la Repubblica, 5 dicembre 2018
Checco Zalone musicista in incognito per il film di Veronesi
«Chiamatemi Morrichino». Checco Zalone a sorpresa firma la colonna sonora del film di Giovanni Veronesi Moschettieri del re – Penultima avventura, in sala il 27 dicembre. E arruola in una versione musicale degli eroi di Dumas Paolo Conte e Adriano Celentano. Ride, il regista: «Io mi prendo il ruolo di D’Artagnan, il più guascone. Il più timido, Aramis è Checco, il più forbito, Athos è Paolo Conte e il più fisico, Portos, è Celentano».
Luca Medici in arte Zalone ha scelto, con il cineasta, due brani perfetti: Prisencolinensinainciusol accompagna le cavalcate degli spadaccini, sui titoli di coda c’è Moschettieri al chiar di luna di Conte. Soprattutto ha composto la colonna sonora originale col suo gruppo, i Gratis Dinner: «Si chiamano così perché invitano sempre Luca a cena e lui non paga mai». La collaborazione Zalone-Veronesi è nata durante una cena in casa del produttore Pietro Valsecchi, «che tifa per il mio film. Mentre raccontavo la storia Luca era sempre più interessato: vuoi fare le musiche? Ho chiesto. Lui: “Scherzi? Non so se sono in grado.” Due giorni dopo mi ha mandato un tema bello, fatto al pianoforte, firmato Checco Morrichino. In qualche modo Luca si sente il nipotino di Ennio Morricone, ha scelto questo nome ridicolo in omaggio a lui».
"Morrichino” e Veronesi hanno convinto Celentano. «Non un’impresa facile, si concede di rado, vedi la serie Fargo 3. Ha visto le scene, ci ha dato il permesso, “figo"». Spiega che «quel brano è fondamentale accoppiato ai moschettieri, è una metafora sul dire tutto e non dire nulla che impera oggi nella nostra società. Quella specie di rap del ’73 era antesignano, futurista».
Con Conte il rapporto è più ravvicinato: «Si è fidato e ci ha dato questa canzone raffinata che suona di rado». Zalone è subentrato ai Negramaro: «Sangiorgi doveva fare il tour e poi ha fatto una figlia». Se avesse potuto avere Zalone attore in Moschettieri del re, Veronesi gli avrebbe dato il ruolo «dello stoico servo muto, che resiste a ogni colpo. Mimicamente è così espressivo, sarebbe stato perfetto». E pensare che il primo incontro tra i due, tanti anni fa, non era andato granché. «Lo chiamammo io e Pieraccioni, non aveva ancora debuttato da regista. Ma era già troppo tardi, aveva già l’accordo con Valsecchi per il suo film. Ma magari aveva anche un brutto ricordo di noi: allora pensava che noi fossimo il grande cinema italiano. Invece lo invitammo a cena e Leonardo cucinò una pasta scotta olio e parmigiano. Avrà pensato “meglio restare in Puglia"». Non si è stupito del successo di Zalone, «l’ho vissuto tante volte da vicino, con Il ciclone di Pieraccioni, con Nuti, Troisi, Benigni... Checco si è inventato un personaggio controcorrente in un paese che segue la corrente. È entrato nel cuore degli italiani a prescindere dalla sua fede politica o dal suo modo di pensare. È un comico, non un politico». Nel nuovo film – titolo provvisorio L’amico di scorta — Zalone sarà ancora controcorrente. Una storia che affronta il tema dell’immigrazione, ambientata tra Italia e il Kenya, l’amicizia tra un pentito di mala e l’agente Digos che lo scorta. «Posso dire solo che sarà un film molto divertente e anche su un tema molto coraggioso, in questo momento. Ma lui se lo può permettere. Consigli? Non ne ha bisogno, è sicuro di sé, gira a gennaio». L’ultimo ricordo di questa amicizia «è un filmatino che non posterò mai, che terrò per me. Checco che suona la colonna sonora alla pianola in uno studiolo sulla Prenestina di domenica pomeriggio. Potrebbe essere ovunque, è al servizio del mio film, per passione. È riuscito a fare una cosa seria e bella cazzeggiando fino all’ultima nota».