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 2018  dicembre 17 Lunedì calendario

Per Houellebecq «Trump è un buon presidente»

In attesa dell’uscita del nuovo romanzo, intitolato Serotonina (esce il 10 gennaio per la Nave di Teseo), Michel Houellebecq ci serve l’aperitivo: un articolo su Harper’s Magazine dove, a partire dal titolo, «Donald Trump è un buon presidente», si diverte a sganciare una bomba atomica sul noioso e conformista mondo della cultura europea.
Prima di entrare nel merito, vale la pena di osservare che di Michel Houellebecq, in Italia, è stato pubblicato tutto, anche la lista della spesa, tranne l’articolo nel quale si dichiara conservatore (uscito però per il Giornale). Vedremo se anche questo avrà la stessa sorte. Intanto Serotonina, a quanto si dice ambientato nel mondo dell’élite ricca e cosmopolita, si preannuncia come l’ultimo capitolo di un’opera imprescindibile per capire il mondo in cui viviamo, da Estensione del dominio della lotta fino al tristemente profetico Sottomissione.
Houellebecq dice di non essersi mai interessato troppo alle elezioni statunitensi e al nuovo presidente. La Francia non è l’Arkansas ma un «Paese più o meno indipendente che tornerà a essere pienamente indipendente quando l’Unione europea si dissolverà (il prima possibile)». Sistemata Bruxelles, lo scrittore francese mette al suo posto Washington: resta la più importante potenza militare ma a dire il vero dopo la Seconda guerra mondiale sembra non aver mai vinto una guerra in maniera indiscutibile. Se non avesse combattuto contro Hitler, la Germania nazista si sarebbe comunque inabissata sotto i colpi di Stalin. Avremmo dunque avuto un’Europa comunista? Sì ma solo per qualche decennio, il socialismo reale, come si è visto, aveva una data di scadenza. 
Il giudizio su Obama è positivo, perché avrebbe cominciato a condurre gli Stati Uniti sulla retta via dell’isolazionismo evitando di aggiungere la Siria «all’elenco dei Paesi musulmani in cui l’Occidente ha commesso atrocità». Obama ha lasciato fare agli altri quasi tutto, in particolare il lavoro sporco alla luce del sole, meglio così. Trump ha raccolto questa eredità e intende ampliarla. A proposito di islam, Houellebecq nota di passaggio che la guerra tra cristiani e musulmani è una costante della storia europea. Oggi è soltanto riaffiorata. Niente di strano. 
Infine la democrazia. Gli americani hanno giustificato la guerra come strumento per esportare la democrazia. Ma quale democrazia? «Votare ogni quattro anni per eleggere un Capo di Stato sarebbe democrazia? Un solo (uno, non due) Paese al mondo ha sperimentato istituzioni parzialmente democratiche, e quel Paese non è l’America; è la Svizzera». 
Trump è un grande presidente perché ha rinegoziato gli accordi commerciali che giudicava svantaggiosi, scatenando una giusta emulazione. «The Donald» non ama l’Unione europea e preferisce parlare con i singoli Paesi. Come dargli torto? «L’Europa non ha un linguaggio comune, valori comuni, interessi comuni. In poche parole l’Europa non esiste e non ha mai avuto una legittimità popolare o democratica semplicemente perché non la vuole».
Trump non demonizza Putin e fa bene. Houellebecq scrive di ammirare la Russia soprattutto per la persistenza della Chiesa ortodossa. «Credo che il cattolicesimo romano ne dovrebbe trarre ispirazione». Secondo lo scrittore lo scisma del 1054 «è stato l’inizio della fine per l’Europa; ma d’altro canto non è detto che l’Europa debba per forza finire». 
Certo, Trump può essere antipatico e licenzioso ma in fondo è necessario affinché gli americani archivino il loro «messianesimo» militare e restino nei loro confini vivendo in prosperità. «E comunque come turisti sono sempre i benvenuti».