Corriere della Sera, 21 dicembre 2018
Insulti e botte, vite da arbitri
Schiaffi, pugni, testate, calci, bandierine e caschi lanciati contro, invasione dello spogliatoio, telefonate alle forze dell’ordine per uscire salvi dal centro sportivo mentre là fuori, oltre la porta, decine di persone inferocite proclamano ogni genere di oscenità e di minaccia per un cartellino rosso non accettato, un rigore non digerito, una sconfitta non tollerata. Non vengono risparmiate nemmeno le poche donne. Invitate, com’è accaduto nel Trevigiano a fine novembre, «a cambiare lavoro», peggio ancora «a darsi ai fornelli». Per non parlare di quel calciatore della Fulgor San Giorgio, in Campania, che il 4 novembre scorso «riconosciuto nonostante avesse indossato la divisa da guardia giurata – c’è scritto nel comunicato ufficiale – rivolgeva frasi minacciose poggiando la mano sulla fondina della pistola».
I campionati di calcio in Italia sono iniziati come si sono conclusi quelli precedenti. Con le violenze nei confronti degli arbitri. Da Nord a Sud. E in quasi ogni categoria. Così le decisioni settimanali dei giudici sportivi sembrano dei bollettini di guerra. È quanto emerge dall’analisi che il Corriere della Sera ha effettuato sfogliando migliaia di pagine di comunicati ufficiali da agosto agli inizi di dicembre.
Nei resoconti il periodo che va dall’11 al 18 novembre appare tra i più drammatici. E lo testimoniano anche tre vicende che hanno spinto l’Associazione degli arbitri ad alzare la voce e rivolgersi al ministero dell’Interno. Proprio l’11 novembre si registrano due episodi. Il primo nel quartiere San Basilio di Roma. Dove il direttore di gara Riccardo Bernardini, 23enne della sezione di Ciampino, fischia tre volte e fa finire la sfida di Promozione Virtus Olympia Roma-Atletico Torrenova. A quel punto due persone scavalcano la recinzione e lo prendono a ceffoni. Il ragazzo cade, sbatte la testa per terra, perde coscienza e sangue, mentre un dirigente gli infila le mani nella bocca per evitare che soffochi con la lingua. Le condizioni sono in via di miglioramento, ma Paolo Samà, presidente della sezione, spiega al Corriere che Riccardo è meglio se non si pronuncia anche perché «bisogna attendere la definizione dei procedimenti».
Le paure
Esistono anche elenchi, non ufficiali, con squadre e giocatori che è meglio evitare o danno problemi
Lo stesso giorno, ma in provincia di Potenza, un calciatore dell’Armento sferra «un pugno e tre calci» a un fischietto 17enne. L’incontro, Armento-Matera Sassi del girone B della seconda categoria lucana, viene sospeso, i padroni di casa vengono sconfitti a tavolino zero a tre, l’arbitro finisce al pronto soccorso e l’autore delle violenze potrà tornare in campo dopo il 30 giugno 2021. La domenica successiva nel salernitano un 32enne dell’Asd Folgore Acquavella si becca cinque anni di «Daspo» dopo la sfida di seconda categoria con gli ospiti dell’Asd Atletik Torchiara. «Il calciatore dell’Acquavella – scrivono i giudici sportivi – si è avvicinato al direttore di gara e lo ha colpito con una testata al volto». L’aggressione è così violenta che il malcapitato «sviene per una decina di minuti».
Gli ultimi dati, relativi all’anno 2017-2018, li fornisce il dossier «Osservatorio violenza» dell’Associazione italiana arbitri. Da luglio 2017 a giugno 2018 le aggressioni nei confronti dei direttori di gara sono state 451. Meno del picco di 681 denunce del 2015-2016, più delle 375 del 2013-2014. Nella maggior parte dei casi gli autori delle violenze sono i calciatori, ma non sono da meno i dirigenti sportivi e quelli che l’Aia qualifica come «estranei».
L’Aia per prassi non fa parlare i suoi arbitri. Ma una decina di giovani fischietti di Lombardia, Toscana, Lazio, Campania e Calabria contattati queste settimane non nascondono la loro frustrazione. Soprattutto per quanto riguarda le partite «alla periferia della periferia». A Milano, per esempio, esiste un elenco non ufficiale delle squadre dove giocatori o dirigenti o tifosi tendono a creare problemi con più facilità. La lista si concentra molto sulla periferia meridionale. «E pure per pochi euro», lamentano. Ecco, i soldi. Leggendo le tabelle in vigore dal 1° luglio 2013 per gli arbitri delle categorie come l’Eccellenza o la Promozione sono previsti 35 euro di rimborso se il campo dista fino a 25 chilometri (andata e ritorno), fino a un massimo di 210 euro se bisogna andare 400 chilometri più in là. Gli stessi direttori di gara puntano il dito anche contro le sanzioni alle società. Ad esempio: 25 euro «per lo spogliatoio dell’arbitro senza serratura» o «per la mancata presenza della forza pubblica», 100 euro per la tentata aggressione di «dirigenti, calciatori e un sostenitore», 80 euro per il tifoso che «lancia una sigaretta ancora accesa».