la Repubblica, 17 dicembre 2018
Intervista a Marco Ponti sulla Tav
TORINO Professor Ponti, come mai cinque tecnici su sei della Commissione che valuta la Torino-Lione sono No Tav? «Io non sono pregiudizialmente No Tav, dovete smetterla di scrivere questo». Ha scritto molti libri di questo tenore. «Io sono un tecnico, ho un atteggiamento scientifico. Quando ho scritto quei libri i dati che avevo in mano dicevano che l’opera non era conveniente». In ogni caso con 5 No Tav su sei componenti la Commissione è un po’ sbilanciata, non trova? «Noi non siamo una commissione. Siamo stati nominati singolarmente». Come mai tutti della sua società Trt o suoi collaboratori? «Il ministro Toninelli mi ha detto: “Voglio i migliori tecnici delle analisi costi-benefici. Lei, che ha una vasta esperienza e una riconosciuta professionalità, trovi le persone all’altezza"». Dunque gli altri 4 tecnici li ha scelti lei? «Li ho scelti io. Ho detto: “Ministro, hanno una solida esperienza e con loro mi sento tranquillo di fare un buon lavoro"». Ma la pensano tutti come lei... «Ecco l’errore: non la pensano, constatano. Sulla base dei numeri. Se lei è malato e va a farsi visitare da cinque medici, tutti e cinque le diranno che lei è malato. Sono affetti da pregiudizio? No, sono dei professionisti e dicono la stessa cosa perché lei è effettivamente malato. I dati sulla Torino-Lione che avevamo prima di questa analisi costi-benefici erano effettivamente tragici. Se mi fossi presentato con quei dati a chiedere un finanziamento alla Banca Mondiale, dove ho lavorato, mi avrebbero licenziato». Invece l’Unione Europea ha concesso il finanziamento alla Torino-Lione. «Ho lavorato a lungo anche con l’Unione europea. Lì si tiene conto degli equilibri politici tra Paesi». E adesso avete altri dati? «Adesso abbiamo dati diversi». Dunque cambierete idea? «Noi non abbiamo preconcetti. Se i dati mi dicono che l’opera è economicamente conveniente, io sono pronto a diventare Sì Tav domattina». E i nuovi dati lo dicono? «Non parlo dei risultati del lavoro che stiamo facendo e stiamo per concludere». Che cosa vuol dire che i dati sono diversi? «Vuol dire che sono qualitativamente migliori e ci consentono di compiere un’analisi molto più approfondita». Terrete conto anche dei costi dell’abbandono dell’opera? «Certo. Lo abbiamo fatto anche nel lavoro sul Terzo Valico. Che peraltro era già stato realizzato al 35 per cento mentre la Torino-Lione è solo all’11». E come incide la scelta dell’Ue di aumentare il finanziamento? «Non incide. Noi facciamo un’analisi di sostenibilità economica, non finanziaria. Noi diciamo se un progetto è conveniente, non entriamo nella discussione su chi lo paga». Come mai tutte le analisi costi-benefici precedenti sulla Tav sono state positive? «Tutte le analisi in realtà sono una, quella del 2011. E, come noi documentammo, sovrastimava i benefici e sottostimava i costi». Adesso con nuovi tecnici cambierà il giudizio? «Guardi anche alcuni dei miei attuali collaboratori hanno partecipato a quelle analisi. Noi rappresentiamo la continuità con la gestione Delrio». La continuità? «Certo. Delrio aveva cominciato teorizzando l’analisi costi-benefici. Poi se n’è andato lasciando 132 miliardi di opere senza analisi». Comunque, non è normale che 5 tecnici su sei abbiano a che fare con la Trt, la società che ha fondato lei. «Quella società ci ha rimesso. Per le mie posizioni, sono più le commesse che abbiamo perso dalle ferrovie...». Le ha recuperate dalle autostrade? «Le autostrade mi hanno querelato». Ma lei giudica più conveniente l’investimento nelle strade rispetto a quello nelle ferrovie. «La ferrovia costa ogni anno 8 miliardi allo Stato. Le strade generano un flusso positivo di cassa di 40 miliardi».