Corriere della Sera, 5 dicembre 2018
Da Borges a Flaiano, le citazioni inventate su Internet
Perché acquistare libri quando nel Web, gratuitamente, c’è tutto ciò di cui abbiamo bisogno? Non è facile rispondere a questa domanda. Proviamo, però, a immaginare un giovane allievo che voglia studiare in Rete Giordano Bruno (ma l’esempio potrebbe valere per qualsiasi altro autore): come farà a distinguere le decine di siti in cui abbondano le sciocchezze (talvolta demenziali) da quelli che, al contrario, contengono informazioni corrette? La navigazione sicura richiederebbe una certificazione di affidabilità che, oggi, solo portali come quello della Treccani o di altri istituti dello stesso tenore possono fornire. La cosa migliore, per chi vuole imparare, è sempre quella di ricorrere a un buon libro (ne esistono anche di pessimi, ma il filtro scientifico di una seria casa editrice è comunque una garanzia).
Proprio in questi giorni circolava con insistenza in Internet (e sulla carta stampata) un presunto testo di Shakespeare a difesa delle donne: «Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subìto, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi Signori, davanti a una Donna!». Ma a quale opera del grande drammaturgo e poeta queste considerazioni (apprezzabilissime) appartengono? Ho provato, anche con l’aiuto di illustri anglisti, a risalire alla fonte o alle fonti (un possibile collage?), ma senza risultato. Probabilmente (per non dire certamente) si tratta di un falso.
Fidarsi di Internet è un rischio che può anche correre un primo ministro: in visita ufficiale, infatti, leggere (per veri) versi erroneamente attribuiti in vari siti a Jorge Luis Borges («Poema dell’Amicizia») non ti aiuta a fare una bella figura. In altri casi, la falsa attribuzione si fonda sulla cattiva comprensione di un testo (talvolta provocata da una lettura veloce o da superficialità): «L’italiano vola in soccorso del vincitore», per esempio, è una frase la cui paternità (in Rete e anche, purtroppo, in un libro pubblicato nel 2012) viene riconosciuta a Ennio Flaiano. Ma si tratta invece di una citazione che lo stesso Flaiano, in una sua opera, ascrive a Bruno Barilli. È facile prelevare un’espressione da un testo e farla poi circolare come se fosse dell’autore di quel testo che, invece, la citava correttamente menzionando la sua fonte.
Su Facebook
Un testo sul declino della scuola attribuito a Calvino è in realtà il post di una lettrice
O, per evidenziare una diversa tipologia di errore, attribuire a un autore frasi tratte da un commento di un lettore a lui dedicato. Qualche anno fa, infatti, campeggiava in molti siti, e in tanti profili Facebook dedicati alla scuola, una riflessione sul declino dell’istruzione a firma Italo Calvino («Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere»): si trattava, invece, di considerazioni postate da una lettrice e estrapolate da un più ampio contesto in cui lei dichiarava esplicitamente di essersi ispirata a un articolo dello scrittore intitolato «L’apologo sull’onestà nel paese dei corrotti». Il Web, purtroppo, pullula di false citazioni: si pensi a riflessioni attribuite a Voltaire o a Arthur Schopenhauer, a William Butler Yeats o a Albert Einstein che, tra gli scienziati, gode di un indiscutibile primato. E finanche, visto che siamo ormai alla vigilia del quinto centenario della sua morte, circola in Rete la notizia dell’esistenza di un presunto codice Romanoff, in cui Leonardo da Vinci, novello chef, avrebbe raccolto le sue divagazioni sull’arte culinaria!
Certo, si tratta di tipologie di errori che, in gran parte, preesistono a Internet. Sono ben note alcune formule, ormai diventate luoghi comuni, come «Il fine giustifica i mezzi»: espressione mai usata da Machiavelli e, talvolta, maldestramente adoperata (per giustificare malversazioni e abusi) da spregiudicati lettori, dimentichi (in buona fede?) che il Segretario fiorentino ammetteva eccezioni alle «regole morali» solo in presenza di gravi pericoli per la vita dello Stato e della Patria (per difendere cioè gli interessi della collettività e non quelli personali!). Ma la nascita della Rete e la diffusione dei social hanno favorito la moltiplicazione di errori e imprecisioni – un caso a parte meriterebbe l’analisi di citazioni fedeli che però, estrapolate dai loro contesti, assumono un significato opposto a quello voluto dall’autore – anche attraverso la rapida circolazione, senza alcun controllo, da un sito all’altro. E, soprattutto, hanno contribuito a banalizzare l’aforisma (di antichissima e nobile tradizione), trasformandolo in un illusorio e vuoto strumento di «autorità».
Dalla letteratura alla scienza (come testimonia il tanto discusso caso dei vaccini!), insomma, il Web è pieno di sciocchezze e false attribuzioni che, in alcuni casi, possono rivelarsi pericolose per il futuro della cultura e della democrazia. Internet è una miniera d’oro per chi sa, non per chi non sa!