il Giornale, 14 dicembre 2018
Il mistero di Bohemien Rapsody
Secondo la critica, Bohemian Rhapsody era un pasticcio «ideologicamente» irricevibile e musicalmente inascoltabile. Il singolo dei Queen, quasi sei minuti, era articolato in sezioni e conteneva una ballata, un inserto operistico e un’esplosione di chitarre (...)
(...) rock. Tratto dall’album A Night at the Opera (1975), il brano fu considerato la massima espressione del kitsch che caratterizzava la musica magniloquente di tanti gruppi anni Settanta.
Mentre la critica si lamentava, il pubblico ascoltava e sanciva il successo inarrestabile della canzone. Da poco Bohemian Rhapsody ha infatti superato 1,6 miliardi di ascolti a livello globale in Rete, conquistando un nuovo record e scalzando dalla vetta Smells Like Teen Spirit dei Nirvana e Sweet Child O’Mine dei Guns ’N Roses. Bohemian Rhapsody è il brano del XX secolo più ascoltato al mondo in Rete (Spotify, Apple Music, Deezer e YouTube) e probabilmente in assoluto. Allo streaming bisogna aggiungere i milioni di copie vendute, il primo in soli due mesi. Festeggia il chitarrista Brian May: «Così il fiume della musica rock si è trasformato in un ruscello (questo il significato di stream in inglese, ndr). Sono felicissimo che la nostra musica continui a scorrere al massimo». Senz’altro un ruolo nel sorpasso deve averlo giocato l’omonimo film, uscito nelle sale da qualche settimana. Il lungometraggio, dedicato a Freddie Mercury e alla storia dei Queen, ha seguito il tragitto della canzone da cui prende il titolo. La critica lo ha massacrato ma ha registrato incassi clamorosi (anche in Italia ed è ancora nelle sale). Al momento il film di Bryan Singer ha portato a casa circa 600 milioni di dollari. Rami Malek, protagonista della pellicola, è candidato ai Golden Globe per la sua esaltante interpretazione di Freddie Mercury e potrebbe ricevere una meritata candidatura anche agli Oscar 2019.
E dire che la canzone non era nata sotto i migliori auspici. L’etichetta discografica rimase di sasso quando la band impose che il singolo per lanciare A Night At The Opera (uno dei dischi più costosi del periodo) durasse sei minuti: nessuno l’avrebbe trasmesso in radio. Freddie non era d’accordo. Fece arrivare, in segretezza, Bohemian Rhapsody all’amico dj Kenny Everett e lo convinse a passarlo quasi ininterrottamente sulla popolare Capital FM per 48 ore. L’esperimento fu baciato dalla fortuna. La mini rock opera conquistò gli ascoltatori. Bohemian Rhapsody fu il primo singolo dei Queen ad entrare nella classifica USA e restò al primo posto della classifica del Regno Unito per nove settimane (record). Nel 1992 fu rilanciato dalla colonna sonora del film Fusi di testa e rientrò in classifica, così come accadde dopo la morte di Freddie Mercury (1946-1991). Nel 2000 è stato eletto «canzone del secolo» nel Regno Unito, dove è il terzo singolo più venduto di sempre e il secondo più trasmesso nella storia della radiofonia britannica.
La lavorazione di Bohemian Rhapsody fu complessa. Ci vollero sei settimane, all’epoca un’eternità, per inciderla. Il mito vuole che i sei (!) studi di registrazione abbiano finito i nastri a disposizione. Solo per le voci, furono utilizzati 180 nastri e realizzate 70 ore di parti d’opera. Nessuno, a parte Mercury, aveva il quadro della situazione. E Freddie vagava per lo studio cercando di rimettere assieme il testo scritto su foglietti strappati da un elenco del telefono... Il pianoforte suonato da Mercury fu lo stesso che John Lennon utilizzò per incidere Hey Jude. Resta poi il mistero di cosa significhi la canzone, la confessione di un omicidio (metaforico, ma qualcuno non è d’accordo) che finisce con il liberare il killer dalla menzogna. Testimonianza di Brian May: «Freddie era una persona molto complessa. Irriverente e divertente in superficie, ma con un’anima che arrivava a strane profondità. Della sua infanzia non ha mai parlato molto, ma c’è molto di se stesso e delle sue origini in quella canzone. Non credo sapremo mai quale sia il significato di Bohemian Rhapsody, ma anche se lo sapessi non lo direi». Secondo la biografa Lesley-Ann Jones, Bohemian Rhapsody è l’outing del cantante. All’epoca il leader dei Queen era legato alla compagna Mary Austin, ma era già consapevole di essere omosessuale. La verità? Non la sapremo mai.