il Giornale, 15 dicembre 2018
Agli americani di Blackrock fa più paura il debito dei tedeschi
L’intervento di giovedì scorso del presidente della Bce, Mario Draghi, è andato a segno. Perchè ai piani alti di Blackrock è partito il «contrordine, compagni»: comprare Btp, vendere Bund tedeschi.
Parliamo della più grossa società di investimento al mondo, capace di spostare masse di miliardi di dollari con un clic. Una sorta di esploratore del mercato che, quando suona la carica, viene seguito a ruota dagli altri investitori internazionali, ma anche un interlocutore strategico di governi e autorità. Il gigante guidato da Larry Fink ha in gestione oltre 6mila miliardi di dollari in fondi comuni e dopo Draghi ha aggiornato il mercato il mercato circa i suoi investimenti futuri sui debiti sovrani nel mondo. Nella sua nota sul reddito fisso emessa dopo il meeting di giovedì a Francoforte: «In termini di posizionamento, manteniamo una piccola posizione lunga in titoli di Stato italiani, una corta invece sui Bund tedeschi e deteniamo posizioni selezionate in obbligazioni societarie europee».
Ma perchè il colosso Usa ha cambiato strategia? Il governatore della Bce ha confermato la politica monetaria con la chiusura del programma di Quantitative Easing e il riacquisto dei titoli già in portafoglio (2.600 miliardi di euro in totale) per un periodo che gli analisti hanno interpretato in due anni, a fine 2020. Inoltre Draghi ha detto che la Bce «possiede strumenti per affrontare qualunque rovescio futuro», una frase ripresa subito dai siti finanziari americani. Blackrock ritiene quindi che l’Eurotower terrà «un approccio cauto e misurato prima di ritirarsi in maniera definitiva dalla politica monetaria espansiva». Certo, Draghi ha anche rivisto al ribasso le stime sulla crescita europea, ma gli investitori americani (e non solo) hanno apprezzato il calo di tensione tra Roma e Bruxelles sul rapporto deficit/pil che riduce il rischio di una Italexit dall’euro.
Meglio tardi che mai. Considerando che in pochi mesi lo spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi a dieci anni era schizzato da 120 a 300 con l’effetto che i Btp sono stati oggetto di grosse vendite sul mercato, soprattutto da parte dei big esteri che hanno temuto un’uscita del Paese dall’Eurozona. Da maggio in poi, stando ai dati di Bankitalia, la loro esposizione in Bot e Btp risulta diminuita di 68 miliardi.
La stessa musica è suonata tra i piccoli risparmiatori privati – famiglie e imprese – la cui esposizione è scesa di circa 5 miliardi. Perché i rialzi dei rendimenti sono associati a una maggiore volatilità che potrebbe incidere negativamente sulla redditività se il cliente volesse smobilizzare l’investimento prima della scadenza.
Ieri mattina, però, il rendimento del Btp biennale è arrivato a toccare un minimo allo 0,45% riportandosi su livelli che non si vedevano proprio da fine maggio, con lo spread chiuso a 270 punti. Resta sotto la soglia del 3% il rendimento del decennale che ha terminato la seduta al 2,95 per cento.