La Stampa, 7 dicembre 2018
La più bella idea della carriera di Jovanotti
Dice Jovanotti che «l’estate è un’invenzione italiana. Non c’è posto al mondo in cui duri tre mesi. Ricordate che cos’era, da ragazzi, l’ultimo giorno di scuola?». C’è anche questo, la celebrazione di un rito molto italiano, nel suo nuovo progetto, Jova Beach Party, che di mesi estivi ne coprirà due, luglio e agosto 2019.
Non è un tour, non sono concerti, è una festa, un luna park che occuperà 14 spiagge italiane e una montagna, il Plan de Corones, a 2275 metri d’altitudine in Val Pusteria. Ci saranno un palco principale e altri minori, chioschi, attrazioni, giochi, ristoranti e un’area bimbi. Un circo profondo centro metri e largo trecento lungo la spiaggia, con centocinquanta metri di mare chiusi alla navigazione. E musica «dal pomeriggio alla notte», con ospiti anche internazionali e «dal tramonto fino alla soddisfazione dei sensi» Jovanotti sul palco con una consolle da dj e con la sua band. Non è ancora chiaro, forse neanche a lui, che cosa suonerà, magari anche canzoni nuove («Ho scritto molto ultimamente ma non ho ancora deciso che farne»), ma è certo che mixerà canzoni suonate e dischi altrui, musica dal vivo ed effetti sonori. «Il dj è il lavoro che so fare meglio - dice lui - e anche dopo che ho iniziato a scrivere canzoni mie, non ho mai deviato dall’impulso iniziale, che è quello di creare un’onda ritmica, arrivare alla gente, farla ballare».
Le immagini che lo ispirano
Per spiegare la genesi di questa idea («La più bella della mia carriera»), Lorenzo Cherubini, 52 anni, risale al suo «primo ricordo cosciente», ovvero l’uomo che atterra sulla Luna, Tito Stagno che dal televisore di casa sua, a Roma, annuncia: «Ha toccato». E all’immagine con l’impronta sul suolo lunare di Neil Armstrong. «Ha influito tantissimo sulla mia vita, quel ricordo. Pochi mesi dopo andai con mio padre, che lavorava in Vaticano, nella casa di vacanza di monsignor Giovannetti, l’inviato del Papa alle Nazioni Unite. Aveva una fotografia degli astronauti e un sasso che - mi disse - gli avevano regalato loro: veniva dalla Luna. Era una bugia del monsignore, forse istigata da mio padre, che mi ha riempito l’infanzia di balle meravigliose, ma questo bastò a costruire un immaginario».
Poi mostra una fotografia scattata al concerto di Woodstock, un altro avvenimento memorabile di quel 1969 e di cui a luglio cadrà il cinquantesimo anniversario: «Un altro evento di allargamento delle coscienze». Si vede alle sue spalle un dipinto etrusco: «Tuculca è il dio etrusco dell’oltretomba ed è il nome della discoteca in cui per la prima volta, nel 1982, ho messo i dischi. Lì ho capito che quello avrei fatto nella vita». Passa poi a un momento di Giochi senza frontiere: «Per noi ragazzi era fantastico. Era un programma tv, era un gioco, in fondo era propaganda per l’Europa. Tutti questi, però, non sono valori, sono immagini, dunque ancora più potenti. Oggi questo immaginario sembra rimosso - e a volte mi sento quasi in colpa quando lo condivido con chi è più giovane -, ma in realtà dentro di me non è mai andato in crisi».
Ed ecco l’ultima immagine, quella di un astronauta che sulla Luna sembra saltare, giocare: «Per me lì ci siamo andati per ballare... E la Luna è la spiaggia dell’universo».
La sfida dell’eco-sostenibilità
Dall’immaginario alla realtà, dalla Luna alle spiagge italiane, sembra evidente che mettere in piedi il Jova Beach Party non sia stato uno scherzo. Alla presentazione esprimono entusiasmo il sindaco di Viareggio e quello di Olbia, mentre Jesolo e Plan de Corones si collegano in video. L’organizzatore Maurizio Salvadori con notevole understatement spiega che l’unica novità, rispetto al solito, è che questa volta lavora anche con la Guardia Costiera.
Jovanotti preferisce più che altro sottolineare la sfida della eco-sostenibilità: «L’idea che ci guida - dice - è lasciare le spiagge meglio di come le abbiamo trovate». Per questo ha cercato, e trovato «dopo un po’, perché sono gente seria», la collaborazione del WWF. «In estate ho suonato in un parco per RisorgiMarche - racconta lui -. È stato bellissimo, e quando abbiamo finito non c’era una sola traccia delle migliaia di persone che erano state lì. Abbiamo la tecnologia, ma più ancora il pubblico e la volontà, per ottenere un risultato simile».
L’allestimento è costoso («Più che in uno stadio»), i biglietti sono in vendita da oggi a 52 euro («Il più basso possibile, come un parterre nei palasport»), l’ingresso è gratuito per i bambini sotto gli 8 anni: «L’obiettivo è andare pari». Da qui a luglio si aggiungeranno altre idee («Magari una web radio, poi chissà»), l’impressione è che il primo a divertirsi sia proprio lui, che con questo progetto compie una sintesi perfetta di tutta la sua carriera. «Questa cosa che non è un concerto ti chiede di investire una giornata della tua vita. È un’avventura. È rock’n’roll, è semplice: andiamoci a divertire. Ed è legata a un’idea di mondo che è sempre quella di Tito Stagno che dice: “Ha toccato”».