Ed è proprio George Clooney che siamo andati a trovare la scorsa estate sul set blindato in Sardegna. Divisa in sei episodi, Catch-22 è tratta dal romanzo best seller di Joseph Heller (in Italia Comma 22), un classico della letteratura Usa e simbolo del movimento pacifista, già diventato un film nel 1970 con la regia di Mike Nichols.
Ambientata in Italia durante la II Guerra Mondiale, è la storia di un reparto di aviatori americani, capitanato da John Yossarian (interpretato da Christopher Abbott), furioso per il numero di missioni che i suoi uomini devono compiere per completare il servizio. In ballo c’è la violazione del "comma 22", una regola burocratica militare con cui lo tengono in pugno.
Clooney, Heslov e Ellen Kuras sono i tre registi che si sono alternati nella miniserie (due episodi ciascuno), e Clooney è anche interprete oltre che produttore esecutivo. In divisa militare e con i baffetti richiesti dal personaggio (è il perfido comandante Scheisskopf, letteralmente "testa di..."), come sempre sorridente, ci incontra sotto una tenda: la troupe è ripartita dopo essersi fermata per risistemare le baracche militari danneggiate dagli acquazzoni. È in attesa di essere raggiunto in Sardegna dalla moglie con i due figli gemelli (di cui mostra fiero le foto sul cellulare). Alcuni giorni dopo avrà un brutto incidente in motocicletta: nulla di grave, tanto che le riprese saranno poi regolarmente trasferite a Roma.
Perché "Catch-22"?
«È una versione spettacolare di una storia classica che non vedevamo l’ora di girare. È un buon momento per fare una cosa del genere. Una satira sull’orrore della guerra, e l’assurdità della catena di comando con le relative legiferazioni».
Interpreta un personaggio non positivo: è raro per lei.
«Può anche dire che recito un grande str..., va benissimo! In verità quasi nessuno in questa storia è una bella persona, sono tutti un po’ fuori di testa, come nel Dottor Stranamore. Non c’è personaggio senza difetti, anche se il mio ne ha molti. Solo i giovani sono carini, anche se pure loro sono assai grigi. Io sono cattivissimo con Abbott, che recita Yossarian. E se lo merita! (ride) Perché è giovane, è bello, e sa come prendere un pugno o due... e poi va a letto con la moglie del mio personaggio, per cui è giusto che lo tormenti, no? Ma a parte gli scherzi anche Yossarian è una sorta dicodardo, che cerca tutto il tempo di sfuggire alla guerra. Oggi a noi sembra ovvio, ma non lo era allora. Un disertore era davvero un disertore, un infame».
Il romanzo di Heller è ancora rilevante e attuale per lei?
«Certo. Il libro parlava della Seconda Guerra Mondiale ma è diventato una sorta di pamphlet anti Vietnam negli anni 60 e 70. Smaschera la stupidità della burocrazia militare e di quasi tutti quelli che la prendono alla lettera. I militari oggi amano quel romanzo perché descrive il mondo che hanno dovuto affrontare, con tutti i suoi aspetti ridicoli».
Non è la prima volta che viene in Sardegna, vero?
«No, anzi, sono venuto qui per anni e l’ho girata tutta in motocicletta, la conosco molto bene. Avevamo bisogno di esterni nel sud Italia con una base aerea e per fortuna abbiamo trovato questa. Abbiamo portato qui vecchi aeroplani, alcuni dagli Usa, è uno spasso vederli atterrare su questa pista. Adoro la Sardegna. È magica. E la lingua locale è completamente diversa dall’italiano, quindi non mi sento più forestiero di, che so, un milanese».
Giancarlo Giannini recita un personaggio che alcuni hanno definito una sorta di rappresentazione definitiva del carattere italiano, è giusto?
«Non è esatto, ma immagino che gli italiani lo vedano così, volendo criticare il proprio paese in quel periodo. Gli italiani sono specializzati in autocritica, vero? (ride) Ciò detto, riuscire ad aver Giannini con noi è stata una cosa spettacolare. Nel libro e in questa storia è un personaggio unico, capace di allearsi con chiunque pur di sopravvivere. Quando l’Italia è occupata dai tedeschi lui dice "Heil Hitler", e quando se ne vanno dice "arrivederci tedeschi di merda", e quando arrivano gli americani è tutto un Uncle Sam. Giannini è un attore meraviglioso, averlo con noi è stato non solo divertente ma un vero onore».
Cosa pensa dell’America di oggi?
«Cose come ragazzini strappati dai loro genitori al confine? A questo punto il nostro paese non era ancora arrivato, sono molto preoccupato. Una volta prendevo in giro certi paesi e i loro governi ma ora mi tocca tacere! Però io sono un ottimista e penso sempre che le cose miglioreranno. Spero solo di essere ancora vivo quando succederà».