il Giornale, 20 dicembre 2018
Fabio Fazio si prepara al trasloco
L’assedio è partito. La madre di tutte le guerre contro gli sprechi, che si impersonificano in Fabio Fazio, il conduttore più pagato della storia della Rai, è stata lanciata dai nuovi generali della tv di Stato. Obiettivo: cacciare il presentatore d’oro. Il primo a dare fuoco ai cannoni è stato Matteo Salvini a ottobre: «Per me non è corretto che ci siano stipendi nel pubblico come quelli». Qualche giorno fa Di Maio gli ha fatto eco chiedendo «un po’ di buonsenso rispetto alle retribuzioni». Come ha ottimamente sintetizzato Crozza: «Il taglio al suo stipendio è l’unico taglio che ha messo d’accordo tutti». Poi sono cominciate a circolare voci su una possibile chiusura di Che tempo fa. E, ieri, i rumors dicevano che già nel prossimo cda Rai convocato per il 24 gennaio si potrebbe discutere di togliere il programma dalla prima serata della domenica di Raiuno e riportarlo su Raitre, addirittura in seconda serata. Ovviamente Viale Mazzini e anche i referenti politici smentiscono l’ipotesi. Anche perché mai si potrebbe confermare una indiscrezione del genere prima di molti passaggi necessari. La sostanza, comunque, è che è reale intenzione dell’ad Fabrizio Salini rispondere ai desiderata della maggioranza penta-leghista che lo ha scelto. Di fatti si fa trapelare che tra l’ad e il presentatore ci sarebbe grande freddo. Fazio per Salvini, Di Maio e anche per il deputato Pd Anzaldi è il simbolo dello sperpero dei soldi pubblici dei contribuenti. E, dunque, in campagna elettorale continuerà a essere il bersaglio preferito per alimentare l’ira della gente comune che fatica ad arrivare alla fine del mese.
D’altra parte è vero che Fazio guadagna molti soldi: 2.200.000 euro all’anno di cachet personale che diventeranno 8,9 alla fine del quadriennio secondo il contratto siglato nell’estate 2017. In più Fazio guadagna anche come produttore. La società Officina (di cui è proprietario al 50 per cento) realizza Che tempo che fa al costo complessivo di 18 milioni l’anno. È altrettanto vero che il presentatore avrebbe potuto lasciare l’azienda di Stato e andare, con un contratto già in mano, a guadagnare molti più soldi sulle reti Discovery. Ma lui ha scelto (e l’ex dg Maio Orfeo lo ha fortemente voluto) di rimanere per portare il suo show alla grande visibilità del primo canale. Altrettanto vero è che il programma non fa sfracelli di ascolto, ma i risultati non sono così lontani da quel 16/18 per cento che si ipotizzava con l’operazione di trasloco. In ogni caso, spostare o chiudere la trasmissione prima di maggio comporterebbe una serie di conseguenze complicate, essendoci un contratto in corso (rinnovato tra l’altro dall’attuale ad). In vista di settembre, invece, il medesimo Salini potrebbe chiudere lo show in quanto l’accordo con la casa di produzione Officina è annuale. Resterebbe, nel caso, in vigore quello personale con Fazio, quadriennale, cui si dovrebbero affidare quindi altri programmi equivalenti, altrimenti verrebbe pagato per non fare nulla. Ma, tanto, l’intenzione (o la speranza) dei vertici penta-stellati è che il presentatore decida di togliersi dai piedi volontariamente, «invogliato» dagli anatemi contro gli sprechi. Si vedrà. In tutto questo resta un dubbio: perché i «campioni» grillini come Di Maio e Di Battista contestano Fazio ma poi scelgono la sua trasmissione per parlare agli italiani delle questioni più scottanti come successe nella famosa serata del mancato accordo sul governo Conte quando Di Maio telefonò in studio interrompendo le interviste e chiese l’impeachment per Mattarella? E perché Rocco Casalino, portavoce del premier, va nello studio di Fazio (e non di altri) per chiedere scusa per la figuraccia fatta con i disabili?