La Stampa, 7 dicembre 2018
Le due figlie del boss Huawei custodi di 3 miliardi di dollari
Se per anni il volto di Apple è stato incarnato da Steve Jobs e quello di Tesla da Elon Musk, ben poco sappiamo di Ren Zhengfei e della famiglia del fondatore di Huawei: colosso delle telecomunicazioni cinese, che quest’anno prevede di vendere 200 milioni di smartphone e che punta a investire 15-20 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo. Un alone di mistero e di riservatezza circonda Ren Zhengfei al punto da aver fatto guadagnare al fondare del gigante di Shenzhen l’appellativo di «uomo d’affari più misterioso della Cina». Dopo oltre un quarto di secolo alla guida di Huawei, è stato solo nel 2013 che Ren Zhengfei ha parlato per la prima volta con i giornalisti.
«Davanti alla pressione dei media, la compagnia deve essere come uno struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia», ha detto per spiegare il suo proverbiale ermetismo. Classe 1944, figlio di insegnanti, Ren Zhengfei è nato tra le montagne della povera provincia meridionale del Guizhou. Con un patrimonio di oltre tre miliardi di dollari, l’immagine di tycoon con i piedi per terra è stata amplificata un paio d’anni fa quando sui social della Repubblica Popolare sono diventate virali le foto del fondatore di Huawei mentre attende paziente un taxi in fila fuori dall’aeroporto di Shanghai. I media internazionali e i servizi di intelligence di diverse capitali occidentali hanno invece guardato con sospetto soprattutto ai legami tra il gigante delle telecomunicazioni di Shenzhen e l’Esercito Popolare di Liberazione.
Prima di trasferirsi nel laboratorio delle riforme e dell’apertura della provincia del Guangdong, Ren Zhengfei aveva indossato la divisa come ingegnere militare nelle forze armate di Pechino. Huawei viene fondata a Shenzhen nel 1987 con un capitale di soli 21mila yuan (circa 3mila dollari) e quando gli venne chiesto il motivo di quel nome, Ren risponde che rappresenta l’unione di due caratteri che insieme si traducono con «la Cina può realizzare». Dopo una gavetta durata oltre due decenni, è solo negli ultimi anni che Meng Wanzhou è diventato uno dei volti più noti del colosso cinese con i membri della comunità finanziaria internazionale. Direttrice finanziaria e uno dei quattro vice-presidenti di Huawei, oltre che figlia del fondatore, secondo alcune speculazioni che circolano sui media di Pechino, potrebbe essere proprio Meng a succedere al padre quando Ren Zhengfei deciderà di ritirarsi dalle scene. Tuttavia, rompendo la consolidata tradizione del capitalismo confuciano dell’Asia orientale, il fondatore di Huawei ha in passato messo in dubbio che uno dei suoi figli prenderà la guida del colosso delle telecomunicazioni. «Fin da quando è stata fondata, le nomine a Huawei hanno seguito il principio del merito e non quello del nepotismo», ha detto Ren in un’intervista con il China Economic Times. Nel 1993, molti anni prima che Huawei diventasse uno dei colossi delle telecomunicazioni cinesi più noti e discussi a livello internazionale, la poco più che ventenne Meng Wanzhou lavorava già come segretaria della compagnia basata a Shenzhen: preparava i cataloghi delle produzioni, rispondeva al telefono e batteva a macchina. Scegliendo forse di seguire il proverbiale basso profilo del padre, fin da adolescente Meng Wanzhou usa il cognome della madre. Un’altra versione di questa storia è che Ren Zhengfei abbia dato il consenso a che i figli usassero il nome della famiglia della prima moglie come un gesto di stima nei confronti del suocero: già alto dirigente della provincia occidentale del Sichuan.
In realtà anche la figlia più giovane, Annabel Yao, usa il nome della madre e terza moglie del fondatore di Huawei. Una manciata di settimane fa, la 21enne studentessa di Harvard è stata tra le protagoniste del Ballo delle Debuttanti. In quell’occasione, nonostante la nota idiosincrasia di Ren Zhengfei per i media, le fotografie della famiglia del fondatore di Huawei nella villa di Shenzhen hanno riempito le pagine del giornale patinato francese, Paris Match.