il Fatto Quotidiano, 13 dicembre 2018
Tutti gli scivoloni francesi sui terroristi schedati
La lotta al terrorismo è zeppa di imprevisti. E di contraddizioni. Parigi ha varato da tre anni una poderosa e costosissima macchina preventiva che coinvolge forze speciali, attività specifiche (intercettazioni telefoniche, controllo traffico Internet e chat, schedature dei potenziali terroristi, monitoraggio delle collusioni, delle conversioni e degli indottrinamenti in carcere, collaborazioni transnazionali con le polizie, ecc…).
Eppure, non è bastato ad impedire gli attacchi del Bataclan, la strage della Promenade des Anglais di Nizza, e la sparatoria di Strasburgo.
Alcuni dei kamikaze del Bataclan erano noti, in Belgio, per le loro contiguità con l’estremismo islamico: ma gli scambi d’informazione coi servizi francesi erano tarati da diffidenze reciproche. Incomprensibili e insopportabili dopo l’attentato a Charlie Hebdo (7 gennaio 2015) perché erano emersi legami tra basisti islamici francesi e individui sospettati di connessioni con foreigner fighter originari di Moelenbeck, uno dei municipi di Bruxelles.
Dicono le autorità francesi che hanno prevenuto decine di attentati e neutralizzato parecchi militanti del jihad in questi tre anni. Di certo, per tranquillizzare l’opinione pubblica, si sono visti pattuglioni nei centri delle città, controlli nei locali pubblici, barriere per impedire attacchi con auto o camion kamikaze. Un deterrente. Ma imperfetto. Come l’imponente mobilitazione di polizia e gendarmi (89 mila uomini!) per le manifestazioni dei Gilet gialli l’8 dicembre scorso che non ha affatto impressionato il terrorista della casa. Anzi. L’ha indotto a colpire nel momento della quiete dopo la tempesta, quando ci si prepara alle nuove minacce, dimenticando quelle vecchie.
Tuttavia, sconcerta che ad agire non sia stato uno sconosciuto, bensì uno schedato nei dossier “S”, che riguarda chi è riconosciuto come una “minaccia per la sicurezza nazionale”. Sono tanti, in Francia, gli “S” radicalizzati islamici: tra i 10 e i 12 mila. Troppi. Per controllarli seriamente, occorrerebbero almeno 50 mila uomini. E miliardi che non ci sono.
Il risultato è Strasburgo: elusione dei controlli, depistaggi (l’attività criminale). La fuga. Sigillo ignominioso di un sistema che non garantisce la sicurezza assoluta, anche dopo un attentato.
Successe la terribile notte del Bataclan, quando Abdeslam Salah, unico superstite dei commandos suicidi che attaccarono Parigi il 13 novembre del 2015, si dileguò. Fu stanato a Bruxelles il 18 marzo 2016 (nel frattempo bersaglio di due devastanti attentati, uno all’aeroporto l’altro alla metropolitana).
Oggi la fuga del terrorista Cherif Chekatt appare incredibile. Com’è sgusciato tra i posti di blocco? Ce lo chiedemmo anche per Anis Amri, il killer che lanciò a Berlino, il 19 dicembre 2016, un camion sulla folla del mercatino di Natale nella Breitscheidplatz, uccidendo 12 persone. Venne riconosciuto e ucciso il 23 dicembre alla stazione di Sesto San Giovanni. Voleva proseguire sino in Puglia, dove apparentemente pensava di trovare rifugio sicuro. Per quattro giorni aveva eluso le polizie di mezza Europa. Grazie a qualche complice di cui nessuno sapeva nulla.
Il problema di una prevenzione zoppa è un fenomeno generalizzato. Spesso, frutto di circostanze inquietanti. In Belgio, per esempio, favorita dalla rivalità fra intelligence francofone e fiamminghe. In Germania non ha funzionato la caccia all’uomo.
In Spagna, l’attentato del 17 agosto 2017 alle Ramblas di Barcellona (13 morti), era stato preceduto da indizi che potevano indurre la polizia a individuare i terroristi. Cinque dei quali furono intercettati solo poche ore dopo la strage, a Cambrils, e liquidati dai Mossos d’Esquadra che persero nella sparatoria un agente. La Cia aveva avvertito che Barcellona era nel mirino dell’Isis. Perché i Mossos non indagarono sulla sospetta esplosione di 120 bombole del gas che distrussero una casa di Alcanar, il 16 agosto, alla vigilia dell’attentato di Barcellona? Perché non bloccarono l’accesso alle vulnerabili Ramblas, soprattutto dopo la tragedia di Nizza?