la Repubblica, 6 dicembre 2018
Tutti gli incidenti dei tir con carichi pericolosi
Montirone, tra gli svincoli Brescia Sud e Brescia centro della A21, 2 gennaio. Borgo Panigale, raccordo di Bologna Casalecchio, 6 agosto. Fara in Sabina, via Salaria, 5 dicembre. Un’esplosione, una colonna di fumo nero e denso, il panico degli automobilisti, la corsa disperata dei soccorritori, le carcasse di auto e camion bruciati.
Morti (dieci dall’inizio dell’anno: sei a Brescia, due a Bologna e due ieri) e centinaia di feriti. Tre incidenti – all’inizio, a metà e alla fine di un tragico 2018 – un denominatore comune, la causa della strage: l’esplosione di un mezzo pesante per il trasporto di merci pericolose. Spesso, come ieri sulla Salaria, una cisterna di Gpl, una delle migliaia di bombe vaganti che ogni giorno percorrono le strade italiane.
Diecimila, secondo una stima che si ricava dai dati di Eurostat: quasi 3 milioni e mezzo di trasporti di materiali esplosivi o infiammabili ogni anno. Ma sono probabilmente di più, perché agli autocarri e ai Tir con targa italiana – 78mila quelli autorizzati – vanno aggiunti quelli stranieri che attraversano le Alpi per consegnare le loro merci nella penisola, o viceversa.Di solito viaggiano in autostrada, ma il prelevamento o la consegna delle merci alla destinazione finale, come è accaduto ieri in provincia di Rieti, richiedono anche tratti di percorso sulle statali e le provinciali. E quando le strade si avvicinano o attraversano i centri abitati ovviamente i rischi aumentano.
Non perché non ci siano regole, o siano lasche. Al contrario, le norme esistono, sono condivise in tutta Europa e sono severissime: l’accordo internazionale Adr è della fine degli anni 50, ma ogni due anni gli Stati europei lo rivedono per adeguarlo alle evoluzioni delle tecnologie e della produzione dei materiali trasportati. Basterebbe applicarle con rigore, e non soltanto nell’esposizione sui vani di carico dei cartelli arancioni (e dei rombi con il codice numerico) che identificano correttamente la classe di pericolo delle merci.
Ancora più importanti sono le norme che regolano le procedure di carico, scarico e conservazione dei materiali, e naturalmente la perfetta efficienza dei mezzi che li trasportano e degli uomini che li guidano. Ci sono grandi imprese di trasporti, ce ne sono di specializzate proprio nel settore dei liquidi infiammabili o degli esplosivi, ci sono piccole imprese che fanno di tutto e padroncini che corrono su e giù per la penisola con l’imperativo categorico di tagliare tempi e costi. Facile immaginare che la formazione del personale e il rigore nel rispetto delle regole di sicurezza non siano uguali per tutti. Così com’è vero che non tutti i conducenti di mezzi pesanti (anzi, un’ampia maggioranza) hanno il certificato Adr.
Secondo i dati Acea sulla flotta di autocarri medio-pesanti in circolazione sulle strade europee, i camion con oltre dieci anni di età trasportano ancora il 16% delle merci (calcolate in Tkm, cioè tonnellate per chilometro), quelli con più di cinque anni di età circa il 38%. Poco più di un quinto delle merci (il 22%) viaggia su mezzi pesanti con meno di due anni di vita. Sulle strade italiane, dunque, si muovono per il trasporto merci mezzi nuovi o seminuovi ma anche molti camion e Tir che meriterebbero il pensionamento.