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 2018  dicembre 20 Giovedì calendario

Il dinosauro della Lombardia

L o hanno battezzato il cacciatore di Saltrio (Saltriovenator zanellai). Era lungo quasi 8 metri e quando morì aveva circa 24 anni. Era un giovane dinosauro quello che visse quasi 200 milioni di anni fa tra le nostre Alpi e la pianura padana. Ma il Saltriosauro, i cui resti sono stati trovati casualmente da appassionati geologi in una cava di Saltrio (Varese) e studiati da un gruppo di Paleontologi italiani guidati da Cristiano Dal Sasso, è soprattutto il dinosauro dei record: il primo appartenente al Giurassico inferiore e il più grande e antico dinosauro carnivoro scoperto ad oggi. Che anticipa, dunque, di 25 milioni di anni la comparsa dei grandi carnivori e fa comprendere che la coevoluzione tra grandi prede e grandi predatori era iniziata ben prima di quanto si pensasse.
Lo studio scientifico dei suoi resti è stato pubblicato ieri dalla prestigiosa rivista PeerJ. «Saltriovenator ha 198 milioni di anni e di questo periodo nel mondo – precisa Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano – non ci sono dinosauri predatori così grandi. Sono infatti, in media, piuttosto piccoli».
Il ritrovamento delle ossa fossili risale al 1996 e fu casuale, come molti altri in Italia, fatto cioè da un privato cittadino. Questo è, infatti, in ordine cronologico, il secondo dinosauro scoperto in Italia dopo l’ormai arcinoto Ciro, il baby dinosauro trovato a Pietraroia, in provincia di Benevento. Ventidue anni fa, dunque, a trovare le ossa fu Angelo Zanella, un appassionato del «Gruppo Brianteo Ricerche Geologiche» di Giussano. «All’epoca Zanella si trovava nella cava Salnova di Saltrio – continua il paleontologo – dove vengono fatti lavori industriali, quindi c’è una grossa movimentazione di materiali, da parte di grandi scavatori. E dove usavano e usano tutt’oggi la dinamite, perché la roccia è molto dura. Ha avuto la fortuna di imbattersi in una montagna di blocchi già staccati dallo strato originale, da cui sembravano affiorare delle ossa. Chiamò il collega Paleontologo Giorgio Teruzzi che fece un sopralluogo nella cava confermando che si trattava di ossa fossili».
Ci sono però voluti molti anni per estrarre le ossa dalla roccia, dura e compatta, che le inglobava, con un procedimento di acidatura del sedimento. «Abbiamo sciolto la roccia e quelle che affioravano erano inequivocabilmente ossa di dinosauro». Ma la portata del ritrovamento non fu evidente fino all’inizi degli anni 2000, quando si cominciò a mettere insieme i frammenti. E a comporre il puzzle.
I paleontologi
Il lavoro di recupero
è durato anni: le rocce sono state sciolte per far affiorare le ossa
Ad essersi perfettamente conservate sono «poche ossa ma buone – dice ancora Dal Sasso – e cioè l’arto anteriore destro, la scapola e altre due ossa del cinto pettorale, infine la caviglia destra che è molto importante, perché dalla sezione della caviglia siamo riusciti a stimare peso e dimensioni dell’animale». E dal raffronto con dinosauri affini, si è infine capito che si trattava di un predatore di quasi 8 metri di lunghezza.
Non si sa se fosse un esemplare maschio o femmina e neppure cosa ne causò la morte. «Abbiamo fatto delle sezioni sottili delle ossa e contato gli anelli di accrescimento come si fa con gli alberi, e quindi dedotto che era un subadulto. Stava crescendo. Dalla struttura della sua mano che ha 4 dita, di cui il quarto vestigiale (stava cioè cominciando a scomparire ndr), deduciamo che le ali degli uccelli, che sono i discendenti viventi dei dinosauri carnivori, sono sostenute dalle dita 1, 2 e 3, che sono già le dita prevalenti in questo dinosauro». Ma le ossa dicono di più. Raccontano che la Lombardia nord occidentale all’inizio del Giurassico era un territorio emerso abbastanza esteso da consentire che questo animale fosse all’apice della catena alimentare. «Saltriovenator era al top tra i predatori, sotto di lui ci dovevano essere dinosauri erbivori di cui si cibava – spiega il ricercatore – e c’erano foreste. Lo sappiamo, perché in zona sono stati trovati resti di conifere anche molto grandi, le Araucarie».
Gli studi geologici e paleontologici messi insieme raccontano di una Lombardia con spiagge tropicali. La carcassa dello stesso dinosauro fu trasportata in mare e si è depositata sul fondo dove è rimasta a lungo. Questo infatti racconta lo studio delle ossa, che ha preso in esame il tipo di sedimento, di ambiente costiero. «Le ossa sono perforate intensamente da tracce di nutrizione fatte da molluschi marini, ricci di mare, crinoidi, che si sono mangiati porzioni di ossa prima che fossero sepolte e fossilizzassero».