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 2018  dicembre 05 Mercoledì calendario

Sovranisti nello spazio

Nel blu dipinto di blu, anzi ancora più su, nello spazio, per sventolare il tricolore senza bisogno dell’Europa. Una grande prova d’orgoglio nazionale, che il governo Conte a trazione leghista vuole regalare al Paese: mandare in orbita un astronauta tutto italiano. Gli ultimi eroi delle stelle, Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano, erano in missione per conto dell’Esa, l’agenzia spaziale europea; ora si cerca un successo sovranista, volando oltre i compromessi con Bruxelles. E l’unico modo di concretizzarlo è rivolgersi a Mosca: imbarcare l’astro-autarchico su una navetta russa. Una spedizione a costi stratosferici: le stime vanno da un minimo di 60 a oltre 80 milioni di euro.
L’iniziativa viene attribuita a Giancarlo Giorgetti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio indicato spesso come regista della rimozione di Roberto Battiston dal vertice dell’Agenzia spaziale italiana.
Non appena ottenuta la delega di Palazzo Chigi alla politica stellare, Giorgetti ha posto come prioritaria la spedizione italica che tanto ricorda la parodia di Corrado Guzzanti in Fascisti su Marte. In realtà, il progetto risale all’ultima fase berlusconiana, quando sotto l’egida di Alleanza nazionale si decise la creazione di una pattuglia astronautica tricolore. Nel 2011 il pilota dell’Aeronautica Walter Villadei venne selezionato e mandato a Mosca per addestrarsi, l’unico dei nostri cosmonauti interamente formato in Russia senza mettere piede negli Stati Uniti. Ma quanto fossero intensi i rapporti tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin è cosa nota. Poi l’evoluzione politica e la spending review hanno cancellato questa avventura siderale e l’ufficiale è finito in lista d’attesa.
Il governo del cambiamento, invece, ha voluto la nuova rotta sovranista e ad agosto è iniziato il conto alla rovescia: Villadei ha ricominciato la preparazione al lancio nel centro "Gagarin" di Star City, la capitale dell’epopea spaziale sovietica. Sta riprendendo dimestichezza con la gravità zero e poi si dedicherà a conoscere il funzionamento della "Soyuz M-Z", l’ultima versione della navetta che viaggia verso le stazioni spaziali.
La questione è stata discussa il 24 ottobre nei colloqui tra il premier Giuseppe Conte e Putin. E il 7 novembre Villadei è stato l’ospite d’onore della cena dell’ambasciata a Mosca per festeggiare i cento anni dalla vittoria sul Piave. Presenti i vertici della Roscosmos, l’ente spaziale russo, e del centro "Gagarin", assieme a Sergei Krikalev, il recordman rimasto in orbita per 803 giorni. Questo rinnovato interesse italiano è molto importante per Roscosmos, che naviga in pessime acque tra scandali di corruzione e di inefficienza. E un piccolo sostegno potrebbe arrivare da Roma, disposta a pagare per assecondare i desideri galattici.
L’anno scorso il costo di un biglietto sulla "Soyuz" era di 75 milioni di dollari, più il prezzo dell’addestramento. Niente male per uno spot celestiale. A pagare dovrebbe essere l’Asi, dove si è appena insediato il fisico Piero Benvenuti, anche se sulla defenestrazione di Battiston e la nomina del successore si attende il verdetto del Tar, rinviato al prossimo marzo.
Nessuno sa bene cosa dovrà fare Villadei. Le missioni di Cristoforetti e Parmitano erano state pianificate da anni, prevedendo una lunga serie di esperimenti per conto dell’ente europeo e di quello nazionale. I contenuti della prossima spedizione totalmente tricolore invece devono ancora essere inventati. Un primo risultato però è già stato ottenuto: indispettire i partner del Vecchio e del Nuovo continente. L’Esa teme che le spese per ilcountdown italico vengano sottratte ai suoi programmi, che prevedono nel luglio 2019 il lancio di Parmitano.
Gli americani, invece, vorrebbero imbarcare a pagamento i nostri piloti sulla "Virgin Galactic", la navetta suborbitale privata che decollerà dagli States: la scorsa settimana quattro ufficiali dell’Aeronautica hanno completato un minicorso a Philadelphia. E sapete chi c’era?
Villadei, che si è concesso una pausa dall’addestramento moscovita.
Insomma, c’è una grande frenesia stellare, dai costi e dagli esiti indefiniti, ma con una direttrice chiara, in cielo come in terra: prendere le distanze dall’Europa, oscillando tra l’orbita di Mosca e quella di Washington.