il Fatto Quotidiano, 7 dicembre 2018
Siena senza Fondazione Mps, da fortino a terra di conquista
I numeri che meglio spiegano la crisi del vecchio potere politico a Siena sono quelli degli utili distribuiti sul territorio dalla Fondazione Monte dei paschi di Siena: 4 milioni medi all’anno adesso; fino a 233 milioni dieci anni fa. Il patrimonio attuale è di 450 milioni, un tempo di 5 miliardi. La storia è nota: la Fondazione non è più azionista di controllo del Monte dei Paschi di Siena, e il Monte dei Paschi non è di conseguenza nemmeno più una banca senese (ma in mano al Ministero dell’Economia).
La crisi finanziaria di Mps e del suo azionista ha travolto anche il sistema legato al Partito democratico, dove intanto le guerre intestine hanno fatto più morti e feriti di quanti non sia riuscito a farne l’opposizione di centrodestra e del M5s.
Il nuovo potere politico è rappresentato dal sindaco Luigi De Mossi, avvocato penalista stimato in città, che peraltro rappresenta alcune parti civili nel processo contro gli ex vertici del Monte. È?stato in grado di raccogliere il malcontento delle liste civiche e di un centrodestra non così coeso a Siena, visto che durante le amministrative della scorsa primavera Forza Italia è arrivato a sostenerlo in un secondo momento e la Lega ha contato subito dei fuoriusciti una volta dichiarato il sostegno (qualcuno ha fondato la Lega Italica, andata in aiuto di un altro candidato, Pierluigi Piccini, ex sindaco della città, ex aspirante presidente della Fondazione Mps e poi forte avversario delle ultime giunte).
La Lega a Siena non ha certo raggiunto le percentuali italiane, si aggira intorno al 10%, ma da parte sua De Mossi gode di un rapporto diretto con il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che più volte si è fatto vedere a Siena, anche affacciato alle finestre del Palazzo comunale per assistere al Palio. È facile capire che per un leader nazionale di un partito antagonista al centrosinistra, Siena rappresenta una vera e propria terra di conquista, dopo essere stata per un lungo pezzo di storia italiana uno dei territori con maggiori iscritti al Pci-Pds-Ds.
Conquista che però non è riuscita al Movimento 5 Stelle, che qui non ha espresso neppure un candidato sindaco. Luigi Di Maio, più volte a Siena per difendere le vittime della crisi finanziaria di Mps, non ha mai “certificato” gli aspiranti politici locali. Le indiscrezioni parlano di patto di non belligeranza con la Lega, qualcuno di un regolamento di conti interno al Movimento. Tant’è: nessun nome.
Intorno al sindaco De Mossi c’è un piccolo “cerchio magico” in salsa senese. Gli uomini a lui più vicini, veri e propri strateghi della campagna elettorale, sono Andrea Bellandi e Daniele Tacconi (quest’ultimo è stato nominato a capo delle Relazioni esterne del Comune). Non sono nomi nuovi per Siena: ex socialisti e già assessori alla fine degli anni Ottanta, qualche anno fa hanno dato il loro sostegno anche a Franco Ceccuzzi, ex deputato Pd e uno degli ultimi sindaci di centrosinistra, rimasto in carica solo un anno per mancanza di voti sul bilancio.
Con una coalizione di centrodestra in fase di costruzione, a rappresentare – e organizzare – la contestazione a Siena sono state alla fine personalità navigate del passato. E gli ex contestatori, che durante le giunte di centrosinistra rappresentavano la “controinformazione” dei blog, oggi sono praticamente scomparsi. Il più conosciuto di questi, Raffaele Ascheri, un tempo direttore de “l’Eretico”, oggi è presidente della Biblioteca degli Intronati, storica istituzione senese.
Il fatto che Bruno Valentini, l’ex sindaco della città, abbia perso per soli 300 voti poco importa, perché con l’arrivo di De Mossi per il Pd è iniziata la disfatta. Al momento non c’è neppure un segretario comunale, ma un triumvirato che rappresenta le tre anime del partito: renziani, orlandiani e ceccuziani. Ma a rappresentarle in città ci sono solo 4 consiglieri (su 8 di opposizione, contro 20 di maggioranza). A Valentini va il merito di aver risanato il bilancio portando il debito da 100 a 70 milioni, ma Siena ha voluto comunque cambiare pagina dopo la crisi finanziaria della sua banca.
E a proposito di Mps, l’ad Marco Morelli non ha relazioni forti con la città, e le sponsorizzazioni dell’istituto sul territorio ormai sono ridotte al minimo, quasi ci fosse l’input di dare un’immagine diversa. Basti pensare che Mps organizzava un tempo il foro nazionale del vino italiano spendendo 150mila euro e ora si limita a mettere a disposizione Rocca Salimbeni per le degustazioni di Wine&Siena, uno dei più importanti eventi del settore enologico (il 26 e 27 gennaio prossimo).
Diverse sono anche le relazioni tra le istituzioni cittadine. Per esempio il rettore dell’Università e il sindaco non hanno rapporti di buon vicinato, nonostante le facoltà contino ancora 15mila studenti che vivono a Siena arrivando da tutta Italia e dall’estero. Il primo cittadino quest’anno non è neppure andato alla presentazione dell’anno accademico tenuto dal rettore Francesco Frati.
De Mossi, da parte sua, cerca relazioni politiche nel livello “superiore” regionale, non essendo il centrodestra senese così organizzato. I suoi riferimenti sono a Firenze il leghista Claudio Borghi e il forzista Stefano Mugnai.
Nonostante tutto, la città ha una sua tenuta economica. Il Monte garantisce ancora 2.500 posti di lavoro, l’università altri 3mila e 700 il Comune. Alcune realtà imprenditoriali, come il leader dei vaccini Gsk, ne aggiunge altri 1.800. Ci sono ancora stipendi medi o medio-alti per una città che conta 20mila nuclei familiari. Il problema è la lenta decadenza a cui si affaccia, in termini di investimenti per il recupero storico artistico dei palazzi, il sostegno a mostre, all’arte, alla cultura. La Fondazione non può più far crescere la città in iniziative di lungo periodo, e la città cerca nuovi sbocchi. Nei programmi dell’amministrazione comunale c’è un nuovo centro commerciale nella zona periferica di Isola d’Arbia e la valorizzazione del marchio Unesco.