Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  dicembre 15 Sabato calendario

Intervista a Cinzia Leone: «L’ironia ci salverà dalle paure infondate»

Cinzia Leone is back. È tornata in televisione con la sua incredibile energia e con la forza del suo personaggio. L’abbiamo rivista nel programma (di sole 4 puntate, ahimè) di e con Serena Dandini mattatrice, Gli Stati generali della Tv delle ragazze, che è appena terminato su Raitre. Un programma intelligente, con personaggi vecchi e nuovi. Da Angela Finocchiaro a Corrado Guzzanti, Francesca Reggiani e Carla Signoris, solo per citarne alcuni. La figura senza tempo della signorina Vaccaroni, creatura di Cinzia Leone, è quella che forse ha più risvegliato sopiti amori e anche qualche coscienza.
Cinzia Leone, è cosi?
«Sì, abbiamo ottenuto ottimi risultati, nessuno si aspettava un così grande riscontro. Ed è sull’onda di questo successo che speriamo di riprendere a gennaio. Serena Dandini ci sta pensando, vediamo». 
E secondo lei qual è il motivo? Siete su Raitre, considerata da tutti una tv di nicchia.
«Credo semplicemente che se fai un programma di buona qualità, con delle idee, dei testi ( e quindi dei pensieri), le persone ti seguono. Siamo travolti da trasmissioni dove non succede nulla, a parte finte relazioni amorose improvvisate o volgarità estemporanee. I temi delle Ragazze appartengono a tutti, specialmente in questo momento».
E la signorina Vaccaroni?
«Lei è fantastica, perché non subisce l’usura del tempo. Anzi, cerca di stare anche al passo con le mode: cambia colore dei capelli, ad esempio, e rimane superpartes con il suo pessimismo senza speranza».
In che senso?
«La Vaccaroni è un personaggio che avevo inventato molti anni fa. Anche allora vivevamo una crisi importante, si era svalutata la lira, la politica arrancava. Ma lei, allora come adesso, si può permettere qualsiasi battuta, è surreale e proprio per questo vicina al popolo. Ha in sé un germe di carità molto potente, sintetizza il terrorismo collettivo. È tragica ma alla fine anche consolatoria».
E la Pizza di fango del Camerun, la sua battuta sul fatto che la lira svalutata veniva battuta perfino da questo tipo di moneta di scambio?
«È uno scudo contro le manifestazioni di razzismo che stanno invadendo il nostro Paese. Penso sia l’unica maniera per rispondere ad argomenti folli. Fare di questa moneta la più forte valuta del pianeta - una sola Pizza vale oggi 2Ferragni e un Fedez, domani 2 Ronaldo o due Kardashians -, cioè giocare con cose improbabili, con il Camerun con un Pil superiore a quello degli Stati Uniti, è un modo per rispondere all’infondato clima di paura che ci sta consegnando agli spettri del passato».
Allora perché la Vaccaroni dice che in Italia si sta bene?
«Perché lei è un’impiegata statale. Una fedelissima allo Stato ancora più dell’Arma dei Carabinieri. Trova sempre un capro espiatorio: la terribile Troika, le banche, i mutui. Insomma la colpa non è mai la nostra».
Ma è la stessa del 1992?
«Non proprio. Si è sviluppata, ha più spazio, più respiro e si guarda intorno. Per esempio quando le crollano alberi in casa. Alla fine cammina tra i rami, si abitua. E tu pensi al disastro idrogeologico del nostro territorio, a chi è ancora senza casa dopo tre anni dal terremoto ma ha il coraggio di sopportare una situazione simile. Piano piano indago il suo privato: per ora la casa, poi vedremo, magari scopriremo la sua intimità. La Vaccaroni è un’avanguardista, non è una conservatrice».
Le è mancata la televisione?
«L’ultimo programma a cui avevo partecipato mi pare fosse nel 1996, Tunnel. Ho fatto tanto teatro, nel frattempo. Dopo la malattia che mi aveva colpito è stata durissima. All’improvviso ti rendi conto di essere senza identità. Ho dovuto lavorare molto su me stessa, nel profondo. La malattia mi ha fatto a lungo riflettere. Su tutto: sulla politica, sulla vita, sulle persone. Mi ha salvato l’istinto artistico, la consapevolezza che senza questo lavoro che amo non ce l’avrei fatta. E il superamento di quest’esperienza mi ha rimessa in pista. Gli Stati generali della Tv delle ragazze mi hanno dato la chiave per buttare alle spalle tutto il dolore che ho conosciuto. E questo ha un enorme significato per me. Il mio bagaglio artistico è cresciuto insieme al mio lavoro sulla vita».
Programmi?
«A gennaio dovrei essere a teatro. Ma penso anche che si stia manifestando un nuovo scenario. Sono ottimista, mi aspetto che arrivi qualcosa di buono, a partire da me stessa. E al contrario di quello che pensa la Vaccaroni, nessun baratro, solo pensieri positivi».