Libero, 6 dicembre 2018
Novantasei italiani su cento non sanno cos’è lo spread
Gli italiani possono tirare un sospiro di sollievo. Ieri, con buona pace dei catastrofisti, lo spread ha chiuso a 278 punti base, ai minimi da inizio ottobre. I rendimenti dei Btp decennali si sono addirittura attestati al 3,05%, il livello più basso da luglio. Cosa significa? Dipende. C’è chi sostiene sia dovuto alla fiducia nell’accordo tra il governo e l’Europa o chi, invece, parla della classica quiete prima della tempesta. I più esperti, infine, spiegano che la mancata esplosione è merito degli ultimi scampoli di quantitative easing messi sul mercato da Mario Draghi. E che da gennaio la musica sarà diversa. La realtà è che tutti potrebbero dire qualsiasi cosa, tanto nessuno ha veramente idea di cosa sia lo spread. Fino al 2011 qualcuno ne aveva sentito parlare andando in banca a chiedere un mutuo. Anche lì, senza capire nulla. Poi, quell’indice misterioso ha fatto addirittura cadere un governo. E lo spread è diventato addirittura di moda. Un po’ come lo spritz, con cui qualcuno ancora lo confonde, o l’intramontabile speak, che non può mancare sui tavoli delle baite altoatesine quando si va a fare la settimana bianca. Parlarne è obbligatorio, ma comprenderne i meccanismi è tutt’altra questione. Il professore può andare in tv a dire che i mutui andranno alle stelle, il politico può rispondergli che non c’è alcuna correlazione. Tutti hanno ragione. Tutti hanno torto. L’unica cosa di cui gli italiani sono certi è che lo spread sia una cosa con cui è meglio non avere a che fare. Secondo un sondaggio realizzato da Facile.it e Mutui.it quasi un individuo su due ne ha paura, con una prevalenza nei maschi (47,3%) rispetto alle donne (41,5%). Un approfondimento di indagine, però, rileva che si tratta di un vero e proprio timore dell’ignoto. Una ricerca effettuata dall’Istituto di sondaggi Noto ha rivelato che il 62% degli italiani ne ha sentito parlare. E qui verrebbe da chiedersi dove viva l’altro 28%. Ma il dato impressionante è quello relativo al significato. Il 15% pensa di conoscerlo, ma a domanda risponde cose senza senso. L’asticella, insomma, si abbassa ancora. Chi dimostra un’esatta e soddisfacente conoscenza del differenziale tra i rendimenti di Btp decennali e bund tedeschi, alla fine, è un misero 4% della popolazione.
L’UOMO NERO
Possibile che si riesca a mandare a casa un esecutivo, ad indirizzare il consenso e a modificare addirittura le manovre di bilancio, come sta accadendo in questi giorni, brandendo un vessillo che solo 4 italiani su 100 sono in grado di riconoscere? Purtroppo, è proprio per questo che tutto ciò è reso possibile. Intendiamoci, lo spread non è l’uomo nero o il fantasma che fa scricchiolare la soffitta. Una roba inventata per far andare a letto i bambini. Il rendimento dei Btp, e il conseguente differenziale con i bund, è un indicatore reale e non trascurabile. È il termometro della fiducia dei mercati sulla tenuta economica di un Paese, ha contraccolpi sul patrimonio delle banche e, indirettamente, sul tasso dei prestiti a famiglie e imprese, ha un costo diretto per lo Stato, che deve spendere di più per finanziarsi. Può provocare catastrofiche oscillazioni in Borsa e mandare in fumo miliardi di capitalizzazione delle società quotate.
NOZIONI DI BASE
Ma se si ignorano le nozioni di base, è facile spaventarsi più del dovuto o credere alla fine del mondo, quando magari si tratta solo di una leggera brezza. È facile prendere per buoni i rapporti di Bankitalia, che oggi parlano di enormi perdite per le famiglie a causa di uno spread che si aggira sui 300 punti mentre nel 2011 e nel 2012, quando il differenziale aveva oltrepassato la quota mostruosa dei 500 punti, ci raccontavano che la situazione era tranquilla e che il professor Monti avrebbe garantito anche le monete nei salvadanai dei nostri figli. Così come è stato, ed è ancora, facile per le banche raggirare i propri clienti infilandogli spazzatura nelle tasche. Da una recente indagine della Consob è emerso che solo il 23% degli italiani ha familiarità con il concetto di probabilità riferito ad un investimento, solo il 50% comprende i concetti basilari e meno del 20% concetti un pelo più avanzati. E il bello è che tra coloro che pensano di conoscere i segreti della finanza ce n’è un 30% che non sa realmente un tubo. Lamentarsi poi per i bond fasulli della Etruria è legittimo, ma inutile. Presto o tardi ci si ricasca. Nell’attesa, facciamoci un goccio di spread.