Corriere della Sera, 22 dicembre 2018
Sondaggi, dagli italiani via libera alla manovra
Mentre scriviamo prosegue il dibattito parlamentare sulla manovra. La definizione dei contenuti è stata semplice, inizialmente. Al centro le principali promesse fatte in campagna elettorale dai due componenti la compagine governativa, innanzitutto riforma della Fornero per la Lega, reddito di cittadinanza per il M5S. La successiva trattativa con l’Ue è stata invece defatigante. L’atteggiamento verso l’Unione si è modificato nel corso del tempo. Da uno scontro al calor bianco, su posizioni inconciliabili, si è passati a una trattativa sui singoli provvedimenti, sino a un via libera di massima dell’Europa, pur sottoposto a diversi controlli in corso d’opera e con la spada di Damocle di pesanti clausole di salvaguardia, le più alte dal 2011. L’ammontare totale di queste clausole è di ben 23,1 miliardi con l’ipotesi, se non si rispettano i patti, di un aumento dell’Iva sino al 26,5% nel 2021. Infine, anche le due misure principali, pensioni e reddito di cittadinanza, escono ridimensionate, con riduzione della platea dei beneficiari, spostamento della partenza, introduzione di penalizzazioni. Abbiamo quindi chiesto agli italiani un parere sulla manovra in generale e un’opinione sulle concessioni fatte all’Europa: è stato giusto, si doveva invece tenere il punto, o sarebbe stato meglio cassare proposte troppo costose?
Cominciamo dal giudizio generale. Che si mantiene positivo. Oggi il 48% dei nostri intervistati approva le scelte del Def, due punti in più rispetto a sette giorni fa, ma undici punti sotto il dato di ottobre. In sostanza, la manovra aveva suscitato attese importanti, poi rientrate, ma senza che questo si trasformasse in una bocciatura. I critici infatti, non cambiano molto nel corso del tempo: erano il 33% due mesi fa, sono il 37% oggi. Gli elettori delle due forze che compongono la maggioranza sono piuttosto compatti: 83% degli elettori pentastellati promuove la manovra, mentre tra i leghisti il consenso scende un po’ ma rimane a livelli comunque elevatissimi, con il 73% che approva. Anche gli elettori delle altre forze di centrodestra, Forza Italia e Fratelli d’Italia, fanno emergere una prevalenza di giudizi positivi (49%) pur se con ampie critiche (40% non apprezza). La bocciatura viene solo dagli elettori del centrosinistra (80% contrari).
Nel merito dei singoli provvedimenti, abbiamo testato la scelta di accettare la riduzione del deficit e di introdurre modifiche per i due provvedimenti cardine, quota 100 e reddito di cittadinanza. La decisione di ridurre il deficit è condivisa dal 34% degli intervistati. Una piccola quota (15%) pensa invece che si sarebbe dovuto tenere il punto, nonostante i rischi che ci avrebbe fatto correre una bocciatura. Le divisioni tra gli elettorati sono quelle immaginabili. La maggioranza relativa tra i pentastellati, assoluta tra i leghisti, ratifica le scelte; ma rimane una quota non irrilevante (27% tra i grillini, 23% nella Lega) che avrebbe preferito proseguire lo scontro. Insomma, qualche mal di pancia è rimasto. Gli aggiustamenti della riforma delle pensioni vedono posizioni sostanzialmente simili: 33% avalla i «cedimenti», 19% avrebbe voluto la linea dura, altrettanti invece avrebbero ben visto la cancellazione della proposta. Molti (29%) non si esprimono.
È il reddito di cittadinanza che, come in altre occasioni, divide gli animi. La maggioranza relativa (42%) avrebbe gradito la cancellazione della misura, mentre il 25% approva il compromesso raggiunto e l’11% avrebbe preferito arrivare allo scontro. Le divisioni nella maggioranza sono evidenti: il 63% degli elettori del M5S approva l’accordo, mentre 14% avrebbe preferito la linea dura, altrettanti la rinuncia. Tra i leghisti si avvicina invece al 40% la quota di chi avrebbe rinunciato a questa misura, bocciata invece senza appello negli altri schieramenti.
Nonostante l’apprezzamento, i dubbi sugli effetti della manovra sono diffusi: il 46% non crede che favorirà la ripresa, e questo dubbio riguarda anche il 27% degli elettori leghisti. C’è poi un 42% che pensa che difficilmente si garantirà la tenuta dei conti.
Insomma, la manovra viene promossa da quasi la metà degli italiani, anche se la percezione prevalente è quella di un compromesso fragile, certo non negativo, ma che lascia ampi margini di dubbio.