Corriere della Sera, 8 dicembre 2018
Il mistero del Manifesto dei gilet gialli spuntato dal nulla
È un movimento senza leader, né struttura formale, né piattaforma consolidata. Non è chiaro quante persone veramente se ne sentano parte, né quanto sia solido quel 72% di francesi che in un recentissimo sondaggio di Elabe dichiara qualche simpatia o sostegno per i giubbotti gialli. Ma loro, i gilets jaunes , ora hanno una «carta ufficiale» di venticinque proposte «per uscire dalla crisi». Sono un ibrido fra un programma elettorale della Lega più uno del Movimento 5 Stelle, ma con gli steroidi. Rafforzato per generare più rabbia, più entusiasmo e comunque il massimo impatto emotivo.
Da un paio di giorni gira in rete e sui profili Facebook del movimento una sorta di manifesto. Non si capisce chi l’abbia steso e perché, anche se dalla notte di giovedì ha raggiunto un discreto grado di viralità. Ciò che si capisce benissimo è però che quel programma in venticinque punti stampato sull’immagine di un giubbotto non ha più niente a che fare con i prelievi sulla benzina. Scritto come piattaforma populista che fonde destra e sinistra radicali, è uscito già compiuto dalla tastiera di qualche anonimo e ora cerca di parlare per tutti. Gilet di destra e di sinistra, purché anti-sistema.
Destra-sinistra
C’è il sospetto di una convergenza populista
tra simpatizzanti di Le Pen e di Mélenchon
Vari punti sembrano trapiantati dalle strutture ideologiche di Beppe Grillo, ma rafforzate. In primo luogo il punto nove, «Frexit»: «Uscita dalla Ue per riconquistare la sovranità politica, monetaria e economica e il diritto di battere moneta». O il punto sei, un richiamo a un passaggio della prima bozza del contratto fra M5S e Lega che devastò la tenuta dell’Italia sul mercato: «Annullare il debito» perché «non ha più ragione di esistere». Molto grillino anche l’attacco alle grandi banche (punto cinque); tipicamente pentastellata la richiesta di referendum d’iniziativa popolare per ridare potere al «popolo sovrano», l’attacco ai media, ai giornalisti e agli «editocrati» ai quali vuole togliere qualunque forma di sostegno pubblico; vagamente 5 Stelle anche la cultura del sospetto contro la scienza e la responsabilità pubblica nella tutela della salute: punti 16 contro l’«ingerenza» dello Stato nelle questioni sanitarie dei cittadini e 19 contro l’«influenza» dei laboratori farmaceutici. Più vicina ai temi leghisti invece l’idea di «impedire i flussi migratori».
Le «venticinque proposte» formano così un tipico programma populista del ventunesimo secolo: di estrema destra e sinistra insieme e impossibile da situare. Abbastanza vicino alle forze al potere a Roma perché su Facebook compaiano già vari comitati di «Gilet gialli» filo-governativi in Italia (che già per oggi annunciano «camminate» a Siracusa e a Catania). Soprattutto, quel manifesto alimenta a Parigi il sospetto che possa prendere forma in Francia fra simpatizzanti della destra di Marine Le Pen e della sinistra anti-sistema di Jean-Luc Mélenchon una convergenza populista del tipo Lega-M5S. Insieme avrebbero più del doppio dei voti del partito europeista del presidente Emmanuel Macron. Cécile Cornudet su Les Echos parla già di «un parfum d’Italie».