Corriere della Sera, 6 dicembre 2018
La nuova politica, il potere dei manager e i palinsesti tv
Due fatti di cronaca ci aiutano a capire qualcosa in più della tv. A una radio, Paola Perego è intervenuta per ribadire che lei non è una raccomandata: «Sicuramente sono avvantaggiata perché lavoro con il più bravo dei manager, ma lui è così onesto moralmente che mai nella vita se dovesse proporre una persona proporrebbe me, perché potrebbero pensare che mi propone solo perché sua moglie».
Il marito è Lucio Presta e noi fingiamo di crederle. Salvini sta facendo una campagna di consensi utilizzando dei testimonial alla rovescia: i volti famosi che lo hanno criticato non saranno invitati alla sua manifestazione: «Lui/lei non ci sarà». Fra questi volti c’è Fazio e già immaginiamo il suo agente Beppe Caschetto rifare il giro delle sette chiese per piazzare i suoi artisti, nel caso le porte della Rai si chiudessero. Presta e Caschetto sono i due «padroni» della tv italiana, collocano i loro artisti, talentati o stalentati, ovunque e comunque: vere e proprie compagnie di giro. Ma sono ancora così importanti, i palinsesti dipendono ancora dal loro volere? Per il momento sì. Ma è difficile che Caschetto possa rifare il gioco al rialzo che ha fatto con Fazio strappando alla Rai un contratto da favola. Presta ha faticato non poco a piazzare il documentario di Renzi. La stagione delle vacche grasse è finita, ma il problema è che i due hanno una concezione vecchia, molto vecchia della tv e i tempi stanno cambiando, c’è il web, ci sono altri modi di reclutamento. Un esempio: Caschetto ha prodotto Come Quando Fuori Piove di Virginia Raffaele, non capendo che su quel materiale andava fatto un lavoro di scrittura che è fuori dal suo immaginario.
Presta ha quasi rovinato Benigni producendogli solo spettacoli di alta retorica. E Bonolis da anni sta cercando un’identità smarrita, più che un programma. Per ora sono ancora padroni, ma per quanto ancora?