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 2018  dicembre 07 Venerdì calendario

I sondaggisti e la “cosa renziana”: «Potenziale tra l’8 e il 12 per cento»

Non sempre «uniti si vince», anzi con il proporzionale spesso è meglio avere più liste che corrono separatamente e poi si alleano in Parlamento, tante «bandiere» raccolgono più voti. Ma quella che era una regola abbastanza consolidata fino a qualche anno fa adesso non è più così certa e ascoltando alcuni dei principali sondaggisti appare chiaro che l’eventuale «cosa renziana» sarebbe una scommessa dall’esito tutt’altro che scontato. È possibile che il Pd e il «Partito di Renzi», sommati, prendano più voti di quelli che prenderebbero i soli democratici, ma non tutti ne sono sicuri. E anche guardando solamente all’eventuale partito renziano le valutazioni non sono affatto univoche.
Per Antonio Noto, di Noto sondaggi, Pd e «Partito di Renzi» prenderebbero più voti di quanti ne otterrebbero solo i democratici. «Il Pd vale oggi il 18%. Il nuovo “Partito di Renzi” potrebbe valere il 9%. In questo caso il Pd scenderebbe al 13%. Quindi Renzi toglierebbe 5 punti al Pd e prenderebbe altri 3 punti dagli indecisi e uno dagli elettori delusi di Fi». Insomma, uno scenario in cui Renzi porterebbe ad una ipotetica alleanza di centrosinistra almeno un 4% di voti nuovi. Ovviamente, precisa Noto, «tutto questo ammesso che si confermi quel 9%, che per ora interpreto più che altro come capacità di attrazione di Renzi, perché non sappiamo qual è il suo progetto, se si allea o no con il Pd… Comunque verso il suo possibile partito c’è un livello di attenzione molto alto».
Meno ottimista Fabrizio Masia di Emg, che vede «un bacino potenziale del 12%» per il nuovo soggetto politico renziano. «Il che non significa – precisa – che questo possa tradursi in voti», i consensi che si raccolgono nelle urne sono sempre meno del potenziale. «L’aspetto interessante – fa notare Masia – è che poco meno della metà degli elettori del Pd è interessata a questo progetto, circa il 45%. Considerando che il Pd vale oggi il 18%-19%, questo vuol dire che il 70% dei voti a Renzi arriverebbero dal Pd». Del resto, aggiunge, «difficile che Renzi possa prendere voti a M5S, che flette ma è comunque sopra il 25%, o che possa togliere voti alla Lega che sta al 32%».
Ancora più scettico Roberto Weber di Ixè: «Un ipotetico partito di Renzi aveva un potenziale massimo di 8%, il che vuol dire circa il 5%. Io non vedo così facile l’allargamento a questa fantomatica area del cosiddetto centro moderato». Per Weber uno spazio potenziale ci sarebbe, «ma per altro, non per questo progetto. Quando Prodi fece l’Asinello (nel 1999, lista poi confluita nella Margherita, ndr) portai i dati a D’Alema, presidente del consiglio. Lui disse: “Questa non è una roba leggera, è una autentica scissione, va al cuore del nostro elettorato” Ma quella roba aveva un senso politico, si è arrivati al Pd anche per quella via là. In questo caso Renzi lascia un partito che sarebbe una sua copia, in cosa differenziano? Gli assi programmatici sono gli stessi».