Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  dicembre 05 Mercoledì calendario

Sto con l’orsa uccisa ma anche con chi l’ha eliminata

Io sto con Ugo Rossi. L’avevo sostenuto quando decise l’abbattimento dell’orsa Kj2 e lo faccio ancora adesso. E aggiungo che sto con gli orsi. Non è una contraddizione, è questione di logica. L’orso non va a caccia degli uomini, non ha nessun istinto in tal senso, ma ha necessità di grandi spazi, di un habitat tutto suo e quando si sente minacciato, soprattutto nel caso in cui sia un’orsa con il cucciolo, può aggredire. È animale che può diventare anche molto pericoloso, se non altro per la sua mole e la sua forza portentosa. Quindi interviene la logica, che significa perseguire un necessario, indispensabile equilibrio tra territorio e numero di orsi. Intendo territorio anche abitato dagli uomini. Se l’orso ha i suoi grandi spazi non ha alcuna necessità di incrociare l’uomo. E ora sappiamo che la popolazione dei plantigradi sulle nostre montagne è esagerata. Quell’equilibrio è spezzato, quindi la nostra vita può interferire con la sua e viceversa. Non è questione di priorità, ma di un giusto limite. Non intendo commentare l’azione di un giudice, ci mancherebbe, dico soltanto che Ugo Rossi ha agito perché l’orsa per la seconda volta aveva mostrato di essere aggressiva e pericolosa. L’eccessivo numero di orsi è dimostrato da quanto accaduto quest’anno sulla nostra autostrada: due plantigradi sono stati investiti e uccisi nel tratto tra Bolzano e Merano. Un fatto anomalo che indica una presenza eccessiva di questi grandi quanto splendidi animali. Si può essere sia dalla parte dell’uomo sia dalla parte dell’orso, ma è necessario comprendere che gli orsi hanno una necessità diversa e che possono diventare pericolosi. Guai a noi se non potessimo regolare la loro presenza. Mi domando, se un politico non può decidere di far abbattere un orso, che cosa accadrebbe se quell’animale risparmiato dai fucili uccidesse un uomo. Chi sarebbe il responsabile per quella morte? È del tutto comprensibile che un politico metta in atto un’azione preventiva, proprio per evitare pericoli all’uomo. Le nostre montagne, come in genere le Alpi, hanno una popolazione di agricoltori e una importante frequentazione turistica. Se gli orsi sono troppi, come in questi ultimi anni, diventa sempre più possibile che un escursionista possa incontrare un plantigrado. E potrebbe quindi anche infastidirlo. Un’orsa segue il suo istinto, quello di proteggere il proprio cucciolo e diventa aggressiva. Già l’anno scorso, riflettendo su questa vicenda, mi era sembrato corretto indicare un compito per l’etologo e uno per il politico. La scienza indichi quanti orsi possono vivere in una determinata superficie e il politologo faccia in modo che l’indicazione scientifica venga tradotta in realtà. In questo modo si raggiunge l’equilibrio e si possono, se non annullare, evitare il più possibile gli incidenti. Il ritorno regolato di orsi è l’unico modo per poter dire di stare dalla loro parte. Non c’è altro modo, altrimenti dobbiamo mettere in conto di doverci difendere. Evitiamolo ponendo un limite di sicurezza alla popolazione di orsi.
(Testo raccolto da Enrico Martinet)