Corriere della Sera, 15 dicembre 2018
Il bilancio di Aldo Grasso su X Factor
Tempo di bilanci per «X Factor». Dopo la maestosa finale dal Forum, che ha decretato il successo del rapper Anastasio e di Mara Maionchi, si può azzardare qualche riflessione sull’edizione appena conclusa e sulle prossime sfide che lo show ha di fronte.
Prima considerazione, «X Factor» resta uno dei programmi esteticamente più belli e meglio realizzati della nostra tv: il fasto produttivo c’è e si vede tutto. Messa in scena e allestimenti superbi, ospiti italiani e internazionali, scrittura del famigerato «percorso» dei concorrenti: tutto concorre all’impressione di un evento premium, che ha innalzato gli standard di spettacolo a cui è abituato il pubblico tv italiano. Seconda considerazione: in un panorama affollato, in cui i social fanno ormai la parte del leone, il programma è ancora in grado di scoprire e lanciare in pochi mesi dei talenti, trasformandoli in progetti musicali mainstream (vedi il caso Måneskin e, s’immagina, quello di Anastasio e Naomi).
La spettacolarità e un giusto cast di concorrenti hanno tenuto alta l’asticella dello show, coprendo quella che è stata la principale debolezza di questa stagione, la giuria, per cui serve ora un azzeccato refresh. Dopo i noti problemi con Asia Argento, l’ingresso di Lodo Guenzi non ha lasciato il segno (se non come «meme»), e forse a lui non si poteva chiedere di più. Mara Maionchi fa il suo, ma non si può pretendere che tenga in piedi da sola tutta la baracca. Il grosso problema sono stati Fedez e Manuel Agnelli: ci si aspettava carisma oltre alla competenza musicale, ma l’impressione è stata quella che fossero stanchi (annoiati?) e concentrati su altro.
Un’ultima nota: la finale si è aperta con un commovente ricordo della tragedia di Corinaldo e delle sue giovanissime vittime innocenti. Una bella idea, senza retorica, realizzata con un linguaggio vicino ai coetanei delle vittime.