19 dicembre 2018
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Biografia di Andrea Belotti
Andrea Belotti, nato a Calcinate (Bergamo) il 20 dicembre 1993 (25 anni). Calciatore, di ruolo attaccante. Dal 2017 capitano del Torino, squadra in cui milita dalla stagione 2015/2016. Già giocatore del Palermo (2013-2015) e dell’Albinoleffe (2011-2013). Dal 2016 membro della Nazionale maggiore, dopo essere passato tra il 2012 e il 2015 per le formazioni minori (Under-19, Under-20, Under-21). «Perché la chiamano Gallo? “Perché da piccolo inseguivo i galli nel pollaio di mia zia. E perché il mio amico Juri Gallo mi ha detto di fare questa esultanza per scherzo: ho subito segnato, e non ho più smesso di farla”» (Paolo Tomaselli) • «Che famiglia è la sua? "Papà Roberto, mamma Laura, mio fratello Manuel e nonna Maria. Una famiglia tranquilla e solida con ideali antichi"» (Massimo Norrito). «Andrea era mio nonno, morto sei mesi prima che io nascessi. E con mia nonna, anche per il nome che porto, si è creato un feeling pazzesco. Lei veniva sempre a vedermi, e se facevo gol mi dava una mancia o mi portava un salame per festeggiare». «Mio padre lavora in un’azienda tipografica. Mia madre lavorava in un’azienda che produce camicie e lei era alla stiratura. […] Ho voluto fortemente che mia mamma smettesse di lavorare, perché non potevo più vederla così stanca. Se oggi sono così, lo devo ai miei genitori. Mi sembrava la cosa giusta da fare». «Fino ai 6 anni, al ragazzo […] non interessavano né il calcio né qualsiasi altra disciplina. Ma, quando papà Roberto gli diede il pallone fra i piedi, Andrea lo fece diventare il suo migliore amico. Nella villetta dove viveva la famiglia, Belotti si allenava da solo contro il muro e ogni tanto rompeva i vetri delle finestre. […] Riusciva a studiare e ad andare discretamente a scuola (tranne un anno in cui venne bocciato per le troppe assenze dovute a impegni calcistici)» (Giuseppe Di Giovanni). «Il primo portiere per Andrea Belotti fu il cane di famiglia, che, però, quei palloni preferiva strapazzarli a morsi; il compagno di giochi dell’infanzia fu il fratello Manuel, ma anche per lui il destino era segnato: abbandonata la carica di para-rigori, preferisce muoversi in cucina anziché su un prato verde. Le qualità di Andrea, comunque, risaltano fin da piccolo, e dal giardino di casa si trasferisce nell’oratorio di Gorlago, dove ha il suo primo allenatore, Fabio Grismondi. Poi la Grumellese, prima di tentare un provino con l’Atalanta» (Antonio Ferrara). «L’Atalanta, al primo vero provino del Gallo, gli chiuse la porta in faccia. Peccato, per chi abitava a due passi dallo Stadio Atleti Azzurri d’Italia, con papà che proprio per la Dea faceva il tifo. […] Qualche giorno dopo, il provino con l’altra squadra che giocava all’Atleti Azzurri d’Italia andò meglio: l’Albinoleffe non ebbe dubbi, e se lo prese immediatamente in casa, dimostrandosi, per una volta almeno, più lungimirante di quello che resta uno dei settori giovanili più floridi d’Italia» (Valerio Nicastro). «Non avremmo un attaccante di razza senza l’intuizione di Alessio Pala, tecnico delle giovanili dell’Albinoleffe (dove Belotti mosse i primi passi da professionista), che da centrocampista centrale lo avanzò di posizione, trasformandolo in punto di riferimento del reparto offensivo. E così nacque il Belotti goleador, capace di segnare all’esordio con la maglia celeste (Livorno-Albinoleffe 4-1, 2012) e con la maglia azzurra U-21 (Italia-Slovacchia 4-1, 2013)» (Ferrara). «Belotti è per tutti Belottino, vista la presenza nell’Albinoleffe dell’omonimo Mauro. […] Nel suo primo gol da professionista, contro il Livorno in serie B, stacca di testa e insacca. Potrebbe festeggiare, invece prende la palla e si avvia verso il centrocampo: mancano due gol per pareggiare, forza» (Alessandro Oliva). «La stagione dell’Albinoleffe è però fallimentare: retrocessione in Lega Pro, che però per il Gallo diventerà una grande opportunità per trovare più spazio e per mettere a segno 12 reti, oltre che per crescere e fare esperienza. Nel settembre del 2013 si trasferisce al Palermo, che aiuterà a risalire in Serie A con 10 gol in 24 partite. E l’estate successiva, il 31 agosto 2014, arriverà l’esordio in Serie A, entrando in campo al posto di Paulo Dybala. Già, proprio Dybala, che fa coppia con Vázquez, trascinerà il Palermo, e per il Gallo c’è da sgomitare per trovare un po’ di spazio. La prima volta che gioca da titolare, però, fa subito doppietta, al San Paolo contro il Napoli. Alla fine, anche e soprattutto entrando a partita in corso, giocherà tutte e 38 le partite di quel campionato, segnando 6 reti. All’inizio della stagione 2015/16 arriva la grande occasione: il Torino sborsa 7 milioni di euro. […] Il Gallo esplode nella seconda parte di campionato» (Nicastro). «“Al debutto col Torino ho fatto fatica. A inizio 2016 ho avuto un boom e ho segnato con continuità. […] Per fortuna […] ho trovato Ventura, che crede nei giovani e mi ha aspettato”. In cosa l’ha migliorata? “In tanti piccoli particolari: nel modo di giocare con un compagno, di cercarlo, nel modo di attaccare la porta”. Ventura festeggiava i suoi gol facendo la cresta del Gallo [cioè imitando il gesto mimato da Belotti dopo ogni sua rete – ndr]: un bello spettacolo? “Sì, bellissimo. […] Era come se il gol lo avesse fatto lui: ha sempre creduto in me, anche quando non segnavo”» (Tomaselli). Iniziò allora il momento finora più felice della carriera di Belotti, che risultò il secondo miglior marcatore del 2016 (con 24 reti segnate in 38 partite nel corso dell’anno solare), dopo Gonzalo Higuaín, e il terzo miglior marcatore della stagione 2016/2017 (con 26 reti segnate in 35 partite di campionato disputate), dopo Edin Džeko e Dries Mertens. Un exploit clamoroso, che «lo elevò a protagonista nella sessione di calciomercato dell’estate 2017. Milan, Chelsea, tante le pretendenti nei confronti del Gallo, con il patron granata, Urbano Cairo, che eresse un muro, valutandolo non meno di 100 milioni di euro. Belotti rimase all’ombra della Mole, e lo scorso campionato pagò a caro prezzo un doppio infortunio al ginocchio. Uno stop che frenò la sua crescita» (Lorenzo Cristallo). «Infatti, con Mihajlović prima, e Mazzarri poi, l’attaccante realizza appena 10 gol in 32 presenze. […] Ora, dopo una preparazione atletica completa e senza intoppi, il Gallo non riesce ad ingranare, trovando delle difficoltà nell’inserirsi alla perfezione negli schemi di Mazzarri» (Matteo Previderio). Nel campionato 2018/2019, infatti, «Belotti scalpita, perché la sua avventura in questa prima parte della stagione è accompagnata da una grande dedizione alla causa, ma da pochi, pochissimi squilli. In avvio, il Gallo si è trovato, spesso, solo in mezzo a difese di giganti, o quasi: troppa la distanza dal collega d’attacco più vicino, sia che fosse una punta o che si trattasse di due trequartisti. Il capitano granata non ha mai smesso di lottare, ma, nel Toro cantiere aperto, il suo sacrificio è stato il dazio da pagare alla lucidità sotto porta. Belotti ha smarrito la via della rete anche per demeriti propri, perché quello di due anni fa avrebbe, comunque, sfruttato anche l’unica occasione, o mezza occasione, che gli passava davanti» (Guglielmo Buccheri). Il suo contratto con il Torino scade nel 2021 • Incluso dal suo mentore Ventura nella Nazionale maggiore dopo i buoni risultati ottenuti nelle selezioni minori, Belotti diede inizialmente buona prova di sé, segnando tra l’ottobre 2016 e il giugno 2017 quattro reti negli incontri valevoli per le qualificazioni ai mondiali del 2018. In seguito anche le sue prestazioni in maglia azzurra sono divenute sempre più opache, salvo che per un gol nell’amichevole Italia-Arabia Saudita del maggio 2018, la partita che vide l’esordio di Roberto Mancini nelle vesti di commissario tecnico; dopo l’incontro di Uefa Nations League del 10 settembre 2018 (Portogallo-Italia 1-0), Belotti non è più stato convocato in Nazionale • Sposato dal giugno 2017 con la modella e conduttrice palermitana Giorgia Duro, conosciuta ai tempi della sua militanza in rosanero. Insieme hanno adottato un cane, chiamato «Angi» unendo le prime due lettere dei loro nomi • Cattolico praticante. «La fede per me è importante. Facevo il chierichetto, e ancora oggi vado a messa durante il ritiro» • Ha il diploma da geometra. «Non si sa mai. E i miei genitori ci tenevano tantissimo» • Memorabile la fulminea tripletta inflitta al Palermo il 5 marzo 2017. «Torino in svantaggio in casa contro il Palermo fin quasi alla mezz’ora del secondo tempo, poi Belotti suona la carica e realizza tre gol in sette minuti. La terza tripletta più veloce nella storia della Serie A, rapido come Marco Van Basten, in una classifica guidata […] da Valentino Mazzola, che al Vicenza segnò tre reti nel 1947 in appena due minuti. […] Un’impresa che allarga il sorriso di Urbano Cairo, che pure di giocatori ne ha venduti, pronto a sottolineare: “Oggi metterei la clausola di cessione (fissata a 100 milioni, ndr) a 150 milioni”» (Leo Lombardi). Particolarmente suggestiva la rete segnata in rovesciata al 44’ di Torino-Sassuolo (3-0), il 27 agosto successivo. «La rovesciata è un gesto che rimane ben saldo nella memoria di chi ama il calcio. Quella di Carlo Parola contro la Fiorentina è stata fissata solo in fotografia: i servizi filmati nel 1950 erano ancora lontani dall’invadere la nostra quotidianità. Purtroppo. Ci ha pensato la Panini a rendere eterna l’acrobazia del difensore della Juventus, scegliendola come immagine delle bustine di figurine. […] Quella di Belotti ne è comunque all’altezza, senza peccare di blasfemia. De Silvestri parte sulla fascia destra, il centravanti prende posizione in area, si sposta di tre-quattro passi al momento del cross e quindi sale in cielo con il piede destro, per un gesto innaturale ai più e folle per tutti. Dalla gloria al ridicolo il passo può essere breve. Belotti non lo percorre, e la palla muore sul palo più lontano» (Lombardi) • «Il gioco di Belotti è fatto di strappi, sia in conduzione dopo aver ricevuto tra le linee, sia senza palla per abbassare la difesa avversaria. È costruito sui duelli aerei e sui corpo a corpo, per la contesa di quei palloni sporchi lanciati dalla difesa che possono costituire, se controllati, l’inizio della manovra offensiva. La maggior parte delle volte Belotti arriva al tiro non attraverso la tecnica, ma dopo aver bruciato il difensore grazie all’esplosività nei primi passi. Perché il suo stare in campo sia produttivo, insomma, Belotti ha bisogno di stare bene fisicamente» (Alfredo Giacobbe). «Sa fare gol tirando con entrambi i piedi e colpendo di testa, e questo è risaputo poiché lo ha ampiamente dimostrato, ma deve migliorare nel battere i rigori, suo tallone d’Achille, e qui si entra nella sfera della capacità di dominare la tensione, e di conseguenza della personalità» (Elena Rossin) • «Grinta, cuore, coraggio, generosità. Ma, soprattutto, un grandissimo senso del gol. Elencate le caratteristiche, è facile capire che si sta parlando di Andrea Belotti. Uno dei più forti attaccanti della Serie A. […] Ad Andrea dispiace perdere anche nelle partitelle di allenamento: lui non si risparmia mai. E, se aumenti i carichi di lavoro, non dice mai di no. Mai una smorfia. Mai un atteggiamento sbagliato. Belotti è un trascinatore: per questo i tifosi del Toro lo amano tanto. Perché vedono in lui il Dna del club. A chi somiglia? Ha qualità sparse che possono ricordare il grande Ciccio Graziani, ma anche altri bomber molto fisici come Casiraghi e Vieri. Però ha anche la zampata vincente e il senso del gol di volpi d’area di rigore come Inzaghi o Montella. La progressione di giocatori degli anni Ottanta come Schachner o Elkjaer. Ho fatto nomi di tanti calciatori del passato perché il Gallo sembra un giocatore di altri tempi. Con valori di altri tempi. È un ragazzo di oggi, ma fa pensare a un calcio fatto non di selfie ma di campi pesanti, maglie sudate, muscoli forti. […] Perché Belotti non è un pavone: è un gallo da combattimento. Feroce, rapido, astuto. Ma mai cattivo e mai scorretto. Il Belotti di oggi è forte. Il Belotti di domani può diventare fortissimo. Dipende da lui» (Siniša Mihajlović). «Chi non dovrebbe mai mancare nella sua squadra? “Andrea Belotti. Lo conosco fin dai tempi delle giovanili dell’Albinoleffe. Datemi lui in attacco, e posso sfidare chiunque”. Belotti è il nuovo Vialli? “È uno che ha sofferto più di Vialli per diventare quello che è, e quello che sarà”» (Emiliano Mondonico a Luigi Guelpa) • «Ragazzo d’altri tempi per educazione e indole. […] Andrea pur di giocare nel Palermo si ridusse l’ingaggio di circa 150 mila euro per coprire il prestito di 500 mila euro che il Palermo doveva pagare all’Albinoleffe, accontentandosi di guadagnare il minimo. […] Da piccolo per chi tifava? “Per il Milan: impazzivo per Shevchenko, e forse in qualcosa gli somiglio pure, come il fatto di calciare con entrambi i piedi ma anche per non aver mai fatto parlare di sé fuori dal campo. Un vero esempio”» (Francesco Caruso). «Gattuso, che lo aveva allenato per un breve periodo a Palermo, ha detto: “Dopo Sheva, ho visto solo Belotti tirare quindici-venti volte in porta ad ogni allenamento e centrare sempre la porta. Ha un veleno addosso incredibile”. Tanto timido e mansueto nella vita privata quanto feroce in campo: “Nel calcio sono pronto a tutto: la partita è come una battaglia”» (Francesco Paolo Giordano) • «Mi piace non avere limiti. Sto facendo tutto il possibile per realizzare i miei sogni». «Con il lavoro si può raggiungere tutto. Io mi applico fino allo sfinimento: se faccio una cosa, la faccio bene. Ebbene, sì: sono un perfezionista». «Non bisogna mai smettere di segnare, mai: devi creare un rapporto di sangue con il gol. Il gol è tutto. Anche un gol di culo è pur sempre un gol».