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 2018  dicembre 06 Giovedì calendario

Erdogan dichiara guerra alle sigarette

Nella Turchia dei divieti, il detto «fumare come un turco» diventerà un ricordo sbiadito. Le limitazioni, i condizionamenti nella vita quotidiana aumentano di pari passo con una società che sta diventando sempre più conservatrice e religiosa, con tutta la dose di ipocrisia che questo processo spesso comporta. L’ultima iniziativa per continuare la metamorfosi, solo in ordine di tempo, è la nuova legge, firmata dal Presidente, Recep Tayyip Erdogan nei giorni scorsi e pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale turca questa settimana, che cancella le sigarette, nel senso che equivale a una vera e propria guerra iconoclasta alle bionde. La loro immagine, da adesso in poi, dovrà sparire da tutte le produzioni cinematografiche e televisive nazionali, che nelle scorse settimane sono già finite nel mirino per aver censurato la parola «omosessuale». Il divieto riguarda anche i sigari e, particolare non di poco conto, i narghilè, ossia le tradizionali pipe ad acqua, con le quali si possono fumare tabacchi aromatizzati e che compaiono in tante scene di vita quotidiana della così amata e riscoperta tradizione ottomana, oltre a essere una costante di molti bar sul Bosforo. I loro proprietari, adesso, ai cuscini e tappeti di colore cangianti e ai tabacchi profumati, dovranno aggiungere il cartello «nuoce gravemente alla salute», con tutto il calo di poesia che ne deriva e che va a colpire al cuore una delle abitudini preferite dai turchi.
Per le sigarette internazionali si ricorrerà alla censura, o, per le immagini, a photoshop. Resta da vedere come ci si regolerà per le fotografie del Padre della Patria, Mustafa Kemal Atatürk, la cui idea di Turchia laica e moderna è andata in pensione ben prima delle sigarette. Lo statista era un fumatore accanito e non sono poche le immagini ufficiali che lo ritraggono con una bionda in mano. Di certo, per il momento, c’è che i loghi delle marche di sigarette spariranno ovunque, anche dai pacchetti, sarà possibile riprodurlo solo sul lato principale della confezione e con una superficie più piccola di almeno il 5% rispetto alla versione attuale. Non solo. I negozi autorizzati a vendere bionde e alcolici non potranno più trovarsi vicino a ospedali, scuole e università e, all’ingresso le sigarette non dovranno essere immediatamente visibili. Perché nella Turchia di oggi, dove, fino a qualche anno fa, si vendeva tabacco sfuso agli angoli delle strade, non si vieta il fumo perché fa male, ma perché rappresenta un peccato, una tentazione che un buon musulmano deve evitare e dove chi non riesce a resistere, deve quasi essere portato a vergognarsene. Il tutto, con buona pace delle sale da tè, dei tavolini sul Bosforo e dei cuscini del Topkapi che di fumo ne hanno visto circolare per decenni se non secoli, perché parte integrante dell’anima turca, soprattutto di quella Istanbul così euforica e irriverente, destinata a scomparire sotto il peso delle regole imposte e del conformismo.