Libero, 20 dicembre 2018
Nelle città americane si ammazza meno
Per il secondo anno consecutivo negli Stati Uniti si sono registrati meno omicidi dell’anno precedente. Anzi, il 2018, secondo le stime effettuate in base alle tendenze registrate nelle città con una popolazione di oltre 250mila abitanti, rischia di rivelarsi un anno di svolta, con centri e metropoli che hanno registrato un’inversione di tendenza decisa. Basti dire che a Chicago si sono registrati 523 omicidi, che è sempre un numero spaventoso, ma risulta comunque inferiore di 100 casi rispetto ai 623 registrati lo scorso anno. I numeri ufficiali dell’Fbi non si avranno che il settembre del prossimo anno ma secondo il New York Times, che ha azzardato il calcolo, generalmente il trend delle grosse città corrisponde a quello dell’intera nazione. Piuttosto il Nyt non è riuscito a riconoscere che il cambiamento ha iniziato a verificarsi proprio con l’arrivo alla Casa Bianca di Trump e che la svolta si sta verificando proprio primo anno pieno del suo mandato.
IL FALLIMENTO DI OBAMASeguendo la medesima logica il prestigioso giornale newyorkese si è anche dimenticato di sottolineare che i picchi di omicidi degli ultimi 10 anni sono stati toccati proprio sotto il secondo mandato di Barack Obama, nel 2015 e nel 2016. In particolare il tasso di omicidi era salito del 23% dal 2014 a 2016 con città come Chicago e Baltimora che avevano registrato i loro massimi storici. Nel 2017 poi il dato si è stabilizzato, mentre nel 2018 il tasso di omicidi nelle grandi città è calato del 7%, mentre quello nazionale potrebbe verosimilmente essere stimato attorno a un calo del 5 er cento. Questo significa che sotto l’amministrazione Trump il tasso di omicidi è tornato pari a 5 su 100mila abitanti, che è più o meno quanto si era registrato nel 2009, ovvero quando Obama iniziava il suo primo mandato presidenziale. Un numero che tra l’altro è l’esatta metà del tasso registrato nel 1980, quando sotto la presidenza del democratico Carter si registrò il tasso di omicidi più alto nella storia degli Stati Uniti. Un caso? Secondo il New York Times sì, come, sostiene, sia un caso l’aumento degli omicidi nell’ultimo biennio obamiano. Un’analisi non degna del giornale punto di riferimento dal mainstream mondiale. Giudicate voi, viene da dire, e soprattutto giudicate questi dati: oltre al calo registrato a Chicago, città contro la cui criminalità Trump si è speso di persona, va registrato anche quello di Los Angeles, passata da 243 omicidi a 219, di New Orleans passata da 152 a 133, di San Francisco, da 53 a 40, o di Miami, da 82 a 62. Ma sono soprattutto le grandi città della profonda provincia americana, quella accusata di aver votato in blocco il magnate, ad aver registrato i risultati migliori: come Kansas City (-17), Charlotte (-36), Louisville (-25), Baltimora (-35), Fresno (-16), Tulsa (-10) e via di questo passo. Si pongono invece in controtendenza, dal punto di vista criminale, le democratiche Washington DC e Filadelfia, nelle quali gli omicidi sono cresciuti, e anche di molto, passando nel caso della capitale da 106 a 152, mentre nel caso della metropoli della Pennsylvania l’incremento è da 293 a 315. A New York City, invece, dopo alcuni anni di cali, i dati sono rimasti sostanzialmente invariati. In ogni caso va reso merito al “pistolero” Trump, capace di capovolgere il preoccupante trend registrato sotto l’amministrazione del “pacifista” Obama.
LA CRISI DI LONDRAE che contrasta con altri dati che arrivano da altrove, come da Londra, dove l’altro ieri si è registrato il 126° omicidio dell’anno, un triste record rispetto ai già tanti 117 assassini dell’anno scorso (escluse le vittime del terrorismo) e soprattutto rispetto all’intero decennio. Peraltro anche in questo caso va detto che Londra da qualche anno è amministrata da un sindaco dichiaratamente agli antipodi di Trump, suo nemico giurato, buonista di fama e musulmano. Eppure Sadiq Khan ritiene di non essere minimamente responsabile dell’escalation: la colpa semmai, dice, è del governo conservatore e dei suoi tagli che hanno ridotto per la prima volta in dieci anni a meno di 30mila unità le forze di polizia della capitale.