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 2018  dicembre 17 Lunedì calendario

Addio portiere, una app gestirà pacchi e cancelli

In una bellissima raccolta di articoli scritti in America negli anni ’60, Oriana Fallaci descrive molto bene gli appartamenti di Manhattan: sono quasi tutti uguali, piccoli, con un portiere. Parla anche del rapporto che ha con il suo. Le prenota i taxi, ferma i visitatori non graditi, con occhi nuovi il portiere ha anche fatto alcune considerazioni sul tempo, si capiva benissimo che voleva fare amicizia, scrive Fallaci. Il doorman a New York è un’icona, come i tassisti, i venditori di hot-dog, i pompieri. Eppure oggi, dopo aver superato gli anni ’80 e perfino il nuovo millennio, è un lavoro che rischia di scomparire. La città è più sicura, il denaro per pagare e permettersi questi servizi è sempre meno e da almeno 15 anni esistono soluzioni digitali raffinate e poco costose.

IL VALORE
Nel quartiere di Williamsburg, a Brooklyn, oltre la metà degli atri delle case più lussuose, che poi sono grattacieli anonimi o ex fabbriche trasformate in residenze, non hanno un portiere ma si affidano a un’app controllata a distanza, che permette di aprire e chiudere la porta, fare entrare e uscire gli ospiti, ricevere pacchi e cibo, prenotare un Uber, farsi parcheggiare l’auto. Lo stesso succede a Manhattan dove decine di startup cercano di conquistare un mercato che nel 2018 negli Stati Uniti ha raggiunto un valore di 4 miliardi di dollari. Più 3,6% in un anno. Già nel 2007 il New York Times raccontava in un video come la tecnologia (basata allora solo su telecamere e un call center che gestiva gli ingressi) fosse così sofisticata da poter trasformare il settore. Ma nel 2007 non si parlava ancora di robot, intelligenza artificiale e machine learning.
E il machine learning oggi è fondamentale per i nuovi servizi digitali di concierge che dal 2012 le grandi catene di hotel hanno iniziato a sviluppare. Molti giganti del settore si affidano agli assistenti vocali. Alexa di Amazon, ad esempio, potrebbe rappresentare uno dei nemici più temuti per il settore. Così qualche settimana fa i lavoratori della catena di hotel Marriott, la più importante negli Stati Uniti, hanno scioperato per chiedere non solo un aumento degli stipendi ma anche per essere difesi e tutelati dall’arrivo delle nuove tecnologie. Hanno aderito i dipendenti delle Hawaii, di Boston, San Diego, Detroit.
In passato nessuno si era posto il problema dell’automazione nei servizi di portierato: questo perché negli Stati Uniti sono lavori pagati molto poco (12-13 dollari all’ora) e difficili da sostituire con robot. Nel 2014 ogni 1.000 lavoratori del settore auto, 117 erano macchine. In quello dei servizi di concierge il numero era vicino allo zero.

I PERICOLI
Il rischio, sostiene uno studio di McKinsey Global, è di assistere allo stesso fenomeno che ha colpito l’industria manifatturiera tra il 1960 e il 2012: una diminuzione del 30-40% della forza lavoro a causa dell’automazione. Per i servizi di concierge l’apocalisse dovrebbe finire nel 2030, quando secondo le proiezioni si concluderà il processo. Solo a New York le persone che lavorano come portieri, addetti alla gestione delle spazzatura, tuttofare del palazzo sono 31.500: per più di sei mesi hanno lottato con il sindacato per arrivare a un aumento degli stipendi e lo scorso aprile hanno firmato un accordo per 4 anni.
Ci sono app come Gate, fondato da un gruppo di ex ingegneri di Google, che permette di controllare gli ingressi della propria casa a distanza. Il team dell’app sta già pensando a eliminare anche le combinazioni numeriche permettendo l’accesso attraverso il riconoscimento facciale. Nel frattempo Amazon ha presentato Hub, un sistema di armadietti per palazzi in cui lasciare e ritirare i pacchi. Ci sono poi app come Virtual Doorman, Bixby, Mobile Doorman che permettono di avere servizi di portierato digitale, tagliando di molto i costi.

RICONVERSIONI
Ma allo stesso tempo, proprio Amazon, che insieme agli altri colossi della Silicon Valley sta facendo diminuire questi lavori, potrebbe essere parte della soluzione alla crisi, almeno per ora. Un recente articolo del quotidiano digitale Axios titolava: Un portiere nell’epoca di Amazon, sostenendo che, al contrario, negli ultimi anni proprio l’azienda di commercio elettronico ha ridato vita a un lavoro che rischiava di scomparire.
Edgar Rodriguez, portiere nell’Upper West Side da 21 anni, prima dell’arrivo di Amazon passava il suo tempo a chiamare taxi, annunciare ospiti, dare un occhio ai bambini, ma negli ultimi anni questi servizi erano diventati sempre meno richiesti. E oggi gestisce soprattutto i pacchi. Ne arrivano a decine ogni giorno e Rodriguez li mette in ordine, li porta davanti agli ingressi, chiama i proprietari. Jared Bernstein, consigliere economico di Joe Biden quando era vicepresidente, sostiene che in passato è successo lo stesso, per esempio quando nel 1969 sono stati introdotti gli sportelli bancomat. Amazon sta facendo la stessa cosa, ricorda Bernstein: «Sta cambiando il lavoro portandolo verso i bisogni dei consumatori e, nel caso dei portieri, nella direzione di chi lavora per i consumatori».