7 dicembre 2018
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Biografia di Kim Basinger
Kim Basinger (Kimila Ann B.), nata ad Athens (Georgia, Stati Uniti) l’8 dicembre 1953 (65 anni). Attrice. Premio Oscar alla miglior attrice non protagonista nel 1998 (L.A. Confidential). «Questa dell’essere sexy non l’ho mai capita. Non mi vedo così: per essere sexy devo recitare, ma non mi piace l’idea di essere al centro dell’attenzione; non mi piace neppure rilasciare interviste. A volte metto un po’ di trucco, ma fondamentalmente non mi sento poi così femminile. Quello che davvero mi piace è lavorare» • Ascendenze inglesi, tedesche, scoto-irlandesi e francesi • Terza di cinque figli, «viene da una famiglia d’artisti. Il padre, Don Basinger, è un ex musicista (trombettista e pianista), mentre la madre, dell’Alabama, un’ex modella, campionessa di nuoto apparsa in molti film acquatici di Esther Williams. Da piccola la Basinger è riservata e timida, tanto da spingere i genitori a sottoporla a test per verificare che non sia autistica. Presa in giro dai compagni di scuola per le grosse labbra – la chiamano “niggerlips” –, per vincere la timidezza viene spinta dal padre a recitare poesie in pubblico» (Raffaella Silipo). «Era timidissima, quasi incapace di parlare, scena muta a scuola. Fino al giorno in cui è stata eletta reginetta di bellezza (sponsorizzata dallo shampoo Breck), poi modella per Eileen Ford a mille dollari al giorno, e ha preso il volo. O, secondo un’altra lettura, fino al giorno in cui si è liberata scoprendo che le piaceva molto il sesso, diventando, come ha raccontato lei con suprema ironia, una specialista di sesso orale in uno Stato, la Georgia, che lo vieta per legge. “Una meravigliosa via di fuga dal mondo, la miglior droga del mondo”» (Irene Bignardi). «Ma il suo sogno resta la recitazione, e così si iscrive alla Neighborhood Playhouse di New York. Nel 1976 si trasferisce a Los Angeles, e arrivano le prime offerte. Appare in serie tv culto come Charlie’s Angels e The Six Million Dollar Man. […] Primo film Hard Country con J. Michael Vincent e Daryl Hannah, che non ebbe alcun successo artistico. […] Nel 1983 un servizio di otto pagine su Playboy le vale il ruolo di Bond girl in Never Say Never Again [Mai dire mai – ndr] al fianco di Sean Connery» (Silipo). Lo stesso anno «Blake Edwards la dirige nel film I miei problemi con le donne; l’anno dopo – è l’84 – affianca Robert Redford in Il migliore di Barry Levinson, per cui sarà candidata al Golden Globe. Robert Altman la sceglie come sorellastra-amante di Sam Shepard in Follia d’amore, tratto dalla pièce teatrale (la richiamerà nel ’94 in Prêt-à-Porter)» (Arianna Finos). «Poi nel 1986 arriva il film erotico più chiacchierato, visto e imitato degli anni Ottanta: 9 settimane e ½. Kim non è la prima scelta del regista Adrian Lyne (che la scrittura dopo i rifiuti di Kathleen Turner, Sigourney Weaver, Jacqueline Bisset, Isabelle Adjani, Demi Moore, Isabella Rossellini e Dominique Sanda), ma la parte della gallerista Elizabeth McGraw, talmente rapita dal fascino ambiguo del broker John Gray (Mickey Rourke) da assecondarne qualunque fantasia, la trasforma da fidanzata ideale in bomba sexy. Con il successo mondiale arriva anche la gabbia: più che un’interprete, la Basinger è il corpo del desiderio. O le offrono thriller dalle sfumature hot (Nessuna pietà, 1986; Analisi finale, 1992; Getaway, 1994) o parti da sventola bionda che fa perdere la testa a chiunque (Appuntamento al buio, 1987; Nadine – Un amore a prova di proiettile, 1987; Ho sposato un’aliena, 1988; Bella, bionda… e dice sempre «sì», 1991; Una bionda tutta d’oro, 1993), o persino Batman (1989). Robert Altman ne intuisce le potenzialità (Prêt-à-Porter, 1994), ma è Curtis Hanson a salvarla, offrendole il ruolo della prostituta d’alto bordo Lynn Bracken nel noir L.A. Confidential (1997), grazie al quale la Basinger vince Oscar e Golden Globe, dimostrando così la propria bravura. Le si aprono finalmente le porte per pellicole drammatiche (People I Know, 2002; The Door in the Floor, 2004; The Burning Plain, 2008) e nuovi thriller, in cui però può restare vestita, come Cellular (2004), The Sentinel (2006) o The Informers (2008), dove ritrova Rourke, non invecchiato altrettanto bene» (Angela Bosetto). Tra gli ultimi personaggi interpretati dalla Basinger, una donna in carriera disposta a tutto per soddisfare un tardivo bisogno di maternità nel drammatico The 11th Hour (2014), un alto funzionario governativo senza scrupoli nella commedia d’azione The Nice Guys (2016) e la socia d’affari ed ex amante del protagonista Christian Grey nel sentimental-erotico Cinquanta sfumature di nero (2017) • «Rivale storica di Sharon Stone, ma più provinciale, e in senso buono: al posto di borchie e basic instinct, fragole e seduzioni casalinghe. […] Memorabile 9 settimane e ½, quello spogliarello su musica di Joe Cocker rimasto nelle fantasie private di molte coppie. Lei lo sa, che quella scena non ha mai smesso di ripetersi nelle nostre memorie: la penombra, il sudore, il ghiaccio, come se tutto fosse ancora qui a sciogliersi e a bruciare. “Sono felice che abbia contribuito a risolvere molte noie coniugali”. Risponde da analista, sociologa, non da diva di quegli anni di lussi e abbondanze, da femmina rigogliosa e allegramente superflua. È che la disegnavano così, come direbbe Jessica Rabbit. “Non è semplice liberarsi dall´immagine che altri decidono per te, dagli stereotipi che si conficcano profondi. Finiscono per diventare la tua identità. Hollywood non ha un principio generale, delle regole fisse. Si comporta come il mercato, è il mercato, funziona secondo quello che si vende”. E lei vendeva bene: un prodotto da vetrina. Un altro film da antologia, L.A. Confidential di Curtis Hanson, bianco e nero laccati, thriller noir filosofico, prova di qualità insomma. Le è valso l´Oscar come migliore attrice non protagonista e un Golden Globe, se li meritava, interpretava una Veronica Lake evanescente, signora del mistero, sangue refrigerato e secco. Ma sotto si capiva che era pronto a bollire, arrossire. […] Prima, in mezzo e poi, testimonial di calze e orologi» (Alessandra Retico) • «Nella sua ambizione a fare cose di qualità, ha affrontato il tribunale e il fallimento per essersi ritirata dal set di Boxing Helena: non perché non volesse mostrarsi nuda, ma perché era un film brutale, un incitamento alla violenza contro le donne. È stata condannata a pagare otto milioni di dollari [poi ridotti a 3,8 – ndr], ha dovuto vendere Braselton, il paese di 450 abitanti che si era comprata per venti milioni di dollari in Georgia sognando di farne una piccola Hollywood dell’Est» (Bignardi). Un’ipotesi più maliziosa vuole che la Basinger abbia in realtà annullato la sua partecipazione a Boxing Helena per impedire al manager che le aveva procurato la parte, e dal quale si era poi separata, di ricevere la lauta percentuale sul suo ingaggio prevista dagli accordi. «Visto il film, girato da Jennifer Chambers Lynch (figlia di David), protagonista Sherilyn Fenn, i soldi pagati per non farlo sono stati spesi bene» (Finos) • Due matrimoni alle spalle: il primo (1980-1989) con il truccatore cinematografico Ron Snyder-Britton – «figlio del leggendario (ad Hollywood) Whitey Snyder, truccatore delle dive più famose, fra cui Marilyn Monroe, che ricompose e truccò anche nella staticità della morte» (Lamberto Antonelli) –, conosciuto dietro le quinte di Hard Country (Paese selvaggio); il secondo (1993-2002), assai burrascoso, con il celebre attore Alec Baldwin (conosciuto durante le riprese di Bella, bionda… e dice sempre «sì»), da cui ha avuto la figlia Ireland Eliesse (1995), a lei affidata in sede di divorzio e oggi modella e attrice. «Ero felice quando sono rimasta incinta, anche se il mio matrimonio stava andando a rotoli. Dare alla luce una bambina è stata forse la cosa più giusta della mia vita. […] Ho avuto un solo figlio. Mi sarebbe piaciuto averne un altro, magari un maschio, ma sarebbe stato inconciliabile con carriera e lavoro. Così ho deciso che un figlio solo poteva bastare. Non me ne pento» (a Silvia Bizio). Numerose le relazioni sentimentali o sessuali all’attivo: tra le più note, quelle con Jon Peters e Prince ai tempi di Batman (di cui il primo era il produttore, il secondo l’autore della colonna sonora), con Richard Gere durante le riprese di Nessuna pietà (di cui l’attore era coprotagonista insieme alla Basinger) e con Al Pacino all’epoca di People I Know (di cui i due erano coprotagonisti). Dal 2014 ha una relazione con l’acconciatore Mitch Stone (classe 1964) • «I capelli, li lavo con l’acqua di rubinetto, e non con bottiglie di Evian come per anni hanno scritto i giornali. E non ho mai fatto sesso con Alec in una roulotte sul set di un film. […] I giornalisti hanno inventato un mucchio di sciocchezze sul mio carattere. Anche che ero una pazza solo perché, anni fa, soffrivo di agorafobia. Ora sto benissimo» • «Purtroppo anche Kim Basinger si è arresa al ritocco. Fino a poco tempo fa l’attrice […] esponeva senza timore i segni dell’età, ma a Hollywood superare la soglia delle sessanta primavere fa paura, specie a chi deve la fama alla propria bellezza. […] Prima di ricorrere alla chirurgia plastica, faceva ancora colpo: corre voce che persino il rapper Eminem si sia preso una cotta per lei sul set di 8 Mile (2002)» (Bosetto) • Vegetariana (senza però rinunciare al pesce, «sushi in particolare») e animalista. «Ha partecipato a campagne contro l’uso della pelliccia, e […] ha dato voce a uno scioccante filmato che documenta in America l’uso di cani da parte di aziende dell’ortodonzia estetica, amputati e uccisi» (Finos) • «Le nuove generazioni sono molto sofisticate, tecnologiche, leggere. Sentono che tutto è possibile, se lo prendono. Per me e quelle della mia età è stato diverso. Non un dramma, perché questo non posso dirlo, ma più faticoso sì: per conquistarti una credibilità o una carezza dovevi dimostrare cento volte il tuo valore». «Credo che il cinema stia cambiando in meglio. Si cominciano a vedere film con eroine femminili forti: Hunger Games ha aperto la strada. […] E donne registe e sceneggiatrici iniziano finalmente a vedere apprezzato il loro lavoro» (a Francesca Scorcucchi) • «Negli anni della grande avvenenza la cifra di Kim era l’erotismo, non in prevalenza ma in assoluto. Molti sondaggi, di ogni genere, la indicarono come la donna più sexy del suo tempo, se non di tutto il tempo del cinema. "Più di Marilyn", dissero molti. Pareva che possedesse una sola velocità, e un solo regime di giri, altissimo. Che il suo destino fosse la caduta libera. Dal massimo dei giri allo zero. Invece l’attrice, sorprendendo tutti, ha saputo evolversi nel migliore dei modi. […] Il passaggio da modello erotico a modello interessante per una diva, quasi sempre, significa tramonto, ma Kim Basinger è riuscita ad opporsi e ad aggirare quella regola, si è assestata nell’ordine delle "brave" continuando ad essere sexy. Non è poco» (Pino Farinotti). «Sembra sensuale e pigra, è una dura combattente. […] È l’unica star per la quale invecchiare rappresenti un sollievo, una speranza di ruoli di maggiore spessore, di personaggi pericolosi, ambigui, belli» (Lietta Tornabuoni) • «Le piace ancora recitare? “Molto. Adoro dire la verità fingendo. Ho rifiutato tante offerte perché non le sentivo giuste per me”. Com’è oggi la sua vita? “Vivo in una fattoria, piena di animali, con mia figlia Ireland: lei, come tutti i giovani, non se ne occupa, e mi tocca fare tutto. E poi lavoro la ceramica, scrivo, dipingo, mi piace il body painting. Sono molto legata alle persone, non so stare sola. Mi occupo dei diritti degli animali, ma mi do da fare anche per gli anziani e per i bambini abusati. Sono tante le battaglie da combattere…”» (Bizio). «Ne ho passate, come tutti, nella vita. Sono stata più fortunata di molti altri. Ridere: crede ci sia una strada migliore? La fede, certo: Dio e delle grandi risate».