il Fatto Quotidiano, 14 dicembre 2018
Ossessione selfie: ecco il vero scontro di inciviltà
Deve essersi sentito molto figo il fotografo danese Andreas Hvid quando ha potuto comunicare al mondo la sua impresa. Quando ha caricato prima un’anteprima su Instagram e poi un video su YouTube in cui mostrava di aver aggirato la sicurezza intorno alle piramidi egizie, di essersi arrampicato con la sua ragazza fino alla cima della piramide più alta di Giza e poi lassù, di aver fatto sesso con lei (sebbene lui affermi che era solo una foto in cui erano nudi uno sopra l’altro). Meglio di Reinhold Messner che scala l’Everest senza ossigeno, insomma.
L’impresa fa il giro del mondo, la foto finisce su quotidiani, tg e siti di informazione, arrivano migliaia di commenti sui suoi canali social, sembra davvero una campagna di comunicazione strepitosa. Già. Ma cosa voleva comunicarci Andreas Hvid? Che è un esploratore? Che è un impavido? Che è un provocatore? Non lo so. So però quello che ha comunicato a me, e cioè che è un perfetto idiota. Esibizionismo e manie di grandezza sono vecchie quanto le piramidi, altrimenti pure i faraoni si sarebbero fatti seppellire sotto un sasso con due fiori come tutti, ma qui il discorso è molto più ampio e tocca vari temi che hanno a che fare con l’utilizzo dei soliti social e con l’importanza di viaggiare con coscienza. Per se stessi e pure per gli altri.
Salire sulle piramidi è espressamente vietato. È pericoloso e dannoso per la conservazione di monumenti che hanno resistito 4000 anni a saccheggi, erosione e intemperie, ci manca pure che vengano danneggiati dai turisti coglioni. Questo è un concetto che nell’era di Instagram è difficile da inculcare.
Viaggio molto durante l’anno e mi tocca assistere a scene di turismo incivile che è quasi sempre provocato dalla somma esigenza di fare lo scatto più d’effetto su Instagram. Negli ultimi due anni ho visto bambini arrampicarsi sui resti di Pompei con i genitori sotto che scattavano foto, turisti di ogni nazionalità vestiti come per un servizio su Vogue scalare templi millenari di Bagan in Myanmar (ce ne sono 2500 in un’area trattata come un set fotografico o un luna park, quando si può salire per legge solo su cinque templi in tutto) e farsi fotografare in cima, abbracciati alla sommità della pagoda. Basta cercare su Instagram #bagan per rendersi conto di quanti scatti patinati laggiù calpestino la storia e le leggi locali. Di quante ragazze truccate da sabato sera, con l’abito lungo e il capello fresco di piega vadano a farsi ritrarre al tramonto sui templi per avere la foto profilo perfetta. Lo stesso succede in molti altri siti archeologici: Indonesia, Cambogia, Giordania, India. Ci lamentiamo dei turisti che fanno il bagno nella fontana di Trevi, ma nel mondo le cose vanno decisamente peggio.
Ma torniamo al fotografo danese in cima alla piramide di Cheope per qualche like in più. Ci sarebbe da ricordare che un eventuale arresto in Paesi i cui governi non sono tra i più amichevoli, le cui leggi e regole sono tradizionalmente poco elastiche (l’Egitto non è Las Vegas) e le cui carceri non sono dei centri benessere, può scomodare diplomazia, ministeri, ambasciate, famiglie in patria, studi legali. Immaginate con quanto entusiasmo la Danimarca avrebbe trattato per la scarcerazione di due pirla che erano saliti su una piramide per copulare a favore di camera.
Infine, c’è un discorso più complesso che ha a che fare con i viaggi e gli strumenti culturali per viaggiare. Le compagnie low cost e l’abbattimento dei prezzi hanno permesso a milioni di persone di vedere Paesi che fino a cinque, dieci, vent’ anni fa erano costosissimi da raggiungere. Oggi ci sono Paesi presi d’assalto che fino all’altroieri erano mete di nicchia. Spesso chi li visita non conosce tradizioni, cultura, mentalità, storia, religione professata in quei Paesi. Anni fa fece storia e scalpore la foto di Corona e Belén nudi sul pontile alle Maldive. Ci si soffermò sul gossip. Nessuno fece notare che si trovavano non solo in un paradiso terrestre tra palmizi e acque turchesi, ma pure in un Paese musulmano. In cui è vietato il nudismo, figuriamoci accoppiarsi nudi in pubblico. Sembra una sciocchezza, ma non lo è. Il rispetto della legge e della cultura di un posto non è utile solo a se stessi ma lo è anche per i viaggiatori che verranno.
I due fessi che sono saliti sulla piramide e che hanno sbeffeggiato la sicurezza di un Paese, una cultura millenaria, un sito ritenuto sacro, non hanno fatto un gran favore ai turisti – specie occidentali – che andranno in quella valle in futuro. Ci sono ostilità striscianti, diffidenza o fanatici che sarebbe bene non provocare. Abbiamo invaso Paesi che fino a qualche decennio fa non conoscevano il turismo con le nostre macchine fotografiche, i nostri short, i nostri bastoni per il selfie, le nostre effusioni esibite e non capiamo che viaggiare intelligentemente è adeguarsi, non trasgredire, imporsi, violentare.
In Iraq, due anni fa, una guida locale mi disse che della gente del posto era turbata dal fatto che io e il mio fidanzato di tanto in tanto ci dessimo un bacio sulla guancia. Quest’estate, nel mercato di una città poco turistica del Perù, mentre scattavo foto le donne mi lanciavano la frutta e un uomo è venuto a dirmi “El peru y mi casa!”. Un maldiviano, anni fa, mi spiegò che per i ragazzi del posto assunti nei villaggi turistici l’impatto con le occidentali mezze nude in spiaggia era traumatico: alcuni di loro che venivano da atolli sperduti, a malapena avevano visto le caviglie scoperte di una donna. Avevano ragione loro. Gli iracheni, i peruviani. I maldiviani. Tutti. Poi può non piacermi un luogo, un’atmosfera, una mentalità, ma sono io che scelgo di andare.
Viaggiare è capire, non imporsi. I due fessi danesi hanno dimostrato come si può viaggiare rimanendo fermi. Nell’ignoranza, nell’imprudenza, nell’arroganza 2.0 in cui non vince chi vede il posto più bello, ma chi ottiene lo scatto più instagrammabile. Del resto, i faraoni per il loro viaggio nell’aldilà si portavano dietro oggetti, fiori, gioielli e vettovaglie. A noi, per sentirci immortali, basta un account e un bastone per il selfie.