La Stampa, 14 dicembre 2018
Grillo irritato col governo per la politica ambientale
Beppe Grillo è molto contrariato per la piega che sta prendendo la politica ambientale del governo. Il fondatore del Movimento 5 Stelle ne ha parlato con alcuni amici con cui da anni si consulta sui temi che gli stanno a cuore – rifiuti, inquinamento, mobilità. La sua sensibilità è nota: del resto l’ambiente è una delle cinque stelle presenti nel simbolo del Movimento sin dalla costituzione nel 2009.
Sebbene il fondatore sia decisamente distaccato dalle vicende politiche romane e guardi all’esperienza di governo senza entusiasmo, non cessa di occuparsi di argomenti che hanno segnato la sua vita e la sua esperienza artistica negli ultimi trent’anni. Quando leggeva libri o articoli che considerava interessanti, contattava l’autore e lo tempestava di domande. Talvolta lo invitava a cena per presentarlo a Gianroberto Casaleggio. Parte di quei contatti, assai qualificati nel mondo ambientalista, sono ancora attivi e gli forniscono informazioni dettagliate e opinioni autorevoli.
Grillo ha dunque raccolto ed elaborato non poche perplessità sulle scelte ambientali del governo. Il disinvolto ricorso ai condoni edilizi (prima per Ischia, poi per le altre zone terremotate) con i parametri della più estesa sanatoria, quella craxiana del 1985. L’allentamento (di venti volte) dei limiti allo smaltimento dei fanghi da depurazione sui suoli agricoli, norma inserita nel decreto Genova e contestata da associazioni come Wwf e Medici per l’ambiente.
Per non dire dei voltafaccia su Ilva e Tap. Su Taranto, Grillo si era espresso con un video intitolato «Che il cielo sopra l’Ilva diventi sempre più blu» e pubblicato il 7 giugno, all’indomani del voto di fiducia al governo Conte. Proponeva una «riconversione ecologica» dell’Ilva sul modello della Ruhr tedesca. Di Maio ha invece concluso la cessione dell’acciaieria ad ArcelorMittal.
Quanto al gasdotto che finisce sulla costa pugliese, Grillo nel settembre 2014 aveva partecipato alla marcia No Tap da San Foca a Melendugno e davanti a 600 persone aveva proclamato: «Restiamo uniti in questa battaglia. La Tap non la faranno mai. Se qualcuno metterà l’esercito, noi metteremo il nostro». Il governo giallo-verde ha dato l’ok al gasdotto e schiera le forze dell’ordine a difesa del cantiere contro i manifestanti No Tap.
Anche la gestione della questione rifiuti ha contribuito a irritare Grillo. Dall’inerzia del ministero nel contrasto ai roghi degli impianti (uno ogni due giorni in tutta Italia, un’emergenza criminale senza precedenti) al blando impegno sul caso Roma. Su cui Grillo è costantemente informato data la sua consuetudine telefonica con Virginia Raggi, non inferiore a quella della sindaca con i ministri pentastellati.
La situazione nella Capitale (precaria ben prima dell’incendio dell’altro giorno all’impianto sulla Salaria) viene affrontata da mesi con inconcludenti tavoli ministeriali. E in previsione del picco natalizio di produzione di immondizia, finora ci si sta limitando alla moral suasion. Come curare un paziente in fin di vita con una tisana alle erbe.
Anche l’abolizione in sé positiva del Sistri, contestato e misterioso sistema di tracciabilità dei rifiuti, rischia di favorire il business del turismo della spazzatura senza un’adeguata alternativa, al momento non prevista. Per altro verso, Grillo non è insensibile alle lamentele di militanti storici del M5S e ambientalisti della prima ora (ultimo Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club) sull’inerzia governativa su clima ed economia circolare.
Grillo ha esternato un certo disappunto per l’esito della scelta del generale dei Carabinieri Forestali Sergio Costa come ministro. Prima delle elezioni, aveva segnalato a Di Maio altri nomi. In particolare quello di una donna, nota tra gli addetti ai lavori e con esperienza nelle amministrazioni pubbliche. Non ha superato il terzo colloquio con il braccio destro di Di Maio, gli era stato detto. A quel punto, fidandosi delle rassicurazioni del futuro vicepremier, aveva accettato Costa, sponsor l’eclettico Vincenzo Spadafora.
Ora emergono ripensamenti, soprattutto dopo che Grillo ha intercettato i malumori per la squadra che governa il ministero. Dal capo di gabinetto Petrillo al capo segreteria Mamone Capria. Tutti, come Costa e Spadafora, ex collaboratori di Alfonso Pecoraro Scanio, quando l’ex leader dei Verdi era ministro. Dell’Agricoltura nel 2000 e dell’Ambiente nel 2007, all’epoca dell’infausta emergenza rifiuti in Campania.
Ecco, il fondatore si chiede se sia accettabile per il Movimento la delega della politica ambientale a una «filiera campana» che con il suo Dna ha poco a che fare.