Libero, 20 dicembre 2018
Il problema dei lupi
Non ci si può più nemmeno scherzare, sulla morte del lupo, nell’epoca degli animalisti talebani non è eticamente accettabile: al prossimo «in bocca al lupo» che riceverete, ricordatevi di rispondere «viva il lupo», giammai «crepi!». Non che quelli veri, che non abitano nei modi di dire e nell’immaginario bestialmente corretto, stiano per questo molto meglio di prima: il lupo ha passato secoli a fare una vita di merda, e non è ancora finita. Ieri, infatti, è stato denunciato un giovane di Riotorto, in provincia di Livorno, accusato di uccisione di animale e furto venatorio. Nell’aprile del 2017 venne trovato appeso per le zampe posteriori a un cartello stradale al confine tra Suvereto e Monterotondo (Grosseto), un esemplare maschio di lupo: strangolato con un laccio, scuoiato e messo in croce. Sopra la bestia c’era un cartello con la scritta: «No agli abbattimenti, sì alla prevenzione» e il disegno di una faccina sorridente. Dopo un anno di indagini – l’Aidaa, associazione italiana difesa animali e ambiente, aveva messo una taglia da 30mila euro che sarebbe stata versata a chi avesse aiutato a individuare l’assassino – i carabinieri del nucleo forestale hanno trovato il responsabile grazie alle tracce di Dna e le impronte digitali che aveva lasciato. La Maremma non è nuova a questo genere di esecuzioni: tra il 2013 e il 2014 sono state trovate 13 carcasse di canidi, undici delle quali erano lupi; e nell’ottobre del 2017, vicino a Siena, i lupi trovati impiccati sono stati due, anche questi agganciati alla segnaletica... L’ultimo caso invece risale al mese di novembre: una testa di lupo mozzata e legata ad un cartello stradale è stata rinvenuta da un passante lungo la strada provinciale 1, tra Lanzo e Germagnano, in Piemonte.
RIPOPOLAMENTO
Se negli anni Settanta questo “predatore alfa” era praticamente estinto, oggi, grazie al divieto di abbattimento, il lupo ha ripopolato tutto l’arco appeninico e parzialmente anche quello alpino. A leggere i dati 2012-2018 dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, i lupi occupano poco meno di un quarto del territorio nazionale: ce ne sono oltre 290 esemplari sulle Alpi, circa 1800 sugli Appennini, anche se in Italia non esiste un programma organico di monitoraggio ed è quindi impossibile stabilirne il numero esatto. Anche in Europa sono in aumento: passati dai circa 14mila del 2013 ai 17mila dello scorso anno. L’Ispra, però, spinge per un piano di controllo nazionale: secondo il Wwf ogni anno muoiono in Italia almeno 300 lupi a causa di caccia illegale, trappole, bocconi avvelenati e incidenti stradali, per cui è fondamentale risolvere il problema della coabitazione con l’uomo. Le incursioni in pianura, infatti, vicino ai centri abitati, sono frequenti: secondo i dati dell’Unione zoologica italiana (registrati tra il 2010 e il 2015) ogni anno 2590 capi di bestiame sono vittime delle predazioni, e gli indennizzi ammontano a poco meno di un milione e mezzo di euro. Un risarcimento non sufficiente: gli allevatori lamentano che i soldi ricevuti compensano solo il costo dell’animale perso, ma si dimenticano i danni indiretti, quelli derivati dalla mancata vendita di latte, formaggio, o lana. E nelle misure di prevenzione, come recinzioni elettrificate, cani da guardia, diffusori a ultrasuoni, non si investe abbastanza perché siano efficaci.
SALVATO PER LEGGE
La vita grama del lupo – bistrattato nelle favole, da Fedro a Cappuccetto Rosso, e nella storia, da Carlo Magno, che ne impose la caccia, a Enrico VII, sotto il quale scomparve del tutto dall’Inghilterra – venne salvaguardata per legge per la prima volta dalla Germania nazista, nel 1934. Gli esperimenti sui bambini da un lato, e un dittatore vegetariano, Hitler, dall’altro: tra le tante leggi contro i maltrattamenti sugli animali, ne proibì la vivisezione e stabilì una pena di due anni di carcere per chi avesse abbandonato un animale domestico (Romain Gary, unico scrittore ad aver vinto per due volte il premio Goncourt, scrisse: «Voi tedeschi sì che sapete sognare. Una volta Goethe e Hölderlin, una volta milioni di morti. I vostri sogni devono giocare a testa o croce»). Tra tutti gli animali bistrattati, la versione del lupo più mostruosa è il licantropo. Un uomo condannato a prendere le sembianze di un lupo mannaro nelle notti di luna piena. Non è tanto l’animale a farci paura, quanto la parte umana, che potremmo incontrare la mattina al bar. Non solo: il licantropo è indistruttibile, se non colpendolo al cuore con una pallottola d’argento, e simboleggia il radicamento del male, prodotto disumano dell’animo umano.