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 2018  dicembre 08 Sabato calendario

Divina Cleopatra, sapeva amare e fare la guerra

L’idea di scrivere un libro su Cleopatra mi è venuta circa un anno fa, ma è stato solo quando ho iniziato a lavorare a questo libro, che poi ho portato a termine in pochissimo tempo, circa tre mesi e mezzo dopo il lavoro di ricerca, che ho capito quale donna straordinaria avessi di fronte.
In primo luogo, Cleopatra vive in un’epoca cruciale dell’antichità, tra due grandi imperi, due grandi momenti: si trova alla fine di tutta la storia dell’antico Egitto, quella fatta dai regni che si sono succeduti. Dopo di lei finiscono. E si trova anche nel momento in cui sta per nascere l’Impero Romano: un momento cerniera, cardine, tra questi due grandi capitoli della storia così affascinanti: l’Egitto antico e Roma antica.
Cleopatra unisce questi due mondi e già questo la rende così affascinante. Ma Cleopatra è anche un catalizzatore: permette di far nascere quella storia dell’antica Roma che tutti noi conosciamo. Senza di lei le cose sarebbero andate diversamente, cosa sarebbe accaduto non lo sappiamo, ma certamente sarebbe stata una storia diversa. Cleopatra infatti permette di velocizzare certi meccanismi dell’antica Roma. Si lega prima a Giulio Cesare; morto Giulio Cesare si lega ad Antonio, e Antonio assieme a lei si contrappone a Ottaviano fino a uno scontro finale in cui solo uno dei due poteva prevalere e ha vinto Ottaviano.
Da quel momento in poi Ottaviano è dominatore assoluto della scena, non ha più rivali, quindi può imbastire le fondamenta di quello che verrà chiamato poi Impero Romano. Ma non solo: Ottaviano vive a lungo, quindi ha il tempo per fare tutto questo.
Questi due elementi, l’assenza di rivali e la longevità, permisero la nascita dell’Impero, a cui dobbiamo le strade che attraversano tutta l’Europa, i suoi imperatori e la stessa storia della cristianità, che si è diffusa nel più potente dominio dell’antichità.
Cleopatra ha permesso a tutto questo di esistere così come lo conosciamo: mi ha incuriosito perché è una specie di sliding door della storia, ha fatto in modo che accadessero delle cose e non delle altre. Se avessero vinto Cleopatra e Antonio, forse tutto quello che è accaduto dopo avrebbe avuto un sapore greco-orientale, invece ha vinto Ottaviano e il futuro è stato latino-occidentale. Chissà come sarebbe il mondo oggi, chissà che lingua parleremmo, le abitudini a tavola che avremmo: non lo sappiamo, sono passati così tanti secoli.
La seconda cosa che mi ha incuriosito di Cleopatra è che lei è una donna unica nel suo genere, non sono esistite altre donne nell’antichità come lei.
Cleopatra è regina e donna, moglie, amante e mamma, capace di grandi passioni e innamoramenti, ma anche di grandi scenate di gelosia come ogni donna. È intensa e profonda, ma allo stesso tempo è una sovrana dotata di grandissima strategia, che riesce a capire chi ha davanti e ad agire di conseguenza. Una donna che sa essere mamma tenerissima con i suoi bambini e impavida condottiera di flotte ed eserciti. Tutto questo è possibile perché lei è una donna completa, come all’epoca non ne esistevano, all’interno di una società maschilista, dominata da uomini abituati a usare soprattutto la forza per comandare, oltre all’astuzia, come Ottaviano.
Sarà Ottaviano alla fine a sconfiggerla, forse grazie proprio alla sua astuzia, ma tutti gli altri lei li ha saputi abbracciare, attrarre a sé, come Cesare e Antonio, oppure li ha combattuti, riuscendo a portare il suo regno a dimensioni come non se ne vedevano più da tantissimo tempo.
C’è stato un momento in cui tutto il Mediterraneo orientale era in mano egizia, e Cleopatra è riuscita a non far diventare il suo regno una provincia romana. Fino alla fine è restata al potere come regina, amata dal popolo egizio, amata da condottieri come Cesare e Antonio, e temuta da tutti gli altri romani.
Terzo elemento. Cleopatra è una donna moderna: oggi sarebbe una mamma premurosa e allo stesso tempo una donna manager della finanza e dell’industria capace di ideare strategie e cogliere al volo le opportunità. Era moderna non perché avesse un DNA diverso dalla altre donne, ma perché era molto attiva, con l’argento vivo addosso, decisionista. Quello che l’ha resa una donna diversa dalle altre è essere nata ad Alessandria d’Egitto nel periodo dell’Ellenismo.
Lei è stata cresciuta come principessa, ma aveva filosofi come precettori, andava nella biblioteca di Alessandria, leggeva, si informava, ha scritto dei trattati, e vicino aveva il musèion, cioè un’università. Alessandria d’Egitto era in quel momento il centro della cultura di tutto il mondo antico, uno dei fari del sapere del pianeta e lei era la regina degna di quella città: intelligente, dotta e poliglotta.
Capiva gli altri, parlava la lingua degli egizi, era vicina ai sacerdoti egizi, non era semplicemente una greca. Perché una cosa che pochi conoscono è che Cleopatra non era egizia, ma greco-macedone. Cleopatra vuol dire «gloria del padre»(dal greco, kleos e patros), e apparteneva a una dinastia straniera, quella dei Tolomei, che erano greci che avevano occupato l’Egitto dopo la morte di Alessandro Magno, quando i suoi generali si spartirono l’immenso impero che arrivava fino all’India.
Tolomeo era uno dei suoi generali e si prese l’Egitto, dando origine a una delle dinastie tolemaiche. Per questo motivo tutti i sovrani che vengono dopo di lui sono re e non faraoni, anche se si fanno rappresentare come tali, e tutti si chiamano Tolomeo, mentre le regine si chiamano invariabilmente Arsinoe, Berenice o Cleopatra - tant’è che la nostra Cleopatra è la numero sette.
Quindi una donna greca e con abitudini greche, colta, che rappresenta un mondo moderno dove, sebbene ci fossero delle situazioni tipiche dell’antichità, prosperava la conoscenza, che è la caratteristica che unisce la nostra epoca a quella in cui è vissuta Cleopatra. Qualcosa non funzionava e non era una società perfetta, ma lei era frutto di questo incredibile rinascimento dell’antichità in cui il sapere, l’arte e la voglia di scoprire crearono quel momento di grazia del mondo che riuscì a far sì che una donna fosse non solo pari all’uomo, in una società maschilista, ma addirittura superiore.