ItaliaOggi, 7 dicembre 2018
Perché non c’entra la laicità con il crocefisso e il presepio
«Il crocefisso per me è il simbolo della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni; non vedo che fastidio possa dare nelle nostre aule scolastiche, anzi può aiutare a far riflettere. Anche il presepe nelle scuole fa parte della nostra identità». Parole ovvie a tal punto, da non costituire una notizia. Se non perché, dopo anni e anni di silenzi, sono state dette da un ministro dell’istruzione, Marco Bussetti. Ad esse si possono collegare quelle del presidente della giunta del Trentino, Maurizio Fugatti, anche lui della Lega: «Crocefisso e presepio dovrebbero essere obbligatori nelle scuole». Sono anni che laicisti intolleranti e cristiani confusi chiedono di non addobbare, per Natale, le scuole col presepio. Ma per quale ragione? Perché, dicono, in Italia sono presenti tante religioni, che vanno tutte rispettate. Meglio non ostentare la propria per non offendere chi non ne fa parte.Davvero una idea insensata del pluralismo e della libertà religiosa, che Cristo ha insegnato e la liberaldemocrazia ha difeso. La troviamo nelle reazioni, spompate e ripetute, alle affermazioni del ministro. La Cgil-Uil Scuola ha scomodato la non confessionalità dell’istruzione: «La laicità è il principio cardine della scuola statale nel nostro paese». Non giusto, giustissimo. Ma perché una laicità, che è rispetto di tutte le fedi, deve tradursi in una proibizione per i cristiani di esprimere la propria, con il crocefisso e con il presepio, per non «offendere» le altre religioni di minoranza? E alcuni giornali laicisti hanno intitolato: «Il ministro Bussetti cancella lo Stato laico»; «La crociata del Nord-Est leghista che fa infuriare anche la Chiesa».
Che vi siano anche dei preti balzani e picchiatelli che giocano a fare i «laicisti», probabilmente senza aver neppure capito cosa significa, non stupisce. Ma la maggioranza dei cristiani vuole il crocefisso e il presepio. Impedirli significa calpestare la libertà democratica. E poi l’attuale Pontefice, che viene considerato un «progressista», ha esaltato il presepio: «Il presepe e l’albero sono i segni della compassione del padre celeste, della sua partecipazione e vicinanza all’umanità. La tenerezza del Natale coincide con la forza del presepe» (Francesco, La forza del presepe. Parole sul Natale, Emi 2014).
La nostra vita non nasce dal niente, ma ha le sue radici nella tradizione dei padri. Nessuno in suo nome può combattere le altre fedi, né, che è peggio ancora, nascondere la propria per il timore di offendere gli altri. Crocifisso, presepio e anche albero non sono né superstizione né consumismo, sono immaginari collettivi che la nostra tradizione conserva e venera da millenni. Chi li dimentica finisce per cancellare una parte importante di se stesso. Non rispetta gli altri, ma offende se stesso.