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 2018  dicembre 07 Venerdì calendario

Tassa auto, per 6 modelli su 10 aumenti di prezzo fino a 3 mila euro


Dal primo gennaio 2019 oltre sei auto su dieci acquistate dagli italiani potrebbero avere un prezzo superiore a quello di oggi che varierà da 150 a 3 mila euro. Le restanti, per circa il 30% manterrebbero lo stesso listino mentre poco più del 7% usufruirebbe di incentivi economici. Sarebbe questo il risultato se diventasse legge l’emendamento approvato in commissione Bilancio alla Camera per incentivare la mobilità sostenibile (elettrica, ibrida e a metano) nel nostro Paese. Un emendamento che si sta rivelando un vero e proprio boomerang, visto che quello che era stato concepito come un incentivo alla fine si è trasformato in un disincentivo all’acquisto.
Il testo
Ma andiamo con ordine, se possibile, per capire meglio con che cosa potrebbe fare i conti il mercato dell’automobile in Italia. E soprattutto che genere di "sorprese" troverà sotto l’albero chi (quasi due milioni di persone) acquisterà un nuovo modello nel 2019. Giusto per ricapitolare, dal primo gennaio dovrebbe entrare in vigore (per i prossimi tre anni) un’imposta crescente — dai 150 ai 3.000 euro — per chi comprerà un’auto nuova con emissioni di anidride carbonica superiori ai 110 g/km, mentre sarà dato un incentivo — da 6.000 a 1.500 euro — per i veicoli con emissioni comprese tra 0 e 90 g/km di CO2.
Nel mezzo una zona franca (compresa tra 90 e 110 grammi) dove tutto rimarrebbe come prima. Messa così potrebbe anche sembrare l’inizio di una nuova era per la mobilità.
Finalmente un governo che incentiva ibride ed elettriche e per dirla con il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio: «Un provvedimento che permette di pagare meno tasse e avere meno aggravi in base alle emissioni dell’auto: le elettriche costeranno meno e finalmente potremo portarle sul mercato, dove finora hanno avuto una quota irrisoria, grazie a 6 mila euro di incentivi». Bene. Anzi benissimo. Purtroppo, però non è affatto così.
Il corto circuito
Chi ha concepito l’emendamento non ha minimamente calcolato l’effetto più importante. Le vendite di elettriche al momento in Italia rappresentano una quota dello 0,3% (4.630 unità nei primi undici mesi dell’anno) e quelle delle ibride il 4,5% (poco più di 81 mila). Se a queste sommiamo le vetture a metano (36 mila) non si arriva nemmeno al 7% del mercato totale. Ebbene, siccome sono queste le uniche vetture ad usufruire del bonus mentre per tutte le altre non c’è incentivo o addirittura c’è il "malus", che farebbe salire il prezzo finale , si capisce bene quale cortocircuito un provvedimento del genere potrebbe provocare.
Gli esempi
Per entrare ancor più nei dettagli, secondo la tabella riportata nell’emendamento, la tassa parte da 150 euro per i modelli che emettono tra 110 e 120 g/km di CO2, per salire a 300 euro in caso di emissioni tra 120 e 130 grammi, a 400 euro tra 130 e 140 grammi fino ad arrivare a 3.000 euro per le auto o i van che producono oltre 250 grammi di CO2 ogni chilometro. Un esempio su tutti, la Panda 1.2 prodotta a Pomigliano, tra le vetture non ibride con le più basse emissioni di CO2 ma anche la più venduta in Italia, con il nuovo sistema dovrebbe pagare un’imposta che varia dai 400 ai 1.000 euro. Di altrettanto salirebbe il prezzo della 500X, al secondo posto nella top ten dei Suv immatricolati nel nostro Paese. Tra i 300 e i 400 euro l’aumento medio previsto per best seller come la Lancia Ypsilon e la Renault Clio.
Insomma, un’ecotassa che colpirebbe il cuore del mercato delle utilitarie, risparmiando in molti casi proprio i modelli diesel che emettono meno CO2 di quelli a benzina, ma con un livello di emissioni di polveri sottili ben più alto.
Le proteste
Non c’è molto da aggiungere a queste considerazioni se non la rivolta immediata, generale e trasversale dell’intero settore automobilistico (forse per la prima volta unito). Parla di «misura miope che non aiuta a rinnovare il parco auto» l’Unrae, l’associazione delle case estere in Italia. E il peso delle nuove imposte, che potrebbe arrivare oltre il 3-4% del valore di una vettura - si spiega - « di certo influirà sulle vendite». Durissima anche l’Anfia (l’associazione nazionale filiera industria automobilistica): «Misura sbagliata nei contenuti e nei tempi che colpisce la filiera industriale italiana che si è impegnata a investire nell’elettrificazione e mette in difficoltà gli operatori e il mercato». Stessi toni per Federauto (la federazione dei concessionari: «Un provvedimento che disincentiva le vendite con gravi conseguenze occupazionali». Al punto che il Centro Promotor ha stimato per il 2019 un calo delle immatricolazioni di 100 mila unità. Insomma, peggio non poteva essere accolto.