Corriere della Sera, 8 dicembre 2018
Huawei, il decalogo degli inganni
PECHINO Ipocrisia politica e giudiziaria, menzogne e doppi giochi corrono (sulla rete 5G e sugli smartphone) nel caso Huawei. Meng Wanzhou, direttrice finanziaria del colosso cinese, è ora accusata di aver mentito alle banche sul ricorso a una filiale dell’azienda per avere accesso al mercato iraniano in violazione delle sanzioni e rischia, se estradata, 30 anni di carcere negli Usa. I punti della vicenda.
1 Quella tra Stati Uniti e Cina è ufficialmente una guerra commerciale, combattuta con i dazi, ma in realtà è guerra tecnologica, per la supremazia tra le due superpotenze. Ora c’è la prima prigioniera di guerra (ostaggio secondo Pechino): la signora Meng Wanzhou, nota anche come Sabrina.
2 La direttrice finanziaria Huawei non è un’ingenua: in una conferenza riservata ai manager del colosso delle telecomunicazioni, a fine ottobre a Shenzhen, aveva parlato del «rischio calcolato per l’azienda di non adeguarsi a norme svantaggiose, in alcuni casi». Non aveva citato l’embargo americano all’Iran, ma un procuratore distrettuale di New York sicuramente sarebbe ansioso di chiederle a quali leggi si riferisse. Il papà e fondatore Ren Zhengfei si era detto d’accordo.
3 La bomba Huawei è esplosa proprio all’inizio della tregua dei novanta giorni concordata tra Donald Trump e Xi Jinping per risolvere la contesa commerciale. Meng, su richiesta americana, è stata fermata dai canadesi sabato 1° dicembre, mente Trump e Xi sedevano a cena. Poker con carte truccate? La Casa Bianca dice che il presidente non sapeva della richiesta di estradizione, prima di cena. Non sapere dell’estradizione non significa non sapere del mandato di arresto. E comunque la richiesta di estradizione deve passare dal Dipartimento alla Giustizia e dato che la signora Meng non era una ricercata qualunque, la firma dev’essere arrivata da molto in alto.
4 Trump forse non sapeva nel dettaglio, ma la Casa Bianca era ben al corrente. Il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton lo ha detto in un’intervista alla radio. Però non ricorda se anche il presidente Trump fosse stato informato «perché non gli si può riferire di ogni singolo caso». Bolton avverte che il dossier Huawei giocherà un ruolo importante nel negoziato sui dazi. Segnale chiaro a Pechino: Washington vuole la pace commerciale senza farsi rubare il primato tecnologico. Questione di interesse nazionale.
5 Pare che Xi fosse stato informato dell’arresto poco prima della cena. Se Xi non ha sollevato il caso con Trump forse è perché in una guerra, anche se commerciale, si debbono sacrificare delle pedine. Già ieri Huawei ha rimpiazzato provvisoriamente Meng nel suo ruolo di direttrice finanziaria.
6 Comunque Pechino accusa americani e canadesi di «grave violazione dei diritti umani» della cittadina cinese Meng. Ma quando fa sparire qualcuno dei suoi cittadini si indigna se si parla di diritti civili o umani (si veda da ultimo il caso del presidente dell’Interpol, anche lui di cognome fa Meng, mai più visto in circolazione da settembre).
7 Washington fa sapere che Huawei ha commesso forse una frode bancaria per vendere agli iraniani sotto sanzioni Usa tecnologia americana. Ma ammette che Huawei è sotto osservazione da anni per ben altro: il rischio di spionaggio attraverso le sue reti 5G. Siccome a questo mondo tutti cercano di spiare tutti, la faccenda si riconduce alla guerra commerciale e a quella tecnologica. Anche se è meglio, per esempio per un Paese europeo, rischiare di essere spiato da un alleato piuttosto che dai cinesi.
8 In questo risiko Usa-Cina si muovono centinaia di miliardi in Borsa, bruciati o creati da una dichiarazione di crisi o di fiducia. Trump dice che la cena con Xi è andata molto bene e Wall Street sale. Viene arrestata l’erede Huawei e tutti i titoli tecnologici perdono. Chissà chi ci guadagna.
9 Sul web mandarino, l’hashtag #HuaweiMeng è stato condiviso 140 milioni di volte. Solo 58 mila commenti: i cinesi preferiscono non esporsi. Quelli che lo fanno dicono: «Gli americani, sconfitti sul mercato da una nostra azienda, reagiscono da canaglie».
10 Si può discutere sul caso del trasferimento di tecnologia Usa agli iraniani da parte di Huawei. Ma colpevole o innocente che sia questo gruppo, i cinesi da anni trasferiscono forzatamente alta tecnologia occidentale a casa loro: imponendo alle aziende straniere che vogliono stare nel loro grande mercato di «condividerla».