Libero, 15 dicembre 2018
Amare un oggetto fino a sposarlo
Nathaniel è un caso da manuale. Fugge dalle donne come fossero grossi scarafaggi e si è rintanato in un amore bizzarro, impronunciabile, quasi balordo. Ama la sua auto e la desidera. Ma non nel modo in cui la amano le persone normali. Lui la considera la sua compagna. E sa che lei non gli ridurrà mai il cuore in pezzi. Un trasporto che va al di là di ogni logica e sentimento per una Chevrolet Monte Carlo di colore rosso. La lava e la lucida con minuzia. Le ruote, i cerchi, il volante. I sedili li spolvera e li rispolvera. Tocca il baule e prova piacere nel sentire l’acciaio freddo sotto le dita. Ogni notte, la bacia. Appassionatamente. Posa le labbra sul cruscotto per salutarla, come si fa con una fidanzata o con una moglie. Se la porterebbe pure con sé nel letto, se solo potesse, per abbracciarla e riabbracciarla fino al mattino. casi rari È l’oggettofilia la sindrome di cui soffre Nathaniel. Una patologia rara. Se ne conoscono alcuni casi nel mondo. Dichiararsi nei confronti di un oggetto inanimato non è facile. Urlarlo è quasi impensabile. Per questo molti oggettofili custodiscono i propri amori insoliti negli angoli ciechi delle proprie dimore, nei cassetti bui, nelle ore meno esposte al traffico di sguardi di amici, parenti e conoscenti. Si imboscano nelle passioni segrete e adempiono i loro rituali amorosi, le loro celate manie. Perché di questo si tratta. È un disturbo che rientra nella famiglia delle ossessioni. Si esplicita in un comportamento morboso, in un legame ossessivo tra la persona e la cosa. Tanto che la sessuologa Amy Masch ha definito l’oggettofilia come un «vero e proprio orientamento sessuale». «L’oggettofilia si basa sulla credenza che gli oggetti possano avere un’anima come qualsiasi essere vivente. L’oggettofilia può essere considerata una forma di immaturità affettiva e sentimentale per la fobia verso qualsiasi forma di sofferenza indotta dall’uomo», spiega Mio lì Chiung, psicoterapeuta e responsabile dello studio Salem. Famoso è il caso di Erika Eifffel, una donna che ha perduto la testa per la torre Eiffel. Tanto da convogliare a nozze con il monumento simbolo di Parigi. Chiariamo: s’era così tanto fissata con la torre, che ha riunito i suoi amici più intimi per celebrare una cerimonia per dichiarare il suo amore eterno per Eiffel. Ne ha fatto costruire anche piccole miniature, per portarsele dietro ovunque. Persino nel talamo, ha esplicitato più volte, sorvolando sui dettagli della passione. La radice della patologia solitamente si ritrova in un trauma. Un divorzio, la perdita di una persona cara, una storia d’amore deludente. L’oggettofilo scappa dalla realtà, deluso dal mondo. S’allontana dall’amore carnale e sceglie l’oggetto inanimato. L’edificio, il pilastro, il ponte, il quadro, il bracciolo di una sedia. «Amando un oggetto vengono evitati tutti i sentimenti di perdita, dolore e sofferenza», spiega Mio lì Chiung, «si tratta di una patologia psichiatrica collegata a traumi sentimentali o sessuali avvenuti nel passato». Erika Eifffel, insieme a Eija-Riitta Eklöf-Berliner-Mauer, donna svedese innamorata del muro di Berlino, da qualche anno ha aperto un sito internet ?Objectùm Sexuality Internationale?, che fornisce supporto agli oggettofili, che si raccontano all’interno del forum. il riscaldatore Un signore, Mark, di 54 anni, confessa in poche righe di essersi innamorato di un riscaldatore elettrico. Era nello scantinato di suo zio. L’ha ripulito dalla polvere che ne nascondeva il colore bianco e se l’è portato a casa. Ama la sua forma, le sue pieghe che sembrano onde del mare lo affascinano. Lo fotografa tutti i giorni nelle pose più strane. Lo camuffa, lo traveste con cappelli e merletti come se fosse una persone. Ma non lo è. Di recente, invece, ha fatto scalpore la storia di Amanda, la 34enne fidanzata addirittura con il suo lampadario. Se l’è tatuato persino sul braccio, per dimostrare il legame fortissimo con l’oggetto ?conosciuto? su ebay e con il quale è stato amore a prima vista. Sarah, altra utente del blog degli oggettofili, si è innamorata della sua penna. Una stilografica blu. Se la porta ovunque, la tiene tra le dita, la protegge dalle cadute e dagli occhi indiscreti. A chi gliela chiede in prestito per annotarsi un appunto, risponde con un categorico no, come una fidanzata gelosa che protegge l’innamorato dagli sguardi lascivi delle donne.