Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  dicembre 06 Giovedì calendario

Novantasei italiani su cento non sanno cos’è lo spread

Gli italiani possono tirare un sospiro di sollievo. Ieri, con buona pace dei catastrofisti, lo spread ha chiuso a 278 punti base, ai minimi da inizio ottobre. I rendimenti dei Btp decennali si sono addirittura attestati al 3,05%, il livello più basso da luglio. Cosa significa? Dipende. C’è chi sostiene sia dovuto alla fiducia nell’accordo tra il governo e l’Europa o chi, invece, parla della classica quiete prima della tempesta. I più esperti, infine, spiegano che la mancata esplosione è merito degli ultimi scampoli di quantitative easing messi sul mercato da Mario Draghi. E che da gennaio la musica sarà diversa. La realtà è che tutti potrebbero dire qualsiasi cosa, tanto nessuno ha veramente idea di cosa sia lo spread. Fino al 2011 qualcuno ne aveva sentito parlare andando in banca a chiedere un mutuo. Anche lì, senza capire nulla. Poi, quell’indice misterioso ha fatto addirittura cadere un governo. E lo spread è diventato addirittura di moda. Un po’ come lo spritz, con cui qualcuno ancora lo confonde, o l’intramontabile speak, che non può mancare sui tavoli delle baite altoatesine quando si va a fare la settimana bianca. Parlarne è obbligatorio, ma comprenderne i meccanismi è tutt’altra questione. Il professore può andare in tv a dire che i mutui andranno alle stelle, il politico può rispondergli che non c’è alcuna correlazione. Tutti hanno ragione. Tutti hanno torto. L’unica cosa di cui gli italiani sono certi è che lo spread sia una cosa con cui è meglio non avere a che fare. Secondo un sondaggio realizzato da Facile.it e Mutui.it quasi un individuo su due ne ha paura, con una prevalenza nei maschi (47,3%) rispetto alle donne (41,5%). Un approfondimento di indagine, però, rileva che si tratta di un vero e proprio timore dell’ignoto. Una ricerca effettuata dall’Istituto di sondaggi Noto ha rivelato che il 62% degli italiani ne ha sentito parlare. E qui verrebbe da chiedersi dove viva l’altro 28%. Ma il dato impressionante è quello relativo al significato. Il 15% pensa di conoscerlo, ma a domanda risponde cose senza senso. L’asticella, insomma, si abbassa ancora. Chi dimostra un’esatta e soddisfacente conoscenza del differenziale tra i rendimenti di Btp decennali e bund tedeschi, alla fine, è un misero 4% della popolazione.

L’UOMO NERO
Possibile che si riesca a mandare a casa un esecutivo, ad indirizzare il consenso e a modificare addirittura le manovre di bilancio, come sta accadendo in questi giorni, brandendo un vessillo che solo 4 italiani su 100 sono in grado di riconoscere? Purtroppo, è proprio per questo che tutto ciò è reso possibile. Intendiamoci, lo spread non è l’uomo nero o il fantasma che fa scricchiolare la soffitta. Una roba inventata per far andare a letto i bambini. Il rendimento dei Btp, e il conseguente differenziale con i bund, è un indicatore reale e non trascurabile. È il termometro della fiducia dei mercati sulla tenuta economica di un Paese, ha contraccolpi sul patrimonio delle banche e, indirettamente, sul tasso dei prestiti a famiglie e imprese, ha un costo diretto per lo Stato, che deve spendere di più per finanziarsi. Può provocare catastrofiche oscillazioni in Borsa e mandare in fumo miliardi di capitalizzazione delle società quotate.

NOZIONI DI BASE
Ma se si ignorano le nozioni di base, è facile spaventarsi più del dovuto o credere alla fine del mondo, quando magari si tratta solo di una leggera brezza. È facile prendere per buoni i rapporti di Bankitalia, che oggi parlano di enormi perdite per le famiglie a causa di uno spread che si aggira sui 300 punti mentre nel 2011 e nel 2012, quando il differenziale aveva oltrepassato la quota mostruosa dei 500 punti, ci raccontavano che la situazione era tranquilla e che il professor Monti avrebbe garantito anche le monete nei salvadanai dei nostri figli. Così come è stato, ed è ancora, facile per le banche raggirare i propri clienti infilandogli spazzatura nelle tasche. Da una recente indagine della Consob è emerso che solo il 23% degli italiani ha familiarità con il concetto di probabilità riferito ad un investimento, solo il 50% comprende i concetti basilari e meno del 20% concetti un pelo più avanzati. E il bello è che tra coloro che pensano di conoscere i segreti della finanza ce n’è un 30% che non sa realmente un tubo. Lamentarsi poi per i bond fasulli della Etruria è legittimo, ma inutile. Presto o tardi ci si ricasca. Nell’attesa, facciamoci un goccio di spread.