Il Sole 24 Ore, 8 dicembre 2018
Petrolio, accordo Opec-Russia sui tagli
Alla fine l’Opec ha salvato la faccia. Ci sarà un taglio della produzione di petrolio, addirittura superiore alle attese del mercato: 1,2 milioni di barili al giorno, compreso il contributo degli alleati, che continueranno a restare tali: c’è un accordo «di principio» per firmare entro fine marzo i documenti per trasformare la coalizione Opec-non Opec in un organismo permanente. Anche la collaborazione con la Russia è salva. È forse il traguardo più importante raggiunto in questo vertice difficile, anzi difficilissimo, per ammissione degli stessi ministri che vi hanno preso parte. Mai come in questa occasione Mosca è stata decisiva per giungere a una ricomposizione che in alcuni momenti era sembrata quasi impossibile.
Oltre cinque ore di vertice formale non erano bastate all’Opec per arrivare a una decisione condivisa: troppo forti i contrasti tra l’Arabia Saudita – sempre più inibita dalle pressioni, per non dire dai ricatti degli Stati Uniti – e gli altri produttori, a cominciare dall’Iran, deciso a difendere ad ogni costo lo status di vittima delle sanzioni Usa, che averebbe dovuto garantirle un’esenzione dalle quote produttive. Poi è arrivato il ministro russo Alexandr Novak, di nuovo in Austria dopo un breve ritorno in patria per consultazioni con il presidente Vladimir Putin. E c’è stata la svolta.
Novak ha parlato a tu per tu per un’ora con l’iraniano Bijan Zanganeh, su cui Mosca ha un’influenza sempre più forte, adesso che Teheran è isolata per via delle sanzioni Usa. Subito dopo c’è stato l’ennesimo bilaterale tra Novak e il saudita Khalid Al Falih. E nel primo pomeriggio l’Opec Plus come per magia ha trovato la quadra.
Zanganeh, assediato dalle telecamere, esibiva sorrisi trionfali e battute contro Donald Trump e la sua «pessima abitudine» di intrometteresi nelle attività dell’Opec. «L’Opec non ama questo tipo di pressioni – ha sentenziato l’iraniano –. Questo serva da lezione all’amministrazione americana». Teheran in effetti ha vinto: anche se non è stato messo nero su bianco nel comunicato finale, sarà esentata dai tagli produttivi in quanto vittima delle sanzioni Usa. Il privilegio è stato accordato anche al Venezuela (per lo stesso motivo) e alla Libia, per la sua «situazione speciale», come l’ha definita in modo vago il presidente di turno dell’Opec, l’emiratino Suhail Al Mazrouei, che a gennaio cederà lo scettro al venezuelano Manuel Quevedo.
Gli altri Paesi membri – compresa stavolta la Nigeria – si faranno carico di una riduzione di 800mila barili al giorno, mentre i non Opec ridurranno di 400mila bg, in entrambi i casi rispetto ai livelli di ottobre e a partire da gennaio. La Russia, ha chiarito Novak, taglierà «gradualmente» 228-230mila bg mentre Riad – assicura Falih – è già tornata a estrarre 10,7 mbg come a ottobre (da 11,1 mbg a novembre) e il prossimo mese scenderà «intorno a 10,2 mbg», perché «anche stavolta vogliamo guidare gli altri con l’esempio».
Il taglio avrà una durata «iniziale» di sei mesi e per valutare le mosse successive l’Opec Plus ha anticipato il prossimo vertice all’8 aprile. Per quell’epoca sarà scaduto l’esonero dalle sanzioni concesso dagli Usa a otto Paesi importatori di greggio iraniano, tra cui l’Italia.
La svolta a Vienna ha ravvivato i mercati petroliferi, con rialzi che hanno superato il 6% per il Brent, sopra 63 $/barile. La sfida a Trump, che intimava all’Opec di non fare nulla per evitare una salita dei prezzi, è insomma stata lanciata. Ed è probabile che nelle prossime ore il presidente Usa si farà sentire con un nuovo tweet.
Persino il saudita Al Falih non ha rinunciato a qualche battuta spavalda: «Stiamo facendo la cosa giusta, probabilmente anche i produttori Usa stanno implorando per avere sollievo», ha scherzato. «Mi sembra che negli ultimi sei mesi abbiamo dimostrato che il nostro mestiere non è solo tagliare, ma anche rilasciare petrolio quando è necessario». «Stiamo mandando un segnale molto forte – gli ha fatto eco Novak –. Abbiamo dimostrato che la cooperazione Opec-non Opec prosegue e che siamo in grado di reagire a qualunque situazione di mercato».