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 2018  dicembre 07 Venerdì calendario

La battaglia Rcs-Blackstone per gli immobili di via Solferino

Nel quadrilatero di via Solferino, dove ha sede il Corriere della Sera, in vista della battaglia per la proprietà degli immobili (formalmente intestati al potentissimo fondo americano Balckstone), pare che gli arsenali siano già belli pieni. Al punto che presto potrebbe scendere in campo anche la Procura della Repubblica.
Le ipotesi di reato contrapposte che importanti avvocati milanesi stanno valutando in questi giorni per rafforzare le pretese dei due contendenti sui muri dei tre edifici storici a un passo da Brera, vanno infatti dall’usura all’estorsione. E se le denunce dovessero partire, ad occuparsene non saranno più soltanto i giudici della Suprema Corte di New York cui si è rivolto Blackstone, piuttosto che quelli milanesi scelti per il lodo arbitrale chiesto da Rcs, ma i pubblici ministeri della Procura di Francesco Greco. Com’è possibile che una normale compravendita immobiliare si trasformi in una imbarazzante inchiesta penale? La partita che si sta giocando sulla proprietà della storica sede del Corriere, nasce nel 2013-2014, quando il board dell’allora Rcs, con i conti in rosso e l’affanno di una serie di operazioni spericolate, decide di fare cassa vendendo il prestigioso patrimonio immobiliare. A farsi avanti è il fondo Blackstone che inaugura una stagione di shopping milanese offrendo 120 milioni di euro per l’intero quadrilatero. Inoltre Rcs ottiene di poter rimanere negli edifici pagando un affitto di 10 milioni all’anno al fondo gestito in Italia dalla Kryalos Srg.
I primi ad accorgersi che non si tratti esattamente di un affare sono proprio i giornalisti del Corriere il cui Cdr denuncia come il fondo americano si sia messo in tasca un immobile di pregio nel centro di Milano pagandolo all’incirca 4000 euro al metro quadro. È vero che si tratta di immobili occupati, ma nella stessa zona un appartamento lo si paga come minimo il doppio. “Un’operazione folle”, scrivono i giornalisti.
Finché Urbano Cairo, che nel frattempo ha scalato Rcs, nel marzo scorso manda una lettera ai gestori del fondo avvertendoli di voler rivedere il contratto. Secondo lui, il fondo avrebbe dovuto versare almeno 180-190 milioni. Ciò nonostante, il 10 luglio Blackstone annuncia di voler vendere le quote della proprietà di via Solferino ad Allianz per 250 milioni di euro. In cinque anni cioè, il valore dei muri è raddoppiato. Tre giorni dopo Cairo spedisce una nuova lettera nella quale dichiara nullo l’atto di vendita del 2013. Allianz sospende le trattative. Gli avvocati civilisti affilano le armi; Kryalos-Blackstone, minaccia di chiedere 100 milioni di danni alla controparte davanti ai giudici di New York, sostenendone la competenza visto che parte delle trattative si sarebbero svolte negli Usa. Tesi diametralmente opposta da parte dei legali Rcs che optano per una competenza totalmente milanese con un arbitrato.
Ma dietro le scaramucce legali, in realtà si prepara ben altro. Un’accusa di usura, articolo 644 del codice penale, comma tre, da parte di Rcs secondo la quale il board di allora della casa editrice vendette “obtorto collo” in una situazione di difficoltà economica oggettiva di cui la controparte si sarebbe approfittata. Per Blackstone invece Rcs avrebbe messo in atto una vera e propria estorsione bloccando una vendita vantaggiosa per una pretesa che considerano folle: Rcs, sostengono, all’epoca era seguita da un advisor come Imi e vennero valutati attentamente i prezzi di mercato.