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 2018  dicembre 05 Mercoledì calendario

La politica è da ridere con il cinepanettone 2.0

«Oggi Carlo sarebbe contentissimo: non sbarchiamo nelle sale ma sulla piattaforma che rappresenta il futuro del cinema», dice Enrico Vanzina, per la prima volta senza il fratello. La sua commozione è tangibile. E condivisa da Marco Risi che ha diretto Natale a 5 stelle, l’ultimo film pensato dal suo amico Carlo, prima che la malattia lo portasse via, con Enrico e sceneggiato da quest’ultimo: sarà disponibile su Netflix (cioè in 190 Paesi del mondo) il 7 dicembre ma intanto si è già guadagnato la qualifica di primo digi-panettone della storia. Con la politica italiana a fare da esplicita, irresistibile protagonista. 
NOMI E COGNOMI
Il film, ispirato alla commedia Out of Order di Ray Cooney e tutto girato con il tono indiavolato della migliore pochade, fa riferimento all’attualità italiana chiamando i politici con nomi e cognomi: Walter Veltroni, Matteo Salvini, Matteo Renzi, Luigi Di Maio, Giancarlo Giorgetti, Palmiro Togliatti, Roberto Fico, Silvio Berlusconi. Motivatissimo il cast che schiera Massimo Ghini, Martina Stella, Ricky Memphis, Paola Minaccioni, Massimo Ciavarro, Ralph Palka, Riccardo Rossi, Andrea Osvart, Biagio Izzo. 
L’azione si svolge a Budapest dove il premier italiano (uno strepitoso Ghini con baffi che sembra Giuseppe Conte), in missione ufficiale, tenta di consumare la tresca con la bella deputata dell’opposizione (Stella sosia di Maria Elena Boschi) in un tripudio di equivoci, gag, colpi di scena, cadaveri nell’armadio, mogli vogliose, mariti gelosi, portaborse opportunisti. E una valanga di risate. «Per anni si è detto che la politica italiana sembrava un film dei Vanzina», ragiona Enrico, «così, con Carlo, abbiamo deciso di contaminare la commedia di Cooner con l’attualità del nostro Paese. Avevamo già contatti con la produzione Lucky Red quando mio fratello si è ammalato e mi ha detto: se non guarisco, fai il film con Risi. Purtroppo se n’era già andato quando abbiamo firmato il contratto con Netflix che ci ha lasciato la massima libertà, raccomandandoci soltanto la correttezza formale del prodotto. Oggi sono fiero del risultato: il film, che risulta ancora più attuale alla luce degli ultimi sviluppi della cronaca, è una garbata presa in giro del potere, non un’opera di denuncia alla Nanni Moretti o alla Paolo Sorrentino. Niente moralismo, nessuno scontro frontale. Abbiamo sparato a salve con il proposito di recuperare la funzione originaria della commedia: graffiare facendo intrattenimento».
Marco Risi afferma di aver girato «il film che mai avrei voluto girare perché era un progetto di Carlo. Gli ho voluto bene come a nessun altro amico, avevo cominciato la mia carriera proprio con lui facendogli da aiuto sul set di Eccezziunale veramente, siamo andati avanti insieme».
 
IL RIFERIMENTO
Mentre girava Natale a 5 stelle, il regista ha avuto come riferimento «il tocco leggero, mai volgare» delle commedie di Ernest Lubitsch: «Ci siamo divertiti a prendere in giro la politica che ormai mi annoia da morire: abbiamo dato fiducia al cambiamento ma beghe, scandali, ritardi sono ancora all’ordine del giorno. Dai produttori non abbiamo avuto alcuna limitazione, tanto che la troupe ungherese si meravigliava che fossimo liberi di fare proprio quel film». Gli dispiace non partecipare alla battaglia di Natale nei cinema? «Macché», risponde Risi, «visto il tracollo degli incassi, è meglio puntare su un pubblico globale e sterminato: se Netflix vanta 137 milioni di abbonamenti, gli spettatori potenziali per il nostro film sono almeno 400 milioni. Certo, una commedia avrebbe bisogno delle risate del pubblico in sala, ma i giovani non vanno più al cinema e bisogna tener conto del cambiamento». 

LE LETTERE
Incalza Vanzina: «Anche a me piaceva scrivere e ricevere delle lettere vergate a mano, ma la realtà si evolve di continuo. Quando arrivò la tv, mio padre Steno annunciò a tavola: ora dovrò cambiare mestiere. Ma non è stato così. Sapremo reinventarci anche questa volta».