in attivo. Poi il crollo del petrolio ha sgonfiato i titoli Eni e Saipem rovinando il cenone natalizio al gruppo. Il Tesoro ha vissuto invece l’esperienza opposta, salvando i suoi conti ( pur chiusi con un -11%) in zona Cesarini grazie alla rimonta finale dell’Enel.
Il terzo gradino del podio dei Paperoni è occupato dal primo imprenditore privato – Leonardo Del Vecchio – con un patrimonio superiore ai 10 miliardi, sceso di poco rispetto allo scorso anno. Seguono a ruota, accorciando le distanze, due “portafogli in fuga” come Stefano Pessina e Ornella Barra che grazie alla loro quota nel colosso farmaceutico Walgreen Boots Alliance si sono avvicinati alla soglia psicologica del decimo miliardo. Continua invece il periodo nero dei Rocca, azionisti di riferimento di Tenaris. Dieci anni fa erano i re di Piazza Affari con un tesoretto di 14 miliardi. Ora il loro patrimonio si è ridotto – si fa per dire – a 6,8 miliardi con un altro – 20% quest’anno. Gli Agnelli e Miuccia Prada si consolano di un anno negativo guadagnando qualche posizione in graduatoria grazie alla débacle dei signori delle autostrade, che pagano un pedaggio salatissimo al crollo del ponte a Genova e alle polemiche sulle concessioni dorate. Il portafoglio azionario dei Benetton è dimagrito del 38%. Quello dei Gavio del 19%. Alle spalle della famiglia di Ponzano veneto è in netta crescita la stella dei Garavoglia, che nel 2018, a suon di spritz, hanno messo assieme un guadagno del 15%.
Il Natale di Arcore e di casa Berlusconi sarà invece agrodolce. Agro perché il tesoretto del Biscione ha bruciato quasi il 20% del suo valore, complici le flessioni di Mediaset e Mediolanum. Dolce invece perché (salvo sorprese) le tv di Cologno potrebbero tornare quest’anno a distribuire un dividendo ai propri soci dopo un lungo periodo di vacche magre, grazie alla plusvalenza per la cessione di Ei Towers. Tempi duri anche per i Boroli- Drago (la dinastia dei De Agostini) che hanno perso un terzo del loro patrimonio a causa dell’anno nero della Igt, l’ex- Lottomatica, e di Atresmedia, le tv spagnole.