la Repubblica, 17 dicembre 2018
L’enigma più pazzo del mondo
Nel 1944 sedici esperti di crittologia dell’esercito americano che avevano decifrato con successo testi cifrati giapponesi si riunirono intorno a un manoscritto del 1400 di appena centosedici pagine ricche di disegni a colori, ma due anni dopo sciolsero il gruppo dichiarando che non erano riusciti a decifrare la strana lingua del manoscritto.
Negli anni Cinquanta due importanti esperti decifratori che avevano lavorato alla famosa macchina Enigma per i servizi segreti inglesi si dedicarono a quello stesso manoscritto: senza cavare un ragno dal buco. E poi? E poi ancora negli anni Sessanta e Settanta professori di Yale di varie discipline continuarono le indagini: invano. Comparvero la tesi di John Stojko, che dichiarò che il manoscritto era scritto in ucraino ma senza vocali, e la tesi di Michael Barlow, che sostenne che il manoscritto era vergato nella perduta lingua segreta dei misteriosi Catari. E nel 1978 Mary D’Imperio scrisse la sintesi di queste e altre ricerche in un libro intitolato Il manoscritto Voynich: un elegante enigma, pubblicato dall’Agenzia per la sicurezza nazionale americana.
Intanto si era aperta l’era del computer, e programmatori informatici che lavoravano per la Cia, matematici e storici di crittologia, studiosi delle iscrizioni dell’isola di Pasqua, professori universitari di Storia dell’alchimia, informatici esperti in giochi enigmistici, esperti di statistica, professori di Patologia orale e docenti di Dinamica aerospaziale cominciarono a partecipare a una mailing list di discussione sul manoscritto Voynich: una folla che ha continuato le sue ricerche fino a oggi, e fino a oggi senza risultati.
Ora di questo fantasmagorico libro è uscita per Bompiani una riproduzione a colori, Il manoscritto Voynich. Il codice più misterioso ed esoterico al mondo, con testi di Stephen Skinner, Rafal T. Prinke e René Zandbergen, esperti del manoscritto che prende il suo nome da un mercante polacco di libri rari che lo comprò nel 1912 dai gesuiti di Villa Mondragone secondo modi che non volle mai rivelare: sostenendo che il libro era appartenuto al grande Atanasius Kircher, esperto di geroglifici e di misteri egizi nel Seicento. Ma come è fatto il manoscritto che pare sia stato l’unico che Umberto Eco abbia voluto sfogliare in una sua visita alla Beinecke Library di Yale? Il manoscritto è costellato di disegni di piante che in gran parte non sono state identificate e intorno alle quali si incunea una scrittura incomprensibile anche per i computer della Cia; a un tratto nelle pagine compaiono cerchi che raffigurano quasi tutti i segni zodiacali e immagini che gli esperti del manoscritto definiscono “cosmologiche”; e infine il manoscritto sciorina davanti a noi incongrui e ossessivi gruppi di donne nude che entrano dentro canali d’acqua per pagine e pagine e che sembrano disegnate da un seminarista bamboccione che abbia visto con una macchina del tempo i Bagni a Manhattan di De Chirico e li abbia malamente copiati. I troppi fallimenti di decifrazione, e la forma del testo, hanno spinto più di un ricercatore a sostenere che si tratta solo di una beffa basata su una “lingua” che non ha significato: è davvero così? O l’autore del manoscritto è un antesignano, alquanto privo di talento e fantasia, di quel Luigi Serafini amato da Calvino e che nel geniale Codex Seraphinianus inventò una lingua fantastica? Ma non è uno scherzo l’interesse dell’esercito e dei suoi crittologi, e non è uno scherzo che i contemporanei siano affascinati dall’indecifrabilità del manoscritto. I militari temono forse che in un futuro prossimo, in stile Philip K. Dick, ci sia una fantomatica resistenza capace di usare un linguaggio segreto con cui ingannare i computer in cui tutti sono schedati? La caccia al segreto del manoscritto è imparentata con il fatto che l’uomo contemporaneo, che con la tecnica e l’economia sta distruggendo l’umano, vuole poi credere a qualsiasi illusione misteriosa o pseudo-esoterica capace di illuderlo che la sua vita disumanizzata dall’economia sia un po’ meno disumana? Un bizzarro romanticismo futurologista sembra soffiare sui ricercatori del segreto del manoscritto, una fascinazione da trasmissione tv sulle piramidi costruite dagli alieni o sul ritrovamento di Atlantide o su Leonardo Da Vinci inventore della bomba atomica, quel Leonardo il cui nome è stato ovviamente e dissennatamente fatto più volte come autore imputato. Ma la cosa interessante è che questa fascinazione pop non colpisce i malfamati spettatori passivi della televisione, ma i seri professori universitari e le serissime agenzie di intelligence. E questo sì è un mistero interessante! Edgar Allan Poe si vantava di poter decifrare qualsiasi linguaggio cifrato e insolubile enigma: probabilmente per lui sarebbe stato un gioco da ragazzi svelare il segreto del manoscritto Voynich.
A noi non resta che sfogliare il bizzarro manoscritto, leggere la sua avventurosa storia e l’ancora più avventurosa storia dei suoi decifratori, e fantasticare sul romanzo che si potrebbe scrivere su tutto ciò, con il dubbio però del finale: risoluzione dell’enigma con un “E vissero tutti felici e contenti”, o apocalisse provocata proprio dalla decifrazione dell’enigma? Ah, il manoscritto Voynich non vuole proprio smettere di seminare dubbi e misteri…