Corriere della Sera, 8 dicembre 2018
Cinque stelle e due misure
C’era una volta un partito che non era un partito, ma un movimento. E non un movimento qualsiasi, ma uno attento alla povertà, alla diversità, all’onestà e a ogni genere di bontà che finisse per à. Vi abitavano un deputato idealista e una viceministra con delega alle gaffe. Il deputato si chiamava Dall’Osso, aveva la sclerosi multipla e un desiderio nel cuore: migliorare la vita dei disabili. Presentò un emendamento pieno di à, ma i colleghi glielo bocciarono e lui per disperazione passò all’opposizione. E non un’opposizione qualsiasi, ma Forza Italia. Apriti cielo e le cinque stelle! I vecchi amici gli diedero del giuda e qualcuno osò chiedergli centomila euro, l’equivalente dei trenta denari al tempo dello spread.
Lo stesso giorno, era un venerdì, la viceministra con delega alle gaffe (si chiamava Castelli Laura e infatti era laureata), rassicurò i cittadini che l’avevano votata perché stufi di potersi permettere soltanto una Panda 1200. «Se grazie alla mia ecotassa non riuscirete più a comprarvi nemmeno quella», disse tutta contenta «prendetevi una Panda 1000. Con la decrescita del diesel conoscerete la felicità e un sacco di altre à». Ignorava che le multinazionali avevano fatto un incantesimo e la 1000 non si fabbricava più. Una discreta figura di a. Eppure nessuno di quelli che avevano offeso il deputato la sgridò. Strano: in un mondo normale i Dall’Osso sarebbero ministri e certe viceministre in garage. Per fortuna questa era solo una favola. Prima o poi tornerà la realt-à.