Corriere della Sera, 14 dicembre 2018
Il pacchetto perfetto
Fondamentale la pazienza, unita a una geometrica creatività. Così i giapponesi del far pacchetti con la carta hanno fatto un’arte. Derivata dall’origami. Se si ha l’occasione di fare un acquisto nell’Impero del Sol Levante si partecipa al rito, non solo in momenti particolari come può essere il Natale, ma durante tutto l’anno. Loro lo sanno bene che il pacchetto è parte integrante del dono stesso e del rito del donare.
Lo è diventato anche in Occidente e in particolare durante le festività. Se si sbaglia involucro il regalo perde di valore. Anche tanto. Ne è consapevole la britannica Jane Means, assurta agli onori di The Times, quale guru dell’arte dell’impacchettamento: tra i suoi clienti da Victoria Beckham al principe Carlo. Da lei sono andati a scuola lo staff di Highgrove House, residenza del futuro monarca del Regno Unito ma anche quello di Fortnum & Mason. Means, 49 anni, nel 1995 cambia vita e da fiorista decide di intraprendere il gift wrapping business, affascinata dalla metodologia giapponese dell’uso della carta: inizia l’attività di avvolgitrice di regali.
Ma come si ottiene il pacchetto perfetto? Piccoli accorgimenti indicati da Means sono l’uso del biadesivo per fermare la carta, quest’ultima mai in eccesso se si avvolgono scatole; se si devono avvolgere oggetti di forma irregolare, scegliere materiali plasmabili come carta crespa, tessuto o cellophane. Il vero segreto è riuscire a creare l’effetto sorpresa con la sorpresa. Regali una bottiglia di vino? Confezionala in modo che appaia altro. Impacchettare o avvolgere oggi è diventata un’arte con i suoi codici. Proprio a partire dall’involucro: basti pensare alle scatole arancio di Hermès, infinite le misure e fiocco essenziale, oggi simbolo della griffe come borse e foulard. Ma può diventare anche benefico: in questo periodo a Milano La Rinascente ha affidato alla onlus Cesvi le confezioni regalo natalizie per sostenerne le attività. «Il cambiamento dell’approccio al pacchetto inizia diversi anni fa. Proprio dai fiori, avvolgendoli non più nel cellophane, ma in carte simili a quelle da pacco. Un cambio di stile» evidenzia Ingrid Blume, responsabile del negozio milanese vicino a Brera di Frida’s, nota catena italiana di negozi di fiori. Fiorista (ex) Jane Means, fiorista Blume. Anche lei a Milano crea pacchetti perfetti per regali d’impatto. «L’idea del doppio involucro per ottenere l’effetto sorpresa con il dono è molto richiesto». Ma il pacchetto perfetto? La bionda fiorista rivela: mettere il dono, anche se ha una sua scatola, in un’altra di misura più grande; arricchirla all’interno con decorazioni; mettere la doppia confezione in un sacchetto scelto ad hoc e da non chiudere con la graffettatrice, ma con un fiocco; accompagnare il sacchetto con un biglietto scritto a mano e mai scontato. «Lo scrivere un testo, come il suo contenuto, sono un’arte. Parte integrante del dono. Anzi dono loro stessi», dice Chen Li, calligrafa cinese formatasi in Italia, ora vive a Torino dove è la mano armata di pennino e inchiostro degli Agnelli; corsi alla Fondazione Prada di Milano. «Sto realizzando una serie di biglietti di auguri natalizi curando tutto, dalla scelta della carta al colore dell’inchiostro. Con una copy ideiamo i testi. Regalo e pacchetto, benché perfetti, senza un biglietto scritto a mano e con il cuore si dimenticano presto».