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 2018  dicembre 05 Mercoledì calendario

D’Annunzio e la divina Duse: il primo «innocente» incontro

La vita e l’arte di Gabriele d’Annunzio a Napoli tra il 1891 e il 1893 sono state poco indagate. Da un po’ di tempo, e con profitto per gli studi non solo dannunziani, se ne occupa Tobia Iodice: storico delle lettere italiane da Dante ad Ariosto, da Foscolo a Carducci che nel 2013 curò l’edizione delle lettere d’amore di d’Annunzio all’amante Barbara Leoni, mentre nel 2016 pubblicò I Violenti ossia le sei novelle napoletane che il futuro Vate diede alle stampe a Napoli con l’editore-libraio Luigi Pierro. Ora Iodice ritorna sul tema con Come un sogno rapido e violento (Carabba) e ricostruendo dal principio alla fine il periodo napoletano di Gabriele d’Annunzio ci dà un vero e proprio capitolo di storia della letteratura italiana di fine Ottocento raccontandoci di come il poeta, tra amanti gelose come la Leoni e la contessa Gravina, mariti traditi e vendicativi, creditori e strozzini che lo inseguivano senza tregua, scrisse romanzi, liriche, lettere, canzoni, saggi, articoli per Il Mattino di Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao.
Non poche sono le cose inedite e tra queste una lettera di Eleonora Duse al suo futuro appassionato Gabriele che, a questo punto, obbliga gli studiosi a retrodatare l’incontro tra il Vate e la Divina. Le cose andarono così: a Napoli d’Annunzio pubblicò, con l’editore Bideri, il romanzo L’Innocente che, invece, Emilio Treves rifiutò. La fortuna arrise al libro che fu pubblicato anche in Francia. Una copia fu inviata anche alla Duse la quale scrisse una lettera a d’Annunzio che il 30 giugno 1891 fu recapitata proprio al giornale di Scarfoglio. Cosa voleva la Divina? Siccome aveva letto nella prima pagina de L’Innocente della «prossima pubblicazione» del nuovo romanzo Salamandra, si rivolgeva a d’Annunzio così: «Avevo rinunziato, l’anno scorso, è vero, ma oggi sono io stessa, la stessa che vi prego di spedirmi il libro. E così allora, come oggi, sempre sincera sono; così nella rinunzia, allora, così nella preghiera, oggi».
È quasi inutile dire che il romanzo annunciato non fu mai scritto perché era solo uno dei tanti progetti letterari che d’Annunzio ideò ma non realizzò. Ma l’importanza della lettera è altrove. Infatti, la leggenda vuole che i due inventori del divismo all’italiana si incontrarono per la prima volta a Venezia nel settembre del 1894: «In un’alba carica di nebbie e di misteri nella quale entrambi, vittime dell’insonnia, si erano persi». In realtà, l’attrice e il poeta si erano già visti prima, a Roma e a Napoli ma fu proprio l’incontro napoletano quello decisivo. Nella capitale d’Annunzio aveva visto più volte la Divina a teatro e i due avevano amici comuni come la giornalista Olga Ossani, la stessa Serao, e il conte Giuseppe Gegè Primoli. Ma a Napoli, invece, quando e dove si videro?
Gabriele d’Annunzio giunse a Napoli il 30 agosto 1891 e, dal momento che pagava il suo amico Michetti, prese alloggio nel migliore albergo di Napoli: Grand Hotel du Vésuve. Qui c’era in incognito proprio la grande attrice: reduce da una trionfale tournée in Russia, la Duse si rilassava con qualche bagno a mare. Lo sappiamo perché poi sarà la Serao a scriverne nelle sue puntuali cronache mondane. L’attrice ripartì il 31 agosto e, dunque, nei saloni dell’albergo napoletano i due, l’attrice e il poeta, si videro e conobbero, anche se non lo possiamo dire con la certezza della prova. Però, è la stessa lettera dell’attrice che fa riferimento all’incontro con il poeta e, evidentemente, in quella circostanza d’Annunzio dovette incuriosire la sua futura donna e musa con un progetto teatrale che in quel momento l’attrice lasciò cadere per poi riconsiderare dopo aver ricevuto il romanzo L’Innocente. Era ancora letteratura, poi vennero amore, passione e fuoco.