I segnali
Spiegava appena quindici giorni fa il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, Maurizio Romanelli, in occasione dell’arresto di un palestinese che a Macomer stava progettando un attentato chimico: «La sconfitta militare dell’Isis in Siria, peraltro neanche completa, incide sulla sua capacità di organizzare grosse azioni in Europa, ma non sulla forza del richiamo che ancora esercita su lupi solitari e micro gruppi radicalizzati. La propaganda jihadista non si è fermata: si è abbassata la qualità dei messaggi, tecnicamente meno elaborati di un tempo, ma non meno pericolosi». Dunque, il livello della minacciaterroristica, anche in Italia, non può che rimanere alto.
La cronaca documenta il ragionamento di Romanelli: nei sedici mesi trascorsi tra l’ultimo grande attentato terroristico di matrice islamica in Europa (Barcellona, 17 agosto 2017) e la sparatoria di Strasburgo di due giorni fa ci sono stati sei aggressioni "minori", rivendicate dagli islamisti e classificabili come terrorismo (Turku, Trébes, Parigi, Liegi, Schiedam, Londra). Il rischio di radicalizzazione nelle carceri, nel frattempo, non si è abbassato. E l’intelligence segnala il pericolo "missionari": figure insospettabili che l’Isis, prima ancora di assumere questo nome e diventare minaccia mondiale, inviò in Europa tra il 2012 e il 2014. Dopo anni "dormienti" di Taqiyya, l’arte di dissimulare la propria fede islamica, potrebbero attivarsi e colpire.
La nuova propaganda
Sono da leggersi in questo senso gli ultimi messaggi degli integralisti islamici diffusi in Rete nelle ultime settimane. Al Qaeda è tornata ad avere un peso cruciale nell’universo dell’integralismo, sempre più forte e radicata nel Maghreb e in Africa Centrale. Così come l’Isis (che nelle ultime settimane sta tentando una controffensiva in Siria a est di Sweida e nella provincia di Deir Ezzor) che continua a veicolare messaggi con i consueti canali delle chat (Telgram) e dei social (Twitter e Zello). Proprio pochi giorni fa Al Qaeda, con un lungo messaggio dell’emiro del Maghreb islamico, Abu Musab Abdel Wadoud, ha attaccato le «elite francesi», richiamando la protesta dei Gilet Jaunes e incitando i francesi musulmani a colpire. Nelle stesse ore, l’Isis ha fatto circolare un’immagine con un boia incappucciato pronto all’esecuzione di Babbo Natale. Il testo, rivolto agli occidentali, è assai eloquente: «Non lasciare casa. Siamo assetati del tuo sangue».
Le 100 fiches “S” italiane
In Italia attualmente ci sono un centinaio di persone definite dai nostri servizi di intelligence "a rischio radicalizzazione" e quindi monitorati. Sono le "fiches S italiane", per usare la classificazione delle autorità francesi dei soggetti pericolosi per la sicurezza nazionale.
I foreign fighter partiti per zone di guerra e che hanno un legame, anche indiretto, con il nostro Paese sono saliti a 135. Di questi, 12 sono reduci tornati in Italia: 6 sono in carcere, 6 sono tenuti sotto controllo. Gli espulsi nel 2018 sono già 118 (erano 105 lo scorso anno) ma è certo, come ha annunciato anche il ministro degli Interni, Matteo Salvini, che aumenteranno entro la fine dell’anno. Il vice presidente del Copasir, Adolfo Urso, esponente di Fratelli d’Italia, ieri parlava dell’istituzione di nuove leggi speciali, con l’introduzione di un reato di «radicalismo islamico». Una preoccupazione importante arriva anche dalle carceri: Sassari e Rosarno restano i due istituti a maggior concentrazione di detenuti condannati per terrorismo, circa 600 sono i detenuti a rischio radicalizzazione..
Potenziali soldati di uno Stato azzoppato che, eppure, non ha mai fatto così paura.