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 2018  dicembre 19 Mercoledì calendario

Il deputato dell’ultradestra e il figlio escluso da scuola, il caso divide la Germania

BERLINO Si può penalizzare un bambino a causa delle idee politiche dei genitori? Succede nella capitale tedesca. Una scuola privata steineriana ha respinto la richiesta di iscrizione di un alunno, poiché il padre è deputato dell’AfD, il partito di estrema destra, al Parlamento di Berlino. «Alla luce di questo conflitto – ha spiegato il direttore della Waldorfschule – non vediamo alcuna possibilità di accettare il bambino con la necessaria imparzialità e serenità, premesse indispensabili per garantirgli un adeguato sviluppo».
Rivelata dalla Berliner Zeitung, la notizia anima da qualche giorno un infuocato dibattito in tutto il Paese. La decisione è stata criticata duramente da Sandra Scheeres, responsabile socialdemocratica dell’Istruzione nel governo del Land, che ha subito investito della questione il Comitato di controllo sulle scuole private, per valutare se il rifiuto rappresenti una possibile violazione della legge anti discriminazione. E prende le distanze dalla scelta dell’istituto berlinese anche l’Unione federale delle Waldorfschule: «Persone di tutte le opinioni politiche devono poter mandare i figli nelle nostre scuole», ha detto il portavoce Dieter Hardorp, richiamandosi alla Dichiarazione di Stoccarda del 2007, con cui l’organizzazione professa di rifiutare ogni tipo di discriminazione.
La decisione non è stata facile. Secondo la ricostruzione del quotidiano, la scuola si è spaccata per mesi. «Le opinioni nazionalistiche e xenofobe del padre possono influenzare il bambino e minacciare la pace della scuola», è stata la linea difesa dal fronte del rifiuto. Alla fine, invece del solito comitato per le ammissioni, l’intero corpo insegnanti è stato coinvolto nella scelta. Tanto più assurda, in quanto il piccolo frequentava già il nido della stessa Waldorfschule e aveva priorità rispetto ad altre richieste di iscrizione.
Lo scandalo
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Non è la prima volta tuttavia che le scuole steineriane escludono figli di esponenti della nuova destra. A Hitzacker, nella Bassa Sassonia, lo scorso anno un istituto ha rifiutato uno studente, il cui padre era membro della NPD, il partito neonazista. Ancora più clamoroso il caso dei due figli di Caroline Sommerfeld, la filosofa austriaca icona dell’estrema destra, costretti questa estate a lasciare la Waldorfschule di Vienna che frequentavano da anni. Su tanto zelo, secondo diversi analisti, pesa probabilmente anche la preoccupazione di fugare l’ombra che da sempre accompagna l’opera di Rudolf Steiner, il fondatore delle Waldorfschule, accusato avere di opinioni razziste.
Il caso berlinese tocca il nervo scoperto di un Paese, che a causa della sua storia non riesce a prendere le giuste misure al crescente protagonismo della nuova destra. Che ovviamente non è aliena da provocazioni, come il portale online delle delazioni inaugurato dall’AfD di Berlino (e subito imitato da altre federazioni locali) dove i ragazzi sono invitati a denunziare i professori che esprimono opinioni critiche verso il movimento.
Ma questo non può giustificare in alcun modo la decisione di escludere lo scolaro berlinese. Come spiega Heinz Peter Meidinger, presidente dell’Associazione tedesca degli insegnanti, «non si può estendere ai bambini una colpevolezza per associazione, a causa della confessione politica dei genitori».
Resta che l’ascesa dell’estrema destra in Germania, i successi elettorali di AfD e la sua crescente accettazione nella società pongano un problema molto serio alle autorità federali. A confermarlo è un altro fatto di cronaca, che da alcuni giorni occupa le prime pagine dei giornali. La Procura penale di Francoforte indaga da tempo contro cinque poliziotti locali, fra i quali una donna, già sospesi dal servizio e accusati di aver preso parte a una chat neonazista su Whatsapp, dove si scambiavano foto di Hitler, slogan razzisti e spazzatura varia. Di più, in agosto il gruppo avrebbe insultato pesantemente e minacciato di morte un’avvocatessa turca, che ha rappresentato i parenti di una delle vittime nel processo della Nsu, la cellula terroristica neonazista di Norimberga che per anni ha ucciso indisturbata immigrati e profughi in tutta la Germania. Da qualche giorno l’inchiesta si è allargata ad altri agenti. La ministra della Giustizia, Katarina Barley, ha definito «devastante» il sospetto che esistano strutture di estrema destra negli apparati dello Stato e ha chiesto agli inquirenti di fare piena luce sulla vicenda.