Corriere della Sera, 15 dicembre 2018
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Biografia di Beatriz Gutiérrez, la «non First lady»
Anche se rifiuta di recitare il ruolo della First lady , perché «si tratta di una funzione élitista basata sulla convinzione che esistano donne di prima e altre classi», Beatriz Gutiérrez Müller, moglie del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, non sembra destinata a interpretare la parte del fantasma durante il «sexenio» appena inaugurato. È chiaro che si possono fare molte cose più utili di quanto non sia comparire nelle occasioni ufficiali. Guidare la «Coordinación Nacional de Memoria Histórica y cultural», per esempio, come è stato già deciso. Oppure cantare una canzone: un intenso omaggio personale, politico e affettivo.
Anche adesso, due settimane dopo l’insediamento di Amlo (così lo chiamano tutti), non lascia indifferenti guardare il video di Hoy despierto, («Oggi mi sveglio»), il pezzo interpretato da Beatriz insieme al musicista José Portilla durante la campagna elettorale conclusasi con il trionfo dell’alleanza progressista «Morena». Lo hanno dedicato «a tutti coloro che hanno lottato per la democrazia e a quelli che sono morti senza avere la felicità di vedere il nostro sogno realizzarsi». Parole chiare, immagini di troppi momenti oscuri.
Nata nella capitale, quarantanovenne, figlia di una cilena di origine tedesca e di un messicano, Beatriz si è laureata a Puebla in Scienze della comunicazione, ha fatto la giornalista a El Universal , insegnato, scritto libri. Amlo lo ha conosciuto mentre era sindaco di Città del Messico, iniziando a collaborare con lui nel governo della città e assistendo da vicino anche alle due sconfitte elettorali di un uomo che è arrivato alla presidenza solo dopo aver combattuto molte battaglie.
Se Beatriz lo aiuterà, Amlo dovrà cercare di mantenere le promesse fatte in questi mesi, evitando le tentazioni autoritarie della sua concezione «diretta» del potere. Ma soprattutto ha la grande responsabilità di trovare soluzioni per affrontare emergenze croniche come la guerra della criminalità organizzata, le migrazioni, la povertà, la corruzione. Secondo lo scrittore Jorge Ibargüengoitia i messicani «fanno fatica a capire che non esistono problemi insolubili di per sé». Più il tempo passa, più sembra però che abbiano ragione a pensarlo.