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 2018  dicembre 13 Giovedì calendario

Rifiuti: non scegliere costa

Mentre la Roma politica era in surplace sulla questione legge di stabilità (un fermo mai visto prima: il Senato in attesa della sperata conclusione del negoziato con l’Unione europea. Un atteggiamento che conferma lo stato di confusione del governo, capace di assumere un paradossale indecisionismo di fronte alle osservazioni di Bruxelles), nella stessa capitale andava a fuoco l’impianto Tmb Salario (Trattamento meccanico biologico) che era destinato alla separazione dei rifiuti indifferenziati dalla parte umida con suddivisione dei materiali ottenuti in due diversi canali: carta, cartone, legno e plastica da un lato e organico destinato alla trasformazione mediante fermentazione (28 giorni) in un apposito edificio destinato alla biostabilizzazione.L’incendio, non ancora attribuito, colpisce ulteriormente un settore cruciale per la città di Roma, aggravando la raccolta dei rifiuti e, soprattutto, il loro stoccaggio e trattamento. Le feste di Natale e di fine anno, con l’affluenza speciale di turisti attratti dai riti che si terranno in Vaticano, si svolgeranno in un clima ancora peggiore del solito per il ristagno di mondezza in tutto il territorio comunale. La sindaca Virginia Raggi ha solo saputo indicare come responsabili del fatto Mafia capitale (i cui esponenti sono per lo più in galera) e le passate amministrazione, e invocare l’aiuto delle altre regioni italiane.
In realtà, la sua amministrazione è al governo di Roma dal 19 giugno 2016 (2 anni e mezzo) e ha portato al potere la visione che i 5Stelle propugnano da tempo: niente termovalorizzatori ma un circuito virtuoso che porti al riciclo di tutti i rifiuti, talché il residuo intrattabile risulti prossimo allo zero.
Su un punto, tuttavia, ha ragione: mentre Berlino, Parigi e Londra hanno risolto il problema da qualche decennio (mediante l’incenerimento e la termovalorizzazione nei rispettivi territori), Roma s’è impantanata nell’incapacità di scegliere e decidere con la complice collaborazione della Regione Lazio. La scelta di un sito idoneo all’impianto è risultata impossibile per le proteste delle cittadinanze, alimentate da tutti gli antagonisti in circolazione e da un decennio da tutti i gruppi del giro a 5Stelle. La cattiva politica, cioè l’indecisionismo, è riuscita a manifestare tutta la propria forza: non affrontare il problema è meglio che affrontarlo e risolverlo contro i desideri della parte di cittadinanza meno avvertita e meno sensibile ai problemi comuni.
Lasciare irrisolte le questioni non ha costi elettorali apparenti e, quindi, è meglio passare la mano (nel frattempo la speculazione, anche criminale, si arricchisce).
E questo passa-mano ha dato alla Raggi e al suo partito l’onere di amministrare la città e anche i suoi rifiuti e di collaudare la propria visione utopica e irrealistica.
Sono arrivati a sostenere, i 5Stelle, che i termovalorizzatori sono una soluzione vecchia e obsoleta: ma il loro proposito non è stato attuato in nessun luogo del mondo e non sarà possibile attuarlo mai, a meno di ritornare indietro di qualche secolo, disperdendo le popolazioni delle città, deindustrializzando, reintroducendo una società agricola e patriarcale.
Come a Napoli (dove un altro sindaco ideologico ha scansato il problema trasferendo, a spese nostre, le mondezze partenopee in giro per l’Europa), a Roma s’è scelto di mandare fuori, agli impianti esistenti in Austria e in altre regioni italiane, le montagne di rifiuti che i discendenti di Romolo e Remo producono ogni giorno. La sindaca, poi, ha avuto il becco di ferro di chiedere l’aiuto delle altre regioni, quasi che quest’incendio fosse una calamità naturale che merita il soccorso solidale.
Non so quale sarà la risposta del resto d’Italia. So che la risposta della ragione non può che essere di aspettare decisioni convincenti e realistiche prima di farsi carico delle disamministrazioni altrui.