Giancarlo Perna per “la Verità”, 21 dicembre 2018
“OLIVIERO TOSCANI NON HA NIENTE DI GRADEVOLE” - RITRATTONE AL VETRIOLO DEL FOTOGRAFO CARO AI BENETTON BY GIANCARLO PERNA: “È PIÙ ESIBIZIONISTA DI UNA BERTUCCIA - LE INVETTIVE SONO DIFFICILI PERCHÉ RICHIEDONO CLASSE. TOSCANI, CHE NE MANCA, UTILIZZA LA SCATOLOGIA, IL BASSO VENTRE, GLI EFFLUVI, GLI OLEZZI - I LEGAMI TRA LE DIVERSE FAMIGLIE TOSCANI SONO ALL'OSSO E LA FIGLIA OLIVIA PARLO’ DEI ‘RICATTI CHE MANIFESTAVA CON VIOLENZA E AGGRESSIVITÀ’” -
Comunque lo si giri, Oliviero Toscani, non ha niente di gradevole. Né come artista, né come uomo. Ma si piace. «Mi considero un terrorista della pubblicità», dice felice il fotografo di molte campagne reclamistiche del laniere Benetton. Infatti, ha spesso calpestato la comune sensibilità. Talvolta il polverone ha contribuito a lanciare il prodotto, talaltra lo ha danneggiato. Ma se l'artista è libero di urtare, pagandone lo scotto con l'insuccesso, c'è un aspetto ingiustificabile di Toscani: l' insulto a freddo, come per un attacco di fegato.
Dà così l' impressione di persona che dovrebbe essere accompagnata da un familiare munito di pillola epatica da mettergli in bocca prima che straparli. Insolentire è un vizio che il Nostro conserva tuttora alla bella età di 76 anni, passati invano. È più esibizionista di una bertuccia. Un mese fa, alla radio, ha detto di Giorgia Meloni, leader di Fdi: «È brutta e volgare, mi dà fastidio la sua estetica».
Uno che tratta così una giovane donna assente, merita di essere sfidato a duello e finire bocconi sul terreno. Dati i tempi però, Meloni ha dovuto difendersi da sé: «Fiera che la mia presenza dia fastidio a una persona così miserabile» e ha aggiunto, «ricordo che quando ero ministro, Toscani venne da me a chiedere dei contributi e non glieli diedi. Probabilmente è una ripicca».
L'ultima frecciata, mentre scrivo, è quella che Toscani, filo immigrazionista e patito del meticciato, ha lanciato all' arcinemico, il vicepremier, Matteo Salvini: «Apre la bocca e gli puzza il fiato». cattivo odore Le invettive sono difficili perché richiedono classe. Toscani, che ne manca, utilizza la scatologia, il basso ventre, gli effluvi, gli olezzi. Ci si sporca solo a parlarne. Il Nostro, che milita tra i radicali - due volte candidato, altrettante trombato alla Camera (1996 e 2006) -, è uno che odia com'è in uso a sinistra.
Parlano di accoglienza e solidarietà, ma se stecchi dal coro ti spaccano le gambe. Appartiene alla schiera degli Andrea Camilleri, il romanziere comunista, che, detestando il Cav, petrarcheggiò: «Il pesce comincia a puzzare dalla testa, oggi la testa del pesce è fetida, ma la metà degli italiani s'inebria al quel fetore» (2008). Anche nel disprezzo del Belpaese, Toscani non è da meno di costui. Sua la frase: «Propongo che l'Italia come Stato indipendente sia abolito e che diventi colonia di un Paese civile». Perché Toscani, come s'è visto, sta dalla parte della civiltà.
VILLANO PROFESSIONISTA Sono note le sue invettive ai veneti, nonostante debba al trevigiano Luciano Benetton fama e ricchezza. Forse, anche qui, fu una ripicca. Aveva appena rotto col benefattore, cui - lo vedremo - l'aveva fatta grossa, quando lanciò, sempre per radio, l'intemerata: «I veneti? Un popolo di alcolizzati atavici Basta sentire l'accento, è da ubriachi, da alcolizzati, da ombretta, da vino».
Dopo un servizio sull'Aquila terremotata se ne uscì: «L'Aquila, che neanche la natura sembra amare, va lasciata crollare. Deve diventare come Pompei». Delle mannequin, su cui campa, ha detto: «Tutte troie». Questo infine il commento a cadavere caldo su Tiziana Cantone, che si suicidò disperata per un suo video hot postato in rete: «Una fessacchiotta. È stata colpa sua». Oliviero è milanese e figlio d'arte.
Il padre, Fedele, fu fotografo del Corriere della Sera dagli anni Trenta ai Sessanta del Novecento. A Fedele si devono gli scatti di piazzale Loreto con Benito Mussolini, Claretta e i gerarchi appesi. Sempre a lui, il poster di Indro Montanelli chino sulla Olivetti 22. Il ragazzo ne seguì le orme e si diplomò fotografo alla Hochschule di Zurigo. Fotografa è stata anche la sorella maggiore, Mariarosa. Oggi, lo è anche Rocco, uno dei suoi sei figli. Oliviero ha un matrimonio in atto e due alle spalle. Con l'attuale consorte, la norvegese ed ex modella, Kirsti Moseng, vive da 41 anni e ne ha avuto tre rampolli. Dalle seconde nozze, con Agneta Holst, oriunda svedese, i primi tre. Ha 14 nipoti.
Vive da mezzo secolo in una fattoria a Casale Marittimo, borgo maremmano di 1.000 anime. Ha polli, mucche, cavalli, vende olio e vino. Per reclamizzare l'olio, voleva utilizzare l' immagine di una Vergine di Raffaello con la scritta «Extravergine», ma i giornali ne rifiutarono la pubblicazione.
Il vino che produce è rosso, ma Kirsti lo rifiuta, preferendo un bianco di altra marca. Questo è motivo di attrito. Per il resto, anche se Oliviero è sempre in giro, o forse per questo, la coppia è in armonia, nonostante lui sia molto ingombrante quando è in casa. La moglie è la persona al mondo che ne parla meglio. «È un uomo onesto e super generoso», dice di lui che ricambia dicendo di lei: «È accidiosa, buona e cretina».
DETESTATO DAI SUOI I legami tra le diverse famiglie Toscani sono all'osso. Quando, l' anno scorso il Nostro riallacciò con Benetton dopo un'interruzione di 17 anni, il Corsera lo intervistò. Parlando di sé, Oliviero azzardò una sola battuta intima, «Credo di essere stato un padre onesto specie con le figlie» e fece un disastro.
PAPÀ VIOLENTO A stretto giro, Olivia, la figlia maggiore, oggi sulla cinquantina, replicò: «Contesto totalmente le parole di mio padre. Non l'ho più visto dall' età di 15 anni. Sono andata via per i continui maltrattamenti e per i ricatti che manifestava con violenza e aggressività, sia contro di me, sia contro mia madre Agneta L'ho sentito bestemmiare contro la nostra vita stessa I miei tre figli lo conoscono appena Un non padre avrebbe potuto recuperare la sua posizione riscattandosi come un buon nonno. Ormai è tardi». Olivia, oggi contessa Rucellai, gallerista in Firenze, ha un pizzico esagerato dicendo di non avere più visto il babbo da quando era adolescente, poiché ci sono foto con lui da adulta. Il rancore, però, è autentico.
La fama di Oliviero come pubblicitario è solida. Ha foto esposte nei musei d'arte contemporanea dell'Aja, Francoforte, Chicago, Johannesburg. Ha lavorato per Vogue, Elle, Harper' s bazar. La collaborazione della vita è stata però quella con Benetton. Fu lo stilista Elio Fiorucci a presentarli nel 1982. L'intesa si basò sulla provocazione. Lo scopo era lanciare le magliette e dare rinomanza al marchio United colors. Il mezzo fu sbalordire in nome degli alti ideali: pacifismo, antirazzismo, mescolanze, mondialismo.
Tutte cose che con i vestiti non c'entravano un baffo, ma dettero al marchio un'aria virtuosa. Nel Sudafrica dell' Apartheid, con un adesivo Benetton sul parabrezza, si poteva lasciare una limousine a Soweto e ritrovarla intatta. Durante gli anni benettoniani, Oliviero le pensò tutte: la suora che bacia il prete, la mamma nera che allatta il bimbo bianco, l'anoressica di 31 chili per combattere l' anoressia, eccetera.
FALLIMENTI INTERNAZIONALI Un giorno toppò. Fece una pubblicità con le foto di 28 condannati nel raggio della morte di un carcere Usa. Gli americani si infuriarono e i magazzini Sears (400 negozi) ruppero il contratto di distribuzione delle magliette Benetton. Luciano fu costretto a chiedere scusa e il legame col compare si spezzò. Era il 2000. Un anno fa, i due vecchietti si sono riconciliati e Oliviero ha ripreso a propinare la vecchia merce: foto di ragazzetti di varie razze e sessi che si abbracciano e sbaciucchiano in t-shirt multicolori. Ma il ghigno di Toscani è smorto, le magliette di Benetton sono stinte, la coppia alla frutta.